LA BELLE ÉPOQUE. L’ARTE NELLA PARIGI DI BOLDINI E DE NITTIS: 80 OPERE A PALAZZO MARTINENGO

BRESCIA. Grande arte a Palazzo Martinengo. Ha infatti aperto i battenti la mostra-evento dedicata alla Belle Époque con ben ottanta opere che documentano il fervente clima sociale e culturale della Parigi dell’ultimo quarto del XIX secolo, un periodo di prosperità che, seppure è durato una quarantina d’anni, ha inciso profondamente nella storia del costume.

Complice la fiducia nei grandi progressi della tecnica, che fra l’altro stavano trasformando una parte significativa della Ville Lumière e nelle sorprendenti scoperte scientifiche, la capitale francese è stata il fulcro di un momento che ha positivamente investito i più diversi campi della creatività, come documenta l’esposizione bresciana che accoglie non soltanto dipinti, ma anche altri manufatti.

In questo clima culturale, fra gli eleganti boulevard, i sontuosi soggiorni dell’alta borghesia, i frequentatissimi teatri e i caffè, dove fra semplici avventori s’incontravano e discutevano animatamente intellettuali di ogni estrazione, si afferma un’arte caratterizzata da un’inimitabile raffinatezza.

Alfieri di tutto questo, e testimoni in presa diretta di questo sommovimento, sono “les Italiens de Paris”,  secondo la bella definizione di Diego Martelli, ovvero quei grandi pittori italiani che all’ombra della Tour Eiffel hanno trovato fortuna grazie al loro incredibile talento. Fra questi i più celebri sono Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi, Vittorio Corcos e Antonio Mancini.

I lavori provengono alcuni da collezioni private, altri da prestigiose istituzioni museali, fra cui il Museo Giovanni Boldini di Ferrara e il Museo Civico di Palazzo Te di Mantova, accanto a una selezione di abiti femminili dell’epoca, cucite nelle più celebri maison de haute couture dell’epoca, oltre alle affiches, cioè manifesti per le più diverse iniziative e per i locali più à la page, peraltro eseguite da maestri del calibro di Aleardo VillaMarcello Dudovich e Leopoldo Metlicovitz, veri “artisti” della comunicazione visiva e testuale. Accanto ad essi, in esposizione meritano attenzione anche i pregiati vetri artistici dai decori a tema naturalistico eseguiti da Emile Gallé e dai fratelli Daum e destinati alle più sontuose dimore parigine. Ma naturalmente a catturare l’attenzione del pubblico sono i dipinti, spesso di medie e grandi dimensioni, che s’incontrano nelle sale espositive.

Dopo un soggiorno a Firenze, dove entra in contatto con i “pittori della macchia”, De Nittis si trasferisce a Parigi, dove conosce e sposa Léontine Lucile Gruvelle ed espone al Salon. Nella capitale francese il pittore riscuote ampi assensi e, dopo il non facile periodo bellico, gode di una certa tranquillità grazie ad importanti committenti, come il banchiere Knowles, che gli chiede dodici vedute londinesi, e all’abile mercante Goupil. Nel 1878 viene invitato all’Esposizione Universale meritando la Medaglia d’Onore, a cui seguono il conferimento del titolo di Cavaliere della Legion d’Onore e altri ambiti riconoscimenti. De Nittis, inoltre, crea il proprio stile dipingendo Léontine con grande trasporto, e la stessa moglie pare aiutarlo, scegliendo con cura abiti e accessori: ombrelli, velette, cappelli, corpetti e strascichi. Boldini è, invece, il poeta della Belle Époque. È difatti un pittore eclettico, raffinato, che veste di spiritualità le sue figure coprendole con abiti sfavillanti e di gioielli degni di qualsiasi corte reale.

E ama giocare amabilmente sulla trasparenza, sulla velatura (del colore e degli abiti), preferendo alla posa, la non posa, la messa in luce del particolare, della dinamica astatica del corpo che si muove nello spazio. Ecco perché diventa ancora più bello – se possibile – passare in rassegna tutta la vasta “galleria” di ritratti femminili che ha eseguito, per cercare di individuare la foggia di abiti preziosissimi rappresentati, mai semplicemente descritti, da Boldini, cercando di catturare, almeno per un istante, lo sguardo delle sue donne, immersi in interni altrettanto iperbolici e sontuosi, come dimostra l’opera in mostra, il celebre Ritratto di Miss Bell.

Di Zandomeneghi, definito, da E. Piceni, un “impressionista veneziano”, essendo nato nella Serenissima, non vanno dimenticati i tantissimi lavori in cui compaiono figure femminili. Esse appaiono spesso come figure assorte, meditabonde, mentre svolgono attività di tutti i giorni.  La loro bellezza è per lo più eterea e traspare soprattutto dalla profondità dello sguardo e dalla semplicità della postura. La rassegna, curata da Francesca Dini e Davide Dotti, è visitabile fino al 15 giugno, da mercoledì a venerdì dalle 9 alle 17; sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 20. 

SIMONE FAPPANNI

Didascalia immagine: Vittorio Corcos, Messaggio d’amore, 1889, collezione privata, press kit clp (immagine inserita al solo scopo di presentare la mostra