LOMELLO (PV). Nel percorso incentrato sullo studio dei caratteri dello stile romanico, non solo come carattere architettonico ma anche e soprattutto di genesi di modelli decorativi¹, periodo corrispondente a circa cinque secoli, e volendone identificare i germi all’inizio dell’età merovingia, fin alle estreme propaggini del XII sec, ebbene, una tappa fondamentale e ineludibile è quella che si compie quando si giunge a Lomello, in provincia di Pavia.²
Lomello oggi rappresenta un’area periferica rispetto alla città di Pavia, tuttavia non è sempre stato cosi e non è difficile trovare spiegazione per la collocazione in quest’area di una simile, straordinaria ricchezza storico-artistica.
A partire dal l sec e per tutto il corso della tarda antichità e quindi del medioevo, il centro di “Laumellum” si viene a trovare in posizione strategica, dal momento che la riorganizzazione augustea del distretto,³ per tramite delle vie di comunicazione con le gallie ne fecero una tappa pressoché obbligata che da “Ticinum”raggiungeva Torino, e il Monginevro, nonché Aosta e i passi del piccolo e gran S,Bernardo, finendo nei secoli successivi per costituire la via “romea”.⁴
Lo stretto rapporto di Lomellum con l’anticoTicinum dovette rinforzarsi con l’arrivo dei Longobardi nel VI secolo e la scelta di Pavia come capitale del regno Longobardo.
Paolo Diacono, Storico cronista autore della storia Longobardorum, ambienta l’incontro di Agilulfo e Teodolinda proprio nella lomellina, definita nella historia “Oppidum”, mentre il suo”Chronicon”,⁵ Fregedario riporta che nel castello di Lomello fu costretta a un soggiorno forzato Gundiperga, per preservarne la verginità e si può immaginare che la provvisoria residenza fosse all’altezza di una futura regina Longobarda.⁶
In questo luogo ricco di acqua e terre fertili, che servivano all’allevamento ma anche a far pascolare cavalli di Cavalieri il cui mestiere era quello delle Armi, nasce il centro religioso.
Ma va da se che al tempo delle infeudazioni fra famiglie nobili, vendita simoniaca di cariche ecclesiastiche che significavano anche potere e presidio politico, fino ad arrivare più tardi, nel XV sec. al meccanismo della commenda⁷ e poi dei principi-vescovi, la collegiata e la sua chiesa erano il centro igroscopico in cui affluivano rendite per l’amministrazione dei sacramenti, ma sempre più per il prestigio regale della corte longobarda e per le rendite dei numerosi latifondi pervenuti.⁸
Della basilica di Santa Maria Maggiore di Lomello in Pavia si ha notizia per la prima volta in un “comitatum” del 913, (De Marchi 2007)⁹ mentre un atto di compravendita datato 953 in cui compare il “comes laumellensis”,¹⁰viene firmato da Magnifredo, Membro nobile di casata originaria di Mosezzo, legato anche al controllo di latifondi veronesi.¹¹
Dal 996 il titolo comitale passa per volere di Ottone lll al giudice pavese Cuniperto, di origini longobarde come Magnifredo, e tale titolo verrà mantenuto, come presidio e legittimazione del territorio fin oltre il 1018, data prossima alla fondazione del complesso della collegiata dal conte Gisleberto: la reggenza in forma di contea per delega imperiale e sottoposto, in origini, alla regale legge longobarda,¹²fa del luogo un sito di primaria importanza e prestigio.
Trova dunque storica e solida motivazione la presenza del complesso Chiesa-collegiata a Lomello che è una delle più antiche e interessanti testimonianze architettoniche del IX secolo nell’ambito del cosiddetto romanico lombardo, segnato profondamente dall’influenza dell’architettura del periodo post carolingio e, come enunciato sopra, di piena età ottoniana.¹³
Si tratta con ogni probabilità della chiesa con le volte delle navate laterali a crociera più antiche sicuramente della penisola, forse anche d’Europa, per la valenza che tale termine assume nel conteso geopolitico del sec XI, mentre la navata centrale mostra soluzione a capriata ma con l’ausilio di archi diaframmatici di ampia campata che scandiscono il grande spazio centrale e uniscono i due muri che nella parte sommitale danno vita a un luminoso cleristorio.¹⁴
La testimonianza documentarie successiva a quelle fin qui menzionate¹⁵ in cui è citata la chiesa di Santa Maria, data 1107, per mezzo di papa Pasquale II quale, di ritorno dalla Francia, dove si era recato per sfuggire all’imperatore Enrico V, transitando per Lomello, concedette alla chiesa collegiata di S. Maria Maggiore in Lomello, con bolla ufficiale,¹⁶ il privilegio insigne, datato 22.8.1107, per il quale il presidio clericale ha facoltà di portare la mitra ed il pastorale, somministrare tutti i scramenti e di amministrarne le rendite.¹⁷
Questo episodio verrà poi ripetuto in modalità molto simili da Martino V, che al ritorno da Colonia, sulla strada verso Roma, transitando da Milano, concedette indulgenza plenaria a coloro che si fossero recati in pellegrinaggio all’allora erigendo Duomo.¹⁶
Il complesso è composto della chiesa con battistero, il quale che fu costruito tra il 1025 e il 1040 secondo i rilievi dell’archeologo Arthur Kingsley Porter.¹⁷
Al complesso basilicale si accede tramite l’ingresso di ponente, con orientamento absidale verso est, e consente lo scorrere delle linee dell’antica facciata per un tratto lungo il profilo tracciato da un arco cieco e due lesene a lato.¹⁸
Presenti anche due monofore ancora senza strombatura: prerogativa degli edifici pienamente gotici di li a breve a venire.
L’accesso attraverso un’apertura praticata nel muro perimetrale il complesso, eretto nel sec. XVIII, presenta una vista fra i ruderi delle prime tre arcate della chiesa.
Il carattere di incompletezza¹⁸ ha generato e successivamente alimentato una tradizione orale per la quale la chiesa è stata appellata con lo stigma poco lusinghiero di Chiesa del Diavolo.(….)
Davanti la facciata eretta nel sec. XVIII, sulle rovine di un templum romano si nota l’arcone trasversale che ricalca gli archi diaframmatici interni¹⁹ della navata maggiore e sopra di esso, ai due lati, le bifore e due finestrelle al centro.
La basilica, a croce latina²⁰ è strutturata a tre navate. Quelle laterali sono asimmetriche, e come conseguenza, le arcate nord sono sfalsate rispetto a quelle della navata sud e la posizione dei pilastri e delle colonne alternati, non corrisponde alla posizione dei pilastri e delle colonne complementari. ²¹
Il risultato è quello di una navata di sinistra è più corta di quella di destra.
Non stupisce tale impostazione, ritenuta una caratteristica delle chiese romaniche più antiche, e Santa Maria Maggiore, nascendo su rovine romane e coniugando struttura e significati depositati, porta con se un grandissimo fascino.
Un fascino misterioso che è dovuto, alla sua impressionante essenzialità, unita alle sue imponenti proporzioni.
Le piu significative novità dell’architettura di Lomello si concentrano nel lungo corpo di navata, definito da una sequenza omogenea dei suddetti pilastri articolari o stilisticamente poli-lobati, legati secondo una ritmica alternata di archi che scandiscono l’invaso centrale.
Ognuna di queste campate, essendo maggiore, corrisponde, nel rispetto di un ancoraggio embrionale del corpo basilicale, alle rovine templari romane su cui sorge, e intercetta campate minori laterali, che vi si rapportano in proporzione 1:2.
I pilastri possono vedersi come piloni circolari “espansi”²³ in direzione longitudinale.
La disposizione interna di questi è organizzata con proporzione di uno ogni due colonne e di ognuno di essi regge un grande arcone diaframmatico trasversale a tutto sesto,²⁴ impostato da ambo i lati con un capitello di imposta (carente solo in un paio di casi, a nord per il secondo arco e a sud per il terzo).
L’impianto ad arconi è destinato a portare l’armatura del tetto che copre la navata centrale, ma anche per irregimentare il cleristorio e contraffortare le spinte delle volte di copertura nelle navate laterali.²⁵
I pilastri intermedi hanno estensione tramite lesene di poco rilievo, percorrendo il setto murario interno il cleristorio, fino al tetto.²⁶)
I pilastri offrono poi l’innesto per gli archi portanti dei setti murari longitudinali della navata centrale e che la separano dalle navate minori, mentre, come per un disegno a scalare, nelle navate minori, sulla parte rettangolare di essi, poggiano gli archi trasversali minori,²⁷ che reggono le volte a crociera delle navate minori.
Le piccole volte, costruite con il nucleo originario della chiesa, sono state riviste nel secolo XIII²⁹. L’alternanza dei sostegni e la disposizione alterna degli archi traversi, che qui si presentano in un numero di quattro, compreso quello trionfale, è una caratteristica fondamentale dell’architettura romanica di quel periodo.
L’area presbiteriale ed il transetto mostrano bracci con volta a botte e si aprono, sulla crociera centrale³⁰ nord e a sud attraverso due archi più alti e più larghi di quelli del colonnato, ampliando l’area di luce.
Particolare si presenta la disposizione delle absidi laterali (più simili, nel loro articolarsi a esedre), che coprono tutta la parete orientale dei bracci del transetto.³¹
Mentre all’interno, proprio all’incrocio dei bracci del transetto,ove si imposta l’arco trionfale, si aprono due piccoli òculi e poi, sotto l’arco, nella parete che scende fino al catino dell’abside,³² altri due òculi creano, con i precedenti, percorsi di luce cascante, letteralmente nell’area presbiteriale., creando conseguentemente contrasto con la penombra della zona presbiteriale ove questa luce non fluisce.
L’altare maggiore³³ presente oggi è andato incontro, come molte chiese romaniche nel periodo napoleonico, alla falsificazione di uno stile neoclassico alieno al contesto fin qui descritto.
Altare e complesso con tabernacolo contrastano per il materiale lapideo di cui è costituito, con l’intera struttura dei corpi di fabbrica, risultando sostanzialmente estraneo all’omogeneità che invece denota tutto l’edificio nelle sue parti .
L’altare è datato 1791.³⁴
All’esterno, sia la fiancata meridionale che quella settentrionale mostrano tutti i caratteri decorativi e le stratificazioni tipiche del romanico, prima fra tutte l’imponenza della basilica.
L’apparato decorativo plastico³⁶ e costruttivo dei fianchi delle navate minori, consta di lesene di circa mezzo metro di larghezza, intervallate da sottili e slanciate finestre, terminanti in un archivolto, in quslche caso monolitico, a tutto sesto.
In questo settore, a differenza delle aperture in facciata, si presentano monofore a doppia strombatura³⁸, segno che nel frattempo, del passaggio di mezzo secolo, si sono verificati aggiornamenti e giunti nuovi apporti costruttivi.( P. Piva, 1997)³⁹
Fra le lesene e le aperture all’altezza della linea di sotto gronda, compaiono, composti da gruppi di tre, moduli di archetti pensili, distinti dalla muratura per cromia e materiale scelto e lavorato a modo di modanature.
I fianchi superiori della navata centrale, all’altezza del cleristorio, portano lesene più strette, rispettando il distanziamento delle pareti minori, e sono unite a gruppi di due archetti pensili ciascuno, mentre le aperture si replicano al modo delle inferiori pedissequamente.
Le testate del transetto,sono modellate sul prototipo quasi perfetto da facciata.
E’ presente in modo evidente, in prossimità della gronda cosi come nell’arco trionfale, un rialzo della copertura⁴⁰operato per mezzo di laterizi di qualità più scadente rispetto al resto del corpo di fabbrica.
La copertura precedente, si può ritenere fosse ancora sul sistema posto in opera al momento in cui si costruirono le volte, andando a sostituire le capriate originarie.
L’abside centrale, presenta eleganti archetti pensili compositi, che indicano il carattere proto romanico dell’abside stessa: anche questi originali del primo nucleo costruttivo.⁴¹
Se per le navate laterali la copertura si presenta a volte, e quella della navata centrale a capriate, entrambe vengono coperte con tegole ed embrici.⁴²
Il Battistero di San Giovanni ad Fontes a Lomello, può essere considerato parte della collegiata anche se il suo corpo si stacca e vive di autonomia strutturale,⁴³
Si tratta di un monumento sacro sulla cui origine longobarda non sussistono dubbi.
Posto a fianco alla Basilica di Santa Maria Maggiore, forma una diade importante nel presidio politico del luogo, in quanto testimonianza di centro battesimale, quindi luogo di censimento, (rari all’epoca) e catalizzatore di rendite conseguenti.⁴⁴
La struttura fa parte dei tipici “Battisteri lombardi”, eretti secondo i canoni della scuola architettonica tardo romana di Milano, promossa dal vescovo Ambrogio, che trova molti esempi disseminati anche in area bergamasca e briantea.
La tradizione architettonica lombarda legata ai battisteri e individuatasi in una vera e propria scuola fra il IV e il V secolo, fiorì, in gran parte, per volontà di Sant’Ambrogio, vescovo della città di Mediolanum.⁴⁵
Posizionato a sud della Basilica di S. Maria, esso è distante da essa circa 4 metri, e orientato, come la basilica stessa, da oriente a occidente.
La pianta ottagonale dall’escatologico⁴⁶ significato viene mantenuta: Il numero otto rappresenta per alcuni studiosi le otto Beatitudini, mentre per altri rappresenta, e di questo secondo parere è chi scrive, il simbolo della creazione e della Resurrezione di Cristo, scandito simbolicamente in periodi definiti in giorni.⁴⁷
Il battistero è un edificio alto 13 metri ed è costruito interamente, nel rispetto della tradizione padana e pavese in particolare, con mattoni.
La copertura a cupola, è una costruzione più tarda del resto dell’edificio, eretta attorno al X secolo con materiali meno pregiati andati a sostituire la copertura lignea e agevolando il deflusso dell’acqua limitando le precedenti infiltrazioni piuttosto frequenti.⁴⁸
La cupola è sormontata da un piccolo tiburio a più piani, che costituisce la parte finale dell’intera costruzione.
Questo corpo di fabbrica, nella sua interezza e possibilità d’esser abbracciato con un unico sguardo svela il tratto caratteristico dell’architettura longobarda di quel periodo che è l’eccentuato verticalismo dell’ottagono centrale, che si differenzia dai modelli tradizionali più tozzi e massicci, guardando già al verticalismo puro di matrice gotica sviluppato da Antelami⁴⁹.
All’interno, il battistero presenta, nel suo insieme, la forma di una semplice croce tipica, delle tendenze religiose dei primi secoli D.C., al suo interno però la parte centrale è costituita da un ottagono chiuso da una cupola, anch’essa di forma ottagonale-il quale, assieme alle absidi e alle cappelle interne del battistero, assume la caratteristica forma crociata che ben si nota all’esterno.⁵⁰
Guardando la pianta del battistero, si rileva, come per la basilica che i bracci della croce non sono uguali.
Così come anche le nicchie a ferro di cavallo non sono uguali, quella di sud est è minore delle altre. La presenza dell’arco a ferro di cavallo è senza dubbio un influsso orientale.
Purtroppo i restauri degli anni passati ci presentano un edificio oggi completamente intonacato, non lasciando molto spazio a considerazioni relative a stile e progressione dei lavori.⁵¹
Elemento di grande importanza è il fonte battesimale, risalente probabilmente al IX secolo
La vasca presenta il parapetto in muratura intonacata. Nel lato sud c’è il gradino di accesso al fonte, usato, per ripetere la forma di una cerimonia tradizionale del cristianesimo delle origini.
Sul lato est, in prossimità del centro, si trova un pozzetto alto cm 60.
La struttura muraria del parapetto presenta una disposizione disordinata del materiale nell’esecuzione del lavoro, che appare materiale di recupero. Il pozzetto sembra aggiunto in epoca posteriore, ma dalle ricerche effettuate da chi scrive, non risultano documenti che specificano genesi e vicende dello stesso fonte battesimale.
LUCA NAVA