IL QUARTO STATO: UN’OPERA MONUMENTALE PER LA FESTA DEI LAVORATORI

Giuseppe Pelizza da Volpedo, Il Quarto Stato (1898 – 1901), fonte: Wikipedia

MILANO. Oggi, 1 maggio, si celebra la Festa dei Lavoratori. Nessun quadro, più del Quarto Stato (1898 – 1901) di Giuseppe Pelizza da Volpedo, esprime a pieno l’importanza fondamentale del lavoro nella nostra società, peraltro sancita dal primo articolo della nostra Costituzione.

«Il Quarto Statoun quadro sociale rappresentante il fatto più saliente dell’epoca nostra: l’avanzarsi fatale dei lavoratori…». Così si esprimeva lo stesso Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1903, due anni dopo l’esecuzione del suo capolavoro, che è conservato nel Museo del Novecento di Milano. Parole che descrivono in modo quasi didascalico, nella loro efficace brevità, la scena che viene rappresentata e la fede nel popolo lavoratore del suo autore.

Il dipinto rappresenta un corteo nella piazza di Volpedo, città natale del pittore. La folla dei lavoratori è guidata da tre figure che si stagliano in primo piano: un uomo anziano, un uomo giovane e una giovane donna che tiene in braccio un bambino. Dietro di loro una folla di uomini e donne, magistralmente composta, che avanza in modo ordinato verso chi osserva.

RESA MONUMENTALE DELL’INSIEME

I gesti e il rimando degli sguardi racconta la determinazione e l’unione del gruppo, solidale nella sua marcia verso un futuro migliore. La scena, resa monumentale dalla tecnica del pittore, trae spunto da una manifestazione a cui aveva realmente assistito Pellizza agli inizi del 1880, con la quale alcuni contadini della città manifestarono contro l’aumento del pane.

Nel dipinto il corteo si svolge in modo ordinato e pacifico, il titolo del dipinto inizialmente pensato era infatti “Ambasciatori della pace”, ma la compattezza del gruppo di figure che occupa per intero la larghezza del dipinto descrive l’ineluttabilità della marcia e del cambiamento sociale in atto.

Il simbolismo limpido e raffinato del dipinto dichiara manifestatamente la fede del pittore nel miglioramento sociale a cui la marcia è destinata: il corteo avanza dal buio, definito dal fondo composto con una gamma di grigi scuri, verso la luce che illumina frontalmente e che disegna le ombre nette delle tre figure in primo piano e di quelle del fronte del corteo dietro di loro, in cui predomina una scala di ocra e grigi chiari.

LUMINOSO FUTURO

Anche la mimica delle figure rappresentate concorre alla tensione verso un luminoso futuro, come il gesto dei due uomini in secondo piano che si schermiscono gli occhi con la mano per osservare l’orizzonte.

Pellizza tenne moltissimo a questo dipinto a cui dedicò tutte le sue energie dal 1899 e nel quale declinò la sua cultura e le sue scelte artistiche. Pittore colto e attento alle nuove manifestazioni artistiche, curò attentamente la composizione, lineare, armoniosa e perfettamente simmetrica.

FORME ESSENZIALI…

Ogni figura della folla è riconoscibile e definita da forme essenziali, quasi monumentali o addirittura sacrali, come la figura all’estrema sinistra, morbidamente disegnata dal panneggio dell’abito e nella cui postura riecheggia lo studio delle madonne quattrocentesche, o nella figura femminile in primo piano, moderna maternità, ispirata al gesto dalla antica Nike di Samotracia.

Modernissima invece la scelta della tecnica pittorica, il divisionismo. Pellizza dipinse con piccoli tratti di colore puro accostati tra loro, stile pittorico che aumenta la luminosità delle superfici. Tecnica che richiese un grande impegno anche fisico da parte del pittore date le monumentali dimensione della tela, 285×545 cm conservata al Museo del Novecento di Milano (https://www.museodelnovecento.org/it/).

AUTRICE: MICHELA GATTI

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