IL SENSO DELLA VITA: FANTINI ESPONE ALLO SPAZIO MODERNO

G. Fantini, Vegetazione sul ticino (80 x 60 cm, olio ed erbe acquatiche), courtesy of the artist

ARONA. Si apre sabato 3 settembre alle ore 16, presso lo Spazio Moderno, in Via Martiri della Libertà 38, la mostra personale di Giancarlo Fantini. La presentazione sarà curata dal critico e storico d’arte Simone Fappanni.

La rassegna, intitolata “Il senso… della vita, è visitabile gratuitamente fino al 18 settembre tutti i giorni dalle 16.00 alle 19.00, sabato e festivi anche dalle 10.00 alle 12.00. 

Saranno anche in mostra Enea Ledini e Emilia Lavatelli e le immagini storiche di “Sei di Arona se”.

IL SENSO DELLA VITA è quello di trovare il vostro dono. Lo scopo della vita è quello di regalarlo.

“E’ questo – spiega l’artista – il filo conduttore della mia personale di questo 2022. Ovviamente è possibile che ognuno di noi abbia uno (o più) di questi …regali

Personalmente ritengo di avere da sempre la capacità di vedere e raccontare il bello che ci circonda, a partire da quel Paradiso in terra in cui ho avuto la possibilità di nascere e vivere. Un senso perciò l’ho trovato nel chiedere a Simone Fappanni di venire a presentare questa mia esposizione, perché mi conosce artisticamente da anni e mi darà la possibilità di esibirmi anche fuori da qui in un prossimo futuro.

Un altro regalo l’ho ricevuto quando ho conosciuto Moka, la quale, iniziando con l’accompagnare alcune mie opere con suoi testi, mi ha coinvolto nel suo premio nazionale di Poesia e me la sono infine ritrovata come collaboratrice del Babi Editore che pubblica i miei e i suoi libri.

Paolo Redemagni il dono lo fa ogni volta che accompagna qualcuno a scoprire luoghi magici più vicini a noi di quanto si possa immaginare: un altro divulgatore che mi ha impressionato recentemente con una passeggiata sulla sponda lombarda del “mio “ lago e col quale è nata da tempo una collaborazione nei fatti, grazie a quella cosa che altri chiamano “feeling”.

Michele Anelli l’ho rincorso da tempo per poterlo vedere (e sentire) esibirsi nello Spazio Moderno, soprattutto perché le sue non sono “canzonette” e quando l’ho conosciuto aveva ancora i calzoni ( e i capelli) corti, Coi ragazzi del gruppo “sei di Arona…” la conoscenza è ancora più… antica e le immagini che propongono, alcune delle quali abbinate a mie opere, ne sono la conferma: come eravamo, com’era questo luogo prima che il cemento e la folla lo trasformasse in quello che è oggi ce lo ricordiamo, con un po’ di nostalgia, ma con l’orgoglio di poter dire il fatidico “io c’ero” e raccontarci alla ricerca di altre storie e testimonianze comuni.

Le opere di Emilia Lavatelli che mi sono state affidate dalla immancabile sorella Bianca per uno scopo benefico, mi consentono di rendere omaggio ad una donna da tempo bloccata in un letto, che ho avuto l’onore di conoscere (troppo tardi) per poterne apprezzare la poliedrica cultura e la inesauribile voglia di imparare, facendomi il regalo di diventare anche mia… allieva. Infine, ma come si suol dire, non ultimo, Enea, seconda elementare, il futuro: l’anno scorso, dopo un mini corso sul colore che ho tenuto nella sua classe, si è presentato a casa mia con un tela da lui dipinta (e qui esposta) esprimendo il desiderio di seguirmi, in qualche modo, sulla strada dei colori.

Non è la prima volta che mi accade, ma mai così in maniera esplicita. Credo che il lettore avrà quindi compreso qual è il mio dono, ma se non bastasse, ricordo che il mio 2021 si è chiuso con la mostra “cinquanta anni dopo”, perciò, visto il successo delle “rievocazioni”, ho pensato, in questa occasione, di proporre: alcune delle foto da cui sono partito per realizzare i quadri, vicine ai quadri medesimi;
anche per mostrare le mie “schede di lavorazione” e, in alcuni casi, anche per dimostrare come i colori utilizzati erano già presenti in natura, al momento della visione e degli scatti, utili questi solo come strumento per la memoria. Un po’ dei manifesti delle mostre precedenti, per contribuire al racconto della mia storia personale un po’ di altri manifesti, quelli del “fantini/pensiero”, per ricordare com’è che in quell’anno ho scelto di dipingere alcuni soggetti e non altri. La collezione dei miei calendari, ormai diventati oggetto da collezione, insieme alle cartoline, la serie delle quali continua ad arricchirsi”.

L’ARTISTA: cenni biografici

“Nato ad Arona (NO) nel 1954 e qui sopravvissuto. Di mestiere professore di piante, ha insegnato per una quarantina d’anni all’Istituto Agrario di Crodo (VB), “cessato” dal servizio a partire dal 1° settembre 2017.
Attratto dai colori fin da bambino, complici il padre e uno zio che si dilettavano con la pittura, senza mai aver osato esporre. Ha sempre dipinto, ma ha deciso di farlo in maniera organica e continuativa dal 1994: da allora, una personale l’anno in quel di Arona e una serie innumerevole di partecipazioni a mostre e a concorsi in vari luoghi d’Italia e d’Europa, visitati e dipinti.

Nel 2003 ha fondato l’associazione ArteAdAronA, di cui è l’attuale presidente, con più di cinquanta soci al momento iscritti. Nel 2009, senza un soldo di contributo, pubblico o privato, ha recuperato, con attento lavoro di restauro, l’ex cinema Moderno, in via Martiri della Libertà, trasformandolo nello Spazio Moderno, una sala espositiva di 400 metri quadri, regalando alla sua città un luogo dai più giudicato unico nella provincia di Novara. La sua arte, che non è fatta solo di tele e colori, prevede l’utilizzo di materiali diversi: sabbie, terre e segature in primis sono le sostanze che utilizza per rendere al meglio le superfici e le profondità. Sue opere sono esposte in permanenza in luoghi diversi in Italia e all’estero.

La sua ricerca artistica si è sviluppata per anni soprattutto di notte, nel silenzio tra i monti, in quel tranquillo borgo di montagna, lontano dai curiosi e dai rumori della città”. Da un testo di Silvana Pirazzi pubblicato sul sito dell’artista raggiungibile al seguente url: https://www.giancarlofantini.org/wp/biografia/

Durante la mostra sono previsti diversi eventi collaterali, qui di seguito indicati:

Il manifesto della rassegna