PADOVA. Molto interessante è il progetto espositivo padovano curato dal Marco Goldin intorno alla mostra monografica di Van Gogh, con le rassegne, visitabili fino al 27 novembre al San Gaetano, di Andrea Martinelli e Piero Vignozzi con le mostre rispettivamente intitolate: “Gli occhi del tempo” e Il giardino degli iris”.
A seguite tre artiste, dal 28 novembre al 15 gennaio, Laura Barbarini con “Diario delle luci”, Cetty Previtera con “Colori delle montagne” e Laura Villani con “Le cose di Vincent”, dal 16 gennaio al 26 febbraio 2021, Attilio Forgioli con “Fiori e ricami”, in contemporanea con Matteo Massagrande, “Gli alberi e la miniera” e Claudio Verna con “Sui campi di grano” , e Franco Sarnari con “Le notti del destino” e Giuseppe Puglisi “Come stelle nel cielo” dal 27 febbraio all’11 aprile 2021.
Ecco come una nota stampa presenta le prime due rassegne: “Andrea Martinelli, il primo dei due, da molti anni lavora sul mistero del volto, condivide con Vincent Van Gogh la stessa interiorità dello sguardo, l’ossessione per le figure umane e un’incessante desiderio di dipingere la vita. Le opere di Martinelli esplorano proprio uno dei temi che fu più caro al grande artista, quello della figura umana e del ritratto. In mostra, trentasei opere, di cui trentuno inedite, tra dipinti e disegni, di cui dieci di grandi dimensioni, tutte incentrate sui personaggi che Van Gogh dipinse nella sua breve e travagliata vita. Tre i tanti volti e le figure ritratte troviamo quella del postino Joseph Roulin e della Mousmè, fino alle figure dei celebri autoritratti, cercando l’anima di ognuno di loro e trovandola.
Martinelli ha ricreato i personaggi ritratti cercando tra i volti e le figure più somiglianti della “sua” Prato, tra le sue conoscenze e amicizie, coerentemente con la sua ricerca artistica di oltre un ventennio
In collaborazione con sua figlia Mariaserena, costumista teatrale, ha ricreato per ognuno di loro gli abiti con cui Van Gogh aveva ritratto quei personaggi. Gli abiti realizzati da Mariaserena Martinelli, ricchi di fascino e suggestioni, saranno esposti insieme alle opere, come parte del racconto del percorso creativo dell’artista.
Alla mostra è dedicato un catalogo a cura di Marco Goldin, edito da Linea d’Ombra, che contiene le 36 opere, i costumi originali e il backstage fotografico dei personaggi ritratti da Martinelli che raccoglie le fotografie realizzate dall’artista e dalla sua compagna, Martina Jones Lombardi.
Con “Il giardino degli iris”, Piero Vignozzi si richiama ad un momento preciso della vita di Van Gogh. Quando l’8 maggio 1889, l’artista bussa al portone della casa di cura per malattie mentali di Saint-Paul-de-Mausole, a Saint-Rémy, accompagnato dal reverendo protestante di Arles, Frédéric Salles, non sa che sta per avere un’apparizione. Percorre il viale di sassi bianchi oltre quel portone, il viale che conduce verso la bella chiesa romanica che sulla sinistra ha la casa del dottor Peyron, il direttore dell’istituto. Prima di giungere al suo cospetto, alla fine del viale, sulla destra contro il muro di pietra gli appaiono alcuni iris. Li guarda ammirato. Ancora una volta i fiori, con quel colore di un tramonto già avvenuto e di una sera fatta di muschio e fiati silenti. Fatta d’incanti. Nei giorni successivi, la proibizione che il dottor Peyron gli dà di uscire dalle mura di Saint-Paul lo obbliga a una perlustrazione interna. E nel giardino, come primo tema per la sua pittura in quel luogo nuovo in Provenza, indicherà proprio gli iris.
È stata facile la scelta di Piero Vignozzi, il grande artista fiorentino, quando si è trattato di pensare agli iris. Lui questi fiori li ha dipinti tante volte nel corso della sua vita, ne ha fatto anzi una tra le cose più belle della sua operosità così poetica e toccante, così adagiata sul nulla di un palpito di luce. Ha iniziato a lavorare subito a nuove versioni degli iris, in vista di questa mostra.
“Conosco Vignozzi da molto tempo, ho scritto tante cose su di lui, per cui nulla del suo lavoro dovrebbe per me essere una sorpresa”, scrive Marco Goldin nel catalogo di questa mostra. “Invece, davanti agli iris che ha messo sulla carta in queste ultime settimane, il mio stupore davanti a tanta bellezza è sorto immediato. Vignozzi ha assunto su di sé il senso di malinconia segreta di Van Gogh entrato nella casa di cura. Quell’essere, gli iris del giardino, il principio e la fine dell’orizzonte, la necessità di stare e la speranza di andare. In quel colore come della sera, Van Gogh ha messo la sua anima e Vignozzi ugualmente la propria”.