CREMA. Si conclude giovedì alle 21.15, all’Arci Santa Maria, il ciclo d’incontri culturali dedicato a temi artistici legati alla natura. Nel salone polifunzionale di via Mulini 22 il critico Simone Fappanni parlerà della raffigurazione del fiore nel corso dei secoli con particolare riferimento alla rosa.
Nell’occasione sarà presentato anche il volume Nel Giardino di Verdiana, curato dallo stesso studioso con copertina di Tina Perini. Come noto, il fiore è uno dei soggetti più rappresentati nella pittura, sia come elemento decorativo che come simbolo di significati più profondi.
Ad esempio, nella pittura rinascimentale era spesso inserito all’interno di composizioni più ampie, come nature morte o paesaggi. In queste rappresentazioni assumeva un valore estetico e ornamentale, utilizzato per arricchire la composizione con colori e forme eleganti.
Con il Romanticismo, il fiore veniva interpretato come sinonimo di bellezza e fragilità, ma anche di passione e amore. Tant’è vero che la rosa era spesso utilizzata per rappresentare l’amore romantico, mentre il giglio era associato alla purezza e all’innocenza.
Nel simbolismo, il fiore acquistò un significato ancora più complesso e misterioso; l’attenzione si spostò dalle qualità estetiche del fiore ai suoi significati nascosti: divenne simbolo di vita e morte, di rinascita e di trasformazione. In questo contesto, veniva rappresentato spesso in modo stilizzato e astratto, utilizzando colori intensi e contrastanti per esaltare la sua carica simbolica.
Nella pittura contemporanea continua a essere un soggetto molto praticato, ma spesso con una rappresentazione più ironica e talvolta provocatoria. Il fiore nella pittura ha, quindi, assunto nel corso della storia ruoli e significati differenti, a seconda del periodo storico e culturale in cui è stato rappresentato.
Dal valore puramente estetico della pittura rinascimentale al significato simbolico e misterioso del simbolismo, il fiore continua ad essere un soggetto molto amato dagli artisti, capace di evocare emozioni.