IMMAGINI DI DACHAU NEGLI SCATTI DI ELENA SALIANI A PALAZZO DUEMGILIA

I forni crematori, foto di Elena Saliani

CREMONA. Continuano le iniziative a ricordo della Shoah e delle deportazioni. Negli spazi di Palazzo Duemiglia, in Largo Madre Agata Carelli 4, è visitabile la rassegna “Punti di luce. Essere una donna nella Shoah” dello Yad Vashem di Gerusalemme.

«L’allestimento – spiega Simone Fappanni – si compone di trentadue pannelli in cui vengono proposte le storie di donne comuni che hanno avuto la sventura di attraversare un’esperienza terribile come quella dell’Olocausto. Si tratta di persone qualsiasi, con lavori, occupazioni, passioni e interessi diversi che si sono trovate improvvisamente gettate in un evento epocale e che pertanto hanno dovuto attingere a tutte le loro risorse per attraversarlo.

Sono “frammenti di umanità” che rendono vive queste donne di ogni età e che in questi pannelli, uno per ogni “storia”, che costituiscono un adattamento della mostra “Spots of Light”, curata da Yehudit Inbar e ordinata al museo israeliano, sono tutte poste su un piano introspettivo davvero profondo».

Rassegna collaterale è la collettiva “Immagini per la Shoah” con i dipinti di una trentina di artisti contemporanei e le fotografie del Campo di Concentramento di Dachau scattate da Elena Saliani.

Dachau si trova a circa 16 km a nord-ovest del centro di Monaco. Come noto, fu il primo campo di concentramento nazista, costruito da Heinrich Himmler nel marzo 1933 per la detenzione dei prigionieri politici. In tutto ebbe più di 200.000 detenuti, le vittime furono tra 30.000 e 43.000, e oggi è un monumento commemorativo la cui vista non può non tormentare la memoria di chi lo visita.

Si entra nel campo vero e proprio attraverso la Jourhaus, un tempo l’unica entrata. Sul cancello in ferro battuto colpisce subito l’agghiacciante scritta Arbeit Macht Frei “(Il lavoro rende liberi).  L’edificio principale è adibito a museo e si trova al limite meridionale del campo. Fuori, in quella che era la piazza dell’appello dal 1968 c’è un International Memorial, dove una scritta in inglese, francese, yiddish, tedesco e russo recita: “Mai più”.  «La stampa delle fotografie e la scelta dei soggetti – spiega Saliani – mi ha permesso di rivivere la visita al campo in tutti i luoghi. Nell’incorniciare gli scatti ho voluto arricchire il passepartout con tratti a pastello, in alcuni bianchi e in altri colorati, seguendo il percorso degli alberi o del filo spinato o, ancora, delle anime di ferro che avevo fotografato.

Con i disegni ho voluto dare continuità ai soggetti, per renderli in un certo senso un pò vivi, una sorta di messaggio per le generazioni future, per non dimenticare». Data la complessa situazione pandemia, l’esposizione, a ingresso libero con Green Pass e nel rispetto delle norme anti Covid-19, può essere visitata solo su appuntamento, cel. 380.9071001.

Nell’occasione è disponibile il libro “Le sillabe della Shoah” con copertina d’arte di Alberto Besson. Info, fappanni71@gmail.com.