CASTEL GOFFREDO. Martedì 10 settembre alle 21, sotto i Portici di Piazza Mazzini, si tiene la presentazione del libro “Il mondo in un quadrato” dell’artista Stefano Santi. Ingresso libero.
Così si legge in quarta di copertina: Questo libro, che riguarda l’opera pittorica recente di Stefano Santi, non è il catalogo di una esposizione, bensì la testimonianza e la riflessione su un tempo felice dell’artista relativo a questi recenti anni Venti. Costituisce un punto di arrivo all’interno di una ormai lunga ricerca artistica, segna un tempo in cui l’espressione più sincera e profonda del pittore-architetto trova una sua forma stilistica appagante. Si avvale della fattiva collaborazione di tre persone, operanti in ambiti distinti che hanno messo a disposizione competenza e disponibilità, che qui ringraziamo: Giovanni Iacometti, architetto, insegnante e teorico in ambito artistico, Alberto Bernardelli, ex libraio, gallerista, divulgatore in ambito pittorico, e Lorella Salvagni, artista di Land Art e designer.
rchitetto e pittore mantovano, è nato ad Acquafredda.
Si è laureato al Politecnico di Milano nel 1993. Dallo stesso anno, svolge un’intensa attività progettuale presso Studio Santi a Castel Goffredo e dal 2000 si dedica parallelamente alla pittura.
A oggi, ha tenuto numerose esposizioni e ha partecipato a collettive in diverse città, tra cui Brescia, Mantova, Bologna, Genova e New York.
Dei suoi lavori si sono occupati quotidiani e riviste. «L’architettura – spiega – ha un’influenza evidente nei miei dipinti che raccontano un mondo addomesticato e ricondotto alle forme plastiche di architetture visionarie inserite in paesaggi metafisici dove la presenza dell’uomo non è prevista».
«Nei primi anni della mia attività professionale, ha dichiarato in un’intervista, ho usato l’architettura per analizzare, comprendere e trasformare il paesaggio.
Questo processo si riflette nelle mie opere pittoriche, dove i metodi dell’architettura mi sono utili non solo a comprendere il paesaggio, ma anche a filtrarlo attraverso le chiavi interpretative dello spazio sociale. Il paesaggio ligure fa da sempre parte del mio immaginario.
Da bambino passavo l’estate a Finale Ligure con la famiglia ed ora mi rivolgo a questo stesso mare quando sono in cerca di evasione. Durante la pandemia, nella pianura lombarda dilagavano il terrore e l’angoscia e dipingere il mare è stato l’unico modo per liberarsi dalle restrizioni. È un onore portare le mie marine nel luogo che le ha in primis ispirate». (Da “Promotori dei Musei del mare”).