INTERVISTA A FRANCO RIVOLLI, AUTORE DI “ANGELS”, OPERA-SIMBOLO DELLA LOTTA AL COVID-19

Franco Rivolli, “Angels” (Courtesy of the Artist)

“Angels”. Un’infermiera alata che abbraccia l’Italia avvolta nel Tricolore. Questa immagine più di ogni altra credo rappresenti in modo efficace la dedizione dei sanitari e di tutto il personale ospedaliero del nostro Paese nel cercare di portare sollievo agli ammalati di Covid-19. Ne è autore Franco Rivolli (da vedere assolutamente i suoi lavori nelle pagine del sito http://illustratori.it/FrancoRivolli). L’illustratore, che fra l’altro collabora con la Rai e con grandi editori, ha accettato di rispondere alle mie domande su questo straordinario lavoro. Nel ringraziarlo per il tempo che mi ha dedicato, vi segnalo che sabato 6 giugno, dalle ore 11 alle 19, sarà presente a Milano alla Galleria STILL, in Via Zamenhof 11 (https://www.stillfotografia.it/) per la vendita di 500 copie in tiratura limitata, firmate e numerate, dell’illustrazione. Buona lettura!

Quando hai ideato quest’opera?

L’illustrazione ha cominciato a frullarmi nella testa nei primi giorni di marzo. Prima però di poter ricavare il tempo per realizzarla sono passati alcuni giorni. Infatti è stato realizzato il 10 marzo fra il pomeriggio e la sera.

A cosa ti sei ispirato?

Ero bombardato dai notiziari tv, dai giornali, dalle notizie online. Subito ho cominciato a pensare agli operatori sanitari, allo sforzo al quale erano sottoposti. Alla loro infinita dedizione e abnegazione nello svolgere il loro lavoro. Pensavo ai turni senza fine, alla pressione, la stanchezza e alle cure che dispensavano a tutte le persone colpite da un virus totalmente sconosciuto che era stato in grado di sconvolgere le nostre vite.

Quale messaggio hai voluto trasmettere?

Personalmente l’ho pensato come un tributo a queste persone che, a differenza mia, si trovano in prima linea a combattere contro il nemico invisibile. Allo stesso tempo volevo far capire come queste persone fossero in grado di proteggerci, aiutarci e prendersi cura di noi. Una sorta di speranza. La speranza di poterne uscire. La speranza che questo incubo potesse prima o poi finire.

Ti aspettavi che diventasse uno dei simboli della lotta contro il Covid-19?

Assolutamente no. Neanche vagamente. L’ho realizzato come lavoro personale e l’ho postato, come faccio spesso, sui miei social, ma senza attendermi nulla.

Secondo te l’arte, in ogni sua forma, può aiutare in questo difficile momento?

Credo che nei momenti di estrema difficoltà, paura ed incertezza le persone sentano la necessità di sentirsi uniti, trovare la speranza in qualcosa o qualcuno. L’arte in questo senso può risollevare lo spirito, può coccolarti, può farti sognare, può essere una parentesi che ti permette di astrarti dalla tua realtà, di sentire quel calore umano del quale necessiti. A me capita leggendo un buon libro, con la canzone giusta al momento giusto, con un film di qualità in una notte insonne.