MILANO. Conoscere identità e ruolo di Abrasax, significa addentrarsi nella cosmogonia gnostica, non tanto per il suo carattere di fascinazione che pure sussiste, ma perché consente una interpretazione evangelica complessiva e dunque comprensiva, anche di quei testi detti apocrifi scartati dalla tradizione della dottrina cattolica.
Si tratta di circa una ventina di testi, piu altri tre la cui autografia rimane dubbia.
Nei significati che dalla decodificazione di tali testi scaturisce, poi oggettivati a vario grado nel tempo in alcune opere d’arte, dipinti in particolare, l’iconografia risultante come medium concettuale presente, ad un occhio esperto, si presenta non aderente in ogni suo aspetto ai dettami della chiesa.
Da questo aspetto di immediata evidenza, emerge il carattere esoterico della questione gnostica.
Questo per via deduttiva indica la presenza di alcuni aspetti dottrinali che, dalla teologia gnostica scaturiscono, e che sono assolutamente impliciti,¹
Nella partizione cosmica dello gnosticismo in due sfere con i rispettivi cieli, il demiurgo Ildabaiot, dio dei cieli di sotto, come il Dio dei cieli di sopra, ovvero l’autentico e unico Dio, emano’ un figlio, IAO, le cui “ l “I rappresenta la sola lettera pronunciata dal figlio neo-emanato, mentre le lettere alfa e omega seguenti indicano inizio e fine dei tempi in lui inveratisi.
Questa è una forma per nominare il Dio biblico: da IAO deriverà per converso Yahweh, che gli ebrei non pronunciavano mai direttamente come tetragramma, ma sostitutivamente con altre parole : Sabaot, signore degli eserciti o Elohy, cioè Dio, e altri nomi che Basilide introduce per indicare Il sommo Yahweh.
Per esempio “Astafaios”, “Oraio”, traslitterato dall’egiziano dio ORUS; associazioni di tanti nomi quanti sono i giorni della settimana e gli astri del sistema solare: cosi IAO era Giove, Sabaot era Marte, “Adonai” che significa il luminoso, era il sole, Astafaios era Venere, e come noto, Oraio, dio Sorus era la luna e Mercurio.²
Sette cieli e sette sfere che si ritrovano nella Divina Commedia dantesca, e l’aggettivo Divina qui interessa molto, dato cio che afferma l’autore.
L’ogdoade, ossia gli otto elementi celesti piu la terra, si divide in 45 ogdoadi composte ciascuna da 8 cieli, quindi 360 cieli. In questa versione si aggiungono 5 cieli intercalari che in totale divengono 365 cieli: uno per ogni giorno dell’anno.
Si tratta di una simbologia che, anche se oggi appare non immediata, all’epoca si comprendeva benissimo.
Il numero 365 è quello dei giorni dell’anno che gli antichi popoli dell’era neolitica e poi mesolitica erano soliti suddividere in lunazioni di 12 mesi e trenta giorni ognuno.
Ne risulta un calendario che, per completezza con il ciclo solare, necessitava dei 5 giorni intercalari.
L’aggiunta di questi ultimi, nei quali il rito di fertilità richiedeva il sacrificio, alla grande madre Terra, del compagno della sacerdotessa sciamana, affinché il suo sangue, sparso sui campi li rendesse fertili, portava i giorni a un numero di 365.
Basilide con questa numerologia, richiamava la conoscienza del ciclo naturale del mesolitico e del neolitico, riconosciuti come leggi universali coordinati da sole e luna, chiamando Yahweh la legge cosmica e il principio ordinatore ossia il demiurgo, il datore della legge.³
Trasposto ai nostri tempi, idealmente, questi principi si potrebbero riscontrare nelle leggi della fisica, cosi come la gravità, le attrazioni nucleari e le interazioni chimiche a vario grado, il tutto riconosciuto come leggi di regolazione universale: Basilide metteva Yahweh al principio di queste leggi, oggi si parla di teoria del Big-Bang.
Secondo la cosmogonia gnostica, le leggi dei 365 cieli erano gestite da Ildabaiot.⁴
Ognuno di questi cieli aveva un suo “Arconte”, un figlio di Ildabaiot, oggi lo chiameremmo, un angelo.
L’idea degli angeli nella dottrina filosofica gnostica è centrale.
I già citati Coccia e Agamben hanno condotto studi e dimostrato che similmente ad antichi testi ebraici come il levitico, con sostantivi usati come sinonimi nei testi gnostici.
Ma se nei testi ebraici, (con un filum diretto nella dottrina petrina) attraverso il Midrash, (prassi esegetica sui testi ebraici), si giungere a interpretare il Demiurgo come il logos,⁵Invece per Basilide il logos si manifesta informa non divina, ma di messaggero: la differenza rispetto all’ebraismo è qui fondamentale; il logos è espressione di Dio, mentre gli angeli si fanno solo messaggeri del logos.
Inoltre mentre il logos è uno, ( richiamando il concetto di unità come perfezione) gli angeli sono definiti al plurale, come se il messaggio fosse deflagrato in tante parti quanti sono i messaggeri : tramite gli angeli il Dio “inesistente”, quello dei cieli di sopra, secondo l’accezione conferita a questo termine nelle due precedenti pubblicazioni sull’argomento, comunica il suo pensiero alle entità esistenti nel pleroma.⁶
Allo stesso modo nei cieli di sotto, nel mondo della materia ove il Demiurgo imita il Dio inesistente, Ildabaiot emana i suoi angeli: emissari del demiurgo e suoi messaggeri e sono presenti in un numero pari ai cieli di sotto, ossia 365, e questa schiera ha in capo, questo capo si chiama Abrasax o Abraxas, secondo una inversione delle ultime lettere che non ne cambia il significato alfa-numerico.⁷
Se si somma il valore delle lettere greche di cui si compone il nome Abrasax, si ottiene 365:
Le lettere del nome hanno valenza rispettivamente: 1-2-100-1-60-1-200, cioè tutti i giorni dell’anno, e Abrasax sono 7 lettere come i gg della settimana.
Per quanto riguarda il seguito del valore esoterico legato alla simbologia si accenna qui soltanto brevemente alla passione per l’alchimia e la numerologia che aveva mostrato il Parmigianino, rimproverato dal Vasari ( vite dei più eccellenti pittori scultori e architettori)di perdersi in faccende oscure anziché dipingere, e degli stessi interessi per Domenico Beccafumi e ancor prima dell’etereo Federico Barocci nonché dell’ Arcimboldo,⁸ nel periodo in cui, al servizio di Rodolfo d’Asburgo in quel di Praga, ebbe modo di approfondire le tematiche esoteriche e soteriologiche.
Tutti artisti le cui opere, particolarmente ambigue e “problematiche” su diversi livelli esegetico-iconografico, e quindi dottrinale, non sempre risultano disponibili alla visione nelle sedi preposte (e ci sarà un perché), da parte di occhi per qualche serio motivo ritenuti indiscreti o incompetenti.
Ancora una volta si usa un simbolo, una “sigize” fra l’angelo del mondo materiale (traduci le forze fisiche e della natura) e la materia stessa : con la comprensione dei fenomeni fisici che oggi consente uno sguardo più consapevole sulla realtà di alcuni fenomeni, questi che gli gnostici chiamerebbero angeli, noi li chiamiamo onde gravitazionali, impulsi psichici e cosi proseguendo, ma diminuendo molto quella fascinazione misteriosa che il rapporto con tutto questo porta con se( anche se ancor oggi, mole spiegazioni ancora non ci sono).
Abrasax rappresenta in un solo nome tutta questa radiazione che permea la materia.
Basilide e gli altri gnostici come Valentino e Simon Mago non potevano conoscere la fisica, ma sicuramente una visione avevano una visione onnicomprensiva delle cose, Advaita, diremmo abbracciando anche la filosofia induista, che includeva tanto il mondo del pensiero che quello della materia.
Il principe degli angeli suggella una visione cosmogonica che è di matrice nettamente panteista, ripresa nel pieno medioevo dalla scuola di Chartres e in particolate da Teodorico di Chartres, Gilbert de la Porrè, David de Dinant, Almarico di Bene e considerate dalla santa sede eretiche e più tardi da Giordano Bruno sare bero state prepotentemente riproposte. ⁹
Tutti ricordiamo come andò a finire quel giorno in Campo dei Fiori allorché le teorie gnostiche emersero, come un fiume carsico dagli incunaboli della scuola chartrense e poste al cospetto nuovamente della chiesa.
Nella visione gnostica, Abrasax è sottomesso al demiurgo, ed è sottomesso anche a Yahweh, o IAO, al signore della materia.
Abrasax è la forma dell’universo, gli angeli dei cieli di sotto sono le varie forme di questa energia vivificante il mondo, emozioni e sentimenti compresi.
Energia è una forma di comunicazione¹⁰
Per l’esperienza soggettiva di questa dimensione divina, esporsi a una mareggiata al tramonto ad esempio, è esporsi ai messaggi angelici di quelle radiazioni del sole sono angeli di materia, alle molecole d’aria e d’acqua che si agitano e dalle emozioni e pensieri stessi che percorrono mente e membra del corpo, che tutto questo suscita, significa far conoscenza degli angeli che vi si manifestano.
Abrasax in altre parole è immagine ideale del tessuto connettivo che anima l’universo sensibile, rimandando idealmente e anche direttamente a quello non sensibile: in una parola IMMANENZA.¹¹
Questo è il vero contributo gnostico alla spiegazione del messaggio dei vangeli; tutti i vangeli, non solo quelli presi a comodo(!).
I testi dei Vangeli parlano del destino dell’uomo come essere speciale, questa è la vera novella, criptica: uomo come essere dotato della scintilla divina del Dio “inesistente” dei cieli di sopra, che anima la conoscenza; unico l’uomo a cui è possibile fra gli esseri del mondo di sotto partecipare di questa natura….molto assimilabile al messaggio del Gesù cristiano che disse :” voi non morirete”…..mancava e manca ancora in che termini, chiaramente, nella dottrina cattolica, questo avverra’…..
La narrazione gnostica della creazione½ e successivamente della vicenda umana, come per i vangeli canonici, inizia dal racconto di Adamo ed Eva, creati però non da Dio dei cieli di sopra ma dagli arconti.
Presto gli uomini afflitti dalla brama di sapienza e potere, suscitano la preoccupazione e invidia degli arconti (contagiati dallo stesso morbo) per la numerosa discendenza dei due patriarchi: gli arconti, dunque, provocarono il diluvio universale.¹³
Si nota immediatamente che, mentre i vangeli canonici attribuiscono la responsabilità o iniziativa del diluvio a Dio, causa la colpa di voler conoscere dell’uomo, i vangeli gnostici l’attribuiscono invece agli arconti, invidiosi dell’uomo, e nessuna colpa invece all’uomo stesso, come a dire che la volonta di conoscenza, in se, non puo costituire peccato ( posto che non è poi cosi chiaro cisa significhi “peccato” in questo senso)..
Si può facilmente intuire le conseguenze dottrinali di questo passaggio di colpe da un soggetto a un altro, e i relativi equilibri si potere che si vanno modificare, specie nella gerarchia chiesa in terra e della sua pretesa autorità universale.
Il nemico degli uomini così come e soprattutto degli arconti, è la brama di potere dunque, e non altro, non la volontà di comprendere, passata sotto il bollino del “peccato”.
Nei vangeli Gnostici si racconta che Norea, figlia di eva, esasperata dagli arconti invidiosi e dai castighi infertilità agli uomini, invoca il vero Dio, quello dei cieli di sopra.
Norea è metafora dell’uomo, o meglio quella parte di umanità che non si lascia trasportare da sentimenti ed emozioni elevati al sommo grado in modo improprio ma che comprende con la facoltà all’uomo e solo a lui donata del pensiero, che non è la materialità la fonte di felicità, ma che esiste una verità superiore, che contamina positivamente la materia, mai vista in sé e per se ma intuita istintivamente: per la gnosi istinto, intuito, sensazione, emozione e sentimento, sono i caratteri della materialità permeata di logos, che conducono al vero bene, ossia alla VERA conoscenza, prima di tutto della propria natura.
Dj quel microcosmo in cui riecheggia il macrocosmo: le due cose coincidono: Dio è la natura in senso più ampio possibile, è una legge di necessità in cui di inscrive quella morale e in questo parecchia vi è l’originalità della legge etica soggettiva dai caratteri assoluti( absolutus).
Ecco come la materialità è mezzo litato ma ineludibile in cui si invera l’esistenza dell’anima
e della sua legge, quella etica, che porta l’afflato assoluto e divino con la D maiuscola, del mondo “di sopra”.
Norea, si diceva, afflitta dai castighi degli arconti, invoca allora il vero dio, e si manifesta a lei Elelet, uno dei 4 angeli dell’apocalisse.
Elelet si dichiara e fa conoscere come l’intelligenza, ossia il Nous, che rivela che la realtà apparente, altro non è che la copia della realtà superiore.
Il mondo della materia è prodotto dell’errore di Pistis-Sofia, che però compreso il suo sbaglio e rimproverato Ildabaiot, la sua creatura originaria, per il seguito che diede all’errore di superbia, tentò di porvi rimedio..
Quando il secondo figlio di Ildabaiot, Sabaot
ascoltò il discorso della defezione della stessa Sofia, condannò i propri genitori e fu per questo atto coraggioso, innalzato da Sofia stessa nel più alto dei cieli materiali, confinante questo con il primo dei cieli di sopra : Sabaot divenne più vicino al pleroma divino e assistente di Elelet.¹⁴
Si nomina qui Sabaot e non Abrasax perchè ne costituisce il sinonimo prima della sua stessa redenzione e innalzamento a ruolo paritetico a quello di Elelet.⅔
Proprio per questo motivo, negli amuleti citati nel primo articolo, e nell’immagine in quel contesto proposta, spesso l’effige di Abrasax è accompagnata dagli altri sostantivi Sabaot e Iao:
Abrasax è Sabaot che si è evoluto in qualcosa di migliore di se stesso; è Yahveh che si è convertito.
Abraxas è Lucifero, colui che si fa ” portatore di luce” letteralmente, e di conoscenza, e la conoscenza della verita rende liberi
E ka verita cosi come la vita è stata spesso comparata alla luce, il contrario delle tenebre, ove le cose dono viste e conosciute per cio che sono…
E forse la frase: ” la verità vi renderà liberi”, evoca in nome su tutti, quello di Gesù dei vangeli canonici.
Si può facilmente intuire dove porta questa strada oggi; ossia all’identificazione, per mezzo di nomi e derivazioni semantiche degli attributi a quei nomi.
Abrasax è messaggero divino, è Sabaot redento, è colui che porta la notizia in quanto messagfero.
La notizia è vera e porta luce, la luce è verita e libertà e da vita, solo uno nella storia ha detto: ” io sono la via la verità e la vita”.
Questo era l”uomo Gesù che ha udito e compreso perfettamente il logos divino ( Cioè il Cristo) e si è fatto messaggero: la figura storica dell’uomo Gesù assume su di se tutte le valenze dei nomi fin qui usati e i loro significati, nonché conseguenze dottrinali gnostiche, la cui diffusione tanto ha intimorito le gerarchie ecclesiastiche nei secoli.
Non tanto per i significati intrinseci, quanto per le conseguenze sulla possibilità di amministrare, in qualità di unica delegata, stando alla dottrina petrina, la legge divina in terra.
Lo gnosticismo in pratica apre alla possibilità che anche all’interno del mondo materiale una comprensione, pur nella dualità concreta e non ideale o trascendente, possa esistere una dimensione sperimentazione, concretamente, al limite del puro pensiero, innalzandosi il più possibile: questo è il vero significato della gnosi e del suo condensato nel simbolo Abrasax.¹⁵
In questa spiegazione che ha presupposti cosmogonici, rientra trasversalmente anche la regola o legge aurea, (a cui saranno dedicati i prossimi approfondimenti)i cui episodi delle fonti ebraiche nonché dell’antico testamento, precisamente nel libro del levitico o anche la storia di Tobia e l’angelo, tornano a confermare simbolicamente il messaggio autentico, camuffato in parabola anti-censura, che molti artisti hanno rappresentato, di matrice panteista.¹⁶
La verità gnostica è stata a lungo presente fra le dottrine esoteriche e settarie, e i problemi posti erano simili a quelli delle antiche religioni orfiche e pitagoriche, di matrice settaria, di cui gli artisti, piu di quanto non si creda, ( e leggendo fra le righe molte testimonianze autografe come chi scrive ha avuto modo di verificare) facevano parte.
I personaggi citati nei vangeli, canonici prima fra tutti la Maddalena, i farisei, Giuseppe d”Arimatea, la samaritana, Lazzaro, il cieco nato, sono tutte figure tanto reali nei canonici quanto simboliche nei vangeli gnostici, cosi come simbolo del Cristo è l’uomo Gesù illuminato dalla conoscenza del logos.
Gesù è l’uomo che ha “ascoltato” il logos divino tramite la particella del pleroma ( coscienza) originaria e ne ha decodificato il messaggio perfettamente.
Per questo a morire sulla croce è il Gesù uomo, non il Cristo, poiché in quanto pensiero, esso non muore mai ed è appunto assoluto, svincolato dalla accidentalità e dalla temporalità.
Di questi e altre comparse, i testi indagati con il modus midrash, poi tramite l’esegesi gnostica, si ha una restituzione di una gerarchia valoriale stravolta rispetto slla comune credenza.
Nei prossimi articoli si prenderanno in esame alcuni di questi, e in particolare le origini della regola aurea e la sua traslazione nel linguaggio gnostico e quindi artistico, rappresentato da artisti facenti parte per lo più di seconde linee( e non poteva essere diversamente), che hanno lasciato vivida testimonianza del lorpo operato e di questa che è ancora una realtà viva e vegeta, i cui segreti più reconditi, allora come ora, sono di tutti, ma non per tutti…..absit injura verbis….
LUCA NAVA
(Bibliografia su richiesta a fappanni71@gmail.com)