ILLUMINARE LO SPAZIO: L’OPERA DI DANIEL BUREN ALLA GAMeC

Photo-souvenir: Daniel Buren, Fibres optiques tissées. 
Illuminare lo spazio, lavori in situ e situati, GAMeC, Palazzo della Ragione, Bergamo, 2013 – 2020
Copyright Daniel Buren by SIAE 2020. Foto di Lorenzo Palmieri (Courtesy of Uff. Stampa GAMEeC)

BERGAMO. È possibile illuminare lo spazio con l’arte? A quanto pare sì, visitando la splendida mostra dell’artista francese Daniel Buren allestita fino al 1 novembre alla GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo.

«In un momento così difficile per l’economia e per la cultura – spiega Alberto Barcella, Presidente della GAMeC – il museo ha potuto contare sul continuo supporto dei propri Soci Fondatori – il Comune di Bergamo e TenarisDalmine – oltre che su nuovi importanti sostenitori, come Barcella Elettroforniture e Italgen, il cui contributo è andato ad aggiungersi a quello consolidato di Fondazione UBI, Bonaldi Motori e Carvico».

Come ricordano i promotori dell’evento, «dalle prime affissioni degli anni Sessanta, sui muri di Parigi, New York o Kyoto, alle grandi commissioni pubbliche – tra le quali la celebre Les Deux Pateaux nella Corte d’Onore del Palais Royal di Parigi –, dalle mostre personali in musei e gallerie fino alle grandi manifestazioni come Prospekt, Documenta e la Biennale di Venezia – dove nel 1986 ha vinto il Leone d’Oro per il migliore padiglione internazionale –, tutte le opere di Buren sono concepite in funzione del luogo in cui sono ospitate e realizzate in situ. Nel 2007 ha ricevuto il Praemium Imperiale per la pittura a Tokyo».

Le note stampa ricordano che l’artista è un «esponente di spicco dell’Institutional Critique – la tendenza all’interrogazione critica delle istituzioni artistiche emersa intorno alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso – Daniel Buren ha utilizzato per la prima volta nel 1965, come supporto per la propria pittura ridotta al grado 0, una tenda da sole, il cui motivo a bande verticali bianche e colorate di 8.7 cm è divenuto, da quel momento in avanti, un dispositivo visivo utilizzato dall’artista in tutti i propri lavori, dalle mostre alle commissioni pubbliche. Illuminare lo spazio, lavori in situ e situati nasce dall’incontro tra questi fondamentali orientamenti della ricerca dell’artista e l’interesse più recente per la luce, e in particolare per le qualità e il potenziale estetico e costruttivo della fibra ottica.

Nel suggestivo contesto della Sala delle Capriate, i tessuti luminosi di Buren – presentati per la prima volta in un museo italiano – ridefiniscono gli ambienti storicamente destinati all’amministrazione e all’esercizio della giustizia cittadina, gettando “nuova luce” sulle antiche forme del Palazzo e sugli affreschi in esso conservati, staccati dalle facciate delle case e dalle chiese dell’antico borgo urbano e qui collocati negli anni Ottanta del Novecento. Dall’incontro tra un gruppo di interventi “in situ”, immaginati appositamente per lo spazio della sala, e una serie di lavori “situati”, adattati cioè agli spazi del grande salone ma idealmente trasferibili in altri contesti, nasce il progetto di Buren per la città di Bergamo, che per la prima volta apre le porte al pensiero e alla creatività del celebre artista francese affidandogli la rilettura di uno dei suoi luoghi storici più rappresentativi.

Quello di Buren è un lavoro “per” e “nello” spazio, un unicum scultoreo con un forte connotato plastico, indipendente e anti-decorativo, e, allo stesso tempo, con una predisposizione all’interpretazione e alla valorizzazione degli elementi artistici e architettonici preesistenti. I teli in fibra luminosa sono l’esito ultimo della ricerca di Buren, la parte recente e aggiornata di un percorso creativo originale e celebrato. Essi non rappresentano soltanto l’evoluzione tecnologica di concetti e principi compositivi consolidati, ma costituiscono, a tutti gli effetti, una nuova condizione costruttiva, un nuovo modo di esistere nello spazio, in ragione delle loro peculiari qualità intrinseche, del loro essere portatori interni di sostanza raggiante e, allo stesso tempo, fonte di luce per gli ambienti. Dopo essere state presentate all’interno di alcune importanti gallerie e musei, le fibre ottiche di Buren si trovano in questa occasione a vivere per la prima volta una nuova dimensione spaziale e un inedito dialogo con un contesto storico di grandevalore».

INFORMAZIONI. Sede: Palazzo della Ragione, Sala delle Capriate, Piazza Vecchia, Bergamo / Città Alta La mostra sarà visitabile fino al 1 novembre, nei seguenti orari: martedì-venerdì: ore 16:00-20:00 sabato e domenica: ore 10:00-22:00 lunedì chiuso Ingresso gratuito, con accesso contingentato. Gli orari di apertura potranno subire variazioni. Consultare il sito gamec.it per informazioni.

NOTA. L’immagine dell’opera è stata inserita esclusivamente per corredare il presente articolo di presentazione della mostra in osservanza a quanto indicato nelle note dell’Ufficio stampa della rassegna.