IL CORPO, L’ASSOLUTO, L’EROS NELL’ARTE DI ZAFFANELLA ROSSI IN UNA PREZIOSA PUBBLICAZIONE

La copertina del volume dedicato all’artista

DI ERMINIO MORENGHI

MILANO. E’ uscito recentemente il catalogo di Bruno Zaffanella Rossi dedicato al tema il corpo, l’assoluto, l’eros che dall’antichità ai giorni nostri costituisce per ogni artista, sia esso pittore, scultore, incisore, fotografo un ‘must’ imprescindibile. Le opere che il catalogo presenta, abbraccia un lungo arco di tempo che va dal 1976 al 2022 a testimonianza di una fervida produzione stilisticamente scandita da una pronuncia prevalentemente realista, post-espressionista e astratto-informale.

Il corpus delle opere in visione con o senza titolo e dalle tecniche plurivoche (olio, tempera, encausto,  matita, penna, pennarello, foto-decollage su supporti diversi: carta, cartone, tela, legno)  rimanda a una ricerca pluriennale, attraverso la quale il corpo viene fruito e declinato con modalità diverse tenendo conto delle norme di carattere etico-morale e religiose che hanno connotato gli anni Settanta, Ottanta, Novanta e connotano l’attuale società globalizzata, multimediale e liquida per citare il sociologo polacco Zygmunt Bauman. Modalità e dinamiche erotiche, le più disparate, per vivere il corpo dalle molteplici  valenze: ‘sognato’, ‘seducente’, ‘armonioso’,‘sgraziato’, ‘confuso’, ‘travestito’, ‘selvaggio’, ‘repellente’, ‘manipolato’, ‘ludico’ ‘reclamizzato’, ‘virtuale’. L’artista è conscio della complessa multi-dimensionalità e del polimorfismo della sfera sessuale nonché dell’interconnessione tra corpo, fisiologia, psicologia, sociologia, etica e religione, ma ciononostante è convinto dell’alto valore dell’amore, del dialogo rispettoso tra i corpi, dell’armonia  delle forme maschili e femminili partendo da una visione assoluta delle stesse, intese anche come segni tangibili di un bello che stupisce, che celebra i cicli della creazione e della ricreazione nel fluire dinamico dell’energia vitale: forme quindi belle e assolute in sé e per sé.

Il catalogo è corredato di tre contributi critici di Erminio Morenghi, Roberto Fiorentini e Benedetta Boni che focalizzano l’attenzione sulla poetica, sul linguaggio pittorico e sulla missione artistica di Zaffanella. Morenghi, partendo da un excursus  sulla fortuna del nudo e dell’eros nella storia dell’arte a diverse latitudini, da quelle occidentali a quelle orientali, anche alla luce delle nuove identità sessuali riconducibili alla sigla LGTB, passa in rassegna le opere più significative ospitate nel catalogo tra cui Nudo gitano, Capriccio di organi sessuali, Modella in nero, Nudi femminili, Nudo giovanile, L’ermafrodita dormiente, Il Prospero (ritratto maschile), Torso maschile, Tre grazie, Verso la libertà nonché un gruppo di dipinti realizzati al tempo del Covid-19, e quindi di grande attualità.

Di particolare interesse è il San Sebastiano, di cui esistono diverse versioni, divenuta la prima icona gay della storia dell’arte e rivisitata dal musicista Claude Debussy nel melodramma Le martyre de San Sèbastien composto sul libretto di D’Annunzio. L’opera andò in scena a Parigi nel maggio del 1911 con il commento danzante di Ida Rubinŝtein, celebre ballerina russa ebrea, bisessuale, dai tratti androgini. Lo stesso Oscar Wilde, una volta uscito dal carcere, non casualmente si farà chiamare Sebastiano, considerandosi anche lui martire della rigida, intollerante e becera morale dell’età vittoriana.

L’opera di Zaffanella si colloca nel solco della tradizione iconografica classica anche se non manca una rivisitazione personale del corpo nudo. Su uno sfondo piuttosto scuro, brunato, si staglia la figura conturbante e, nello stesso tempo ieratica del giovane martire con la testa rivolta da un lato in preda a una sorta di rapimento. La campitura invade, a un certo punto, una parte del busto e dirama ombreggiature sulle pudenda velate. L’incarnato  lumeggiante, l’armonia delle forme e la postura suscitano nell’osservatore una forte empatia. In un Ritratto femminile (acrilico su cartone) del 1981 si avverte già la crisi del figurativo inteso nella sua pronuncia realista con movenze espressioniste: i tratti si scontornano, la consistenza realistica si stempera a mano a mano, additando l’approdo che consiste in una sublimazione del soggetto in puri valori cromatici.

Roberto Fiorentini, nel suo contributo critico, considera la nudità del corpo umano nelle opere di Zaffanella come “metro e misura dell’umanità”. Questo è l’assunto, in base al quale  il pittore viadanese “edifica una cattedrale di immagini che trascina nel fascino e nel mistero della nostra carnalità”.  Nei ritratti, Fiorentini ravvisa l’anima del popolo fatta di semplicità e d’intensità umana. Personaggi veri, quindi, quelli di Zaffanella, resi ancora più autentici per lo scavo psicologico sotteso. Ma è l’incedere monumentale  delle opere che colpisce Fiorentini mai disgiunto dalla filosofia delle piccole cose, dei piccoli dettagli: “Nei corpi  nudi del pittore mantovano c’è un’ aspetto ‘monumentale’. E’ un comune denominatore di sempre della pittura occidentale. Zaffanella non ne può non tenerne conto. In lui è rimasto il desiderio primitivo. Uno sforzo titanico di sfidare l’ignoto e l’assoluto con la sola possanza e potenza del fisico. Con la sua linearità e con la sua forza”. L’artista è quindi fedele al suo modo di essere ‘senza pregiudizi’ e alla sua passione senza limiti di ‘genere’.

Benedetta Boni, dal canto suo, rimarca come l’arte di Zaffanella, è arte di tutta una vita intensamente vissuta con i suoi momenti di gioia e di spensieratezza e i suoi dolori dovuti alla perdita dei propri cari. Dotato artisticamente sin dall’infanzia, ha dovuto emanciparsi da un contesto familiare poco favorevole alla sua vocazione artistica. Diplomatosi maestro d’arte è riuscito, con una volontà ferrea e una salda motivazione allo studio, a frequentare l’Accademia delle Belle Arti di Bologna, dove si è laureato con una tesi su Egon Schiele e che gli ha consentito di intraprendere una brillante carriera di artista (centinaia di prestigiose mostre personali e collettive in gallerie nazionali con molti premi e riconoscimenti), educatore, guida, direttore di sodalizi artistici. La vita di Zaffanella, scrive Boni, è scandita da un disegno, da un appunto per una nuova mostra, dall’aggiornamento dell’archivio che vanta miglia di pezzi, di fotografie e di testimonianze, in un fervido confronto con esperti e amici. “Non passa giorno senza che il pensiero orienti l’azione a quella naturale espressione che in Bruno Zaffanella si traduce in gesto artistico”. Dalle opere dedicate al corpo, all’assoluto e all’eros si evince, tra l’altro, l’impegno civile dell’artista nel voler denunciare la violenza contro le donne, nel voler salvaguardare quindi “la valenza sacrale del corpo, troppo spesso profanato, esposto, abusato”. E’ la necessità cogente di un ritorno ad una educazione verso erotismo e sessualità che si è persa nella società. Le opere dedicate al Covid-19 riconfermano l’arte umanissima di Zaffanella, anche l’attualità di una pandemia che ha portato a limitare lo spazio d’azione e la comunicazione  umane è motivo di indagine. L’artista dilata, in questo modo, il suo sentire, la sua emotività, i moti del suo animo al mondo, all’umanità che vorrebbe vedere rigenerata e luminosa.

L’apparato fotografico relativo alle opere presenti nel catalogo è curato da Fausto Furgeri, amante della fotografia analogica e in bianco e nero e collaboratore di fotografi di fama internazionale come Neil Snape, Luc Braquet, Settimio Benedusi, Fulvio Maiani e Terry White. I soggetti che Furgeri fotografa sono tratti prevalentemente dal mondo della moda e del design. Negli anni ha sviluppato diversi progetti personali di nudo fine art. Si sa che ritrarre il corpo nudo è una delle sfide più affascinanti ma anche più controverse dell’arte fotografica. A detta di Furgeri, “sebbene le forme umane siano la tela bianca, e le possibilità per creare uno scatto elegante ed espressivo siano infinite, un soggetto nudo non ha modo di nascondersi davanti all’obbiettivo che ne ritrae così il corpo ma soprattutto l’anima”.

A corredo del catalogo figurano, oltre le note biografiche di Zaffanella, anche l’elenco nutrito delle mostre personali e collettive che ha tenuto sino ad oggi, la bibliografia, i cataloghi precedentemente pubblicati e una suggestiva antologia fotografica dedicata all’infanzia, all’adolescenza e ad alcuni momenti più significativi dell’attività pittorica dell’artista viadanese aperta più che mai al mondo contemporaneo con i suoi variegati paesaggi umani, in cui siamo tutti chiamati ad immergerci in tutta la sua complessità.

Stampato da Arte Nova atelier d’arte presso Arti Grafiche Castello di Viadana (MN), il catalogo di 141 pagine è reperibile al prezzo di Euro 30 la copia previo contatto al 3474582752.