
SAN PIETRO AL MONTE. Parte integrante, anche se non sempre considerate con merito che a loro spetta, nel compendio della valutazione delle chiese d’alta epoca, le cripte di età romanica serbano spesso elementi di forte interesse.
Sicuramente per il fatto che sono il primo ambiente ad essere realizzato nella costruzione delle chiese, che normalmente partiva dall’abside e dalla facciata contemporaneamente, poi una volta erette le pareti, venivano ricoperte, tendenzialmente con soffitto a capriate lignee.
Se la chiesa poteva avere battute di arresto nella fase di erezione delle strutture principali, la cripta era l’unico edificio che si non ci si poteva permettere il lusso di interrompere fino alla conclusione, anche per necessità pratiche: per la realizzazione dell’altare e il completamento della zona absidale, che erano le più importanti, richiedevano la presenza del pavimento, ossia il sostegno di quello che poi sarebbe diventato il soffitto della cripta.
In questa circostanza la cripta costituisce una testimonianza di uno dei complessi romanici più famosi e importanti d’Europa, nonché uno dei miglio conservati; si tratta della cripta della Abbazia di San Pietro al Monte in Civate.(lc)
Lo spazio di interesse¹ si apre sotto l’absideiola orientale² della chiesa ed è senza dubbio la parte più antica della costruzione.
Il nome stesso dell’ambiente richiama qualche cosa di nascosto, criptico appunto, in qualche modo di qualcosa che non è nella disponibilità di chiunque. È nell’ambiente criptato che si custodivano le cose più preziose del complesso di s.Pietro, al riparo da occhi indiscreti.
La cripta può essere paragonata a un caveau di un museo, ma in essa si custodivano non opere d’arte ma la vera fonte di ricchezza del luogo ossia le reliquie e in questo luogo in particolare, la leggenda narra fossero nientemeno che di reliquie petrine.
Dello stesso santo e di S.Paolo, la chiesa custodisce, ora in una teca³, realizzata sotto l’altare e il suggestivo ciborio( esempio di purezza nella esemplificazione stilistica romanica, esemplare sull’esempio ambrosiano milanese), due chiavi contenute in un ostensorio, opera tardogotica realizzata con la base di un calice: queste sarebbero state tenute tra le mani dei due santi la notte prima del loro martirio( secondo diverse fonti la cui attendibilità è comunque labile).
Alla cripta principale, voltata da olive sorrette dalle due file di colonne, di prima costruzione, si accede scendendo una scala posta lungo la parete nord dell’edificio e protetta dal parapetto lavorato in stucco con esempi della decorazione⁴ a carattere di forte astrazione; compaiono simmetricamente disposti due grafici e un leggibilissimo motivo a”intreccio senza fine” che ricorre frequentemente in questo frangente dell’età ottoniana.
Del decoro sulle lastre del parapetto e della lavorazione si vedono ancora frammenti di cornice al suo inizio.
Forse essa aveva una scala gemella⁵ e simmetrica sull’altro fianco della basilica.
Una volta scesa la scala bianca e ripida composta di gradini calcarei si accede all’ambiente semi-interrato.⁶
L’ambiente della cripta è suddiviso in tre navatelle con soffitti a crociera da due serie di colonne che, un tempo, erano completamente lavorate in stucco.⁷ L’esiguità spaziale dell’ambiente, che induceva o costringeva il continuo addossarsi ad esse delle persone, e l’umidità presente, essendo le absidiole esposte a nord,⁹ in circa mille anni hanno completamente distrutto la copertura delle stesse, lasciando scoperti i torsi delle colonne in serizzo ghiandone¹⁰.
Al di sopra di esse, restano frammenti dei capitelli in stucco rossastro lavorato a foglie e viticci in modo semplice: si tratta degli esempi originali neglio conservati insieme a quelli del tempietto di Cividale del Friuli,¹¹ denotato da cultura longobarda.¹²
Anche per il resto della cripta era stata preferita la decorazione plastica a stucco non rossastro ma bianco.
La cripta era utilizzata soprattutto come cappella hiemalis¹³ o durante l’officiatura notturna cui i monaci dovevano ottemperare, dal momento che lo spazio esiguo, la minor dispersione del calore umano generato dai presenti e le caratteristiche tipiche di una cantina, più calda durante l’inverno, mitigavano meglio i rigori del freddo e della dura vita fatta di veglie, celebrazioni continue e di attività pratiche per rispondere alle necessità primarie della comunita religiosa.
La decorazione delle pareti,¹⁴ purtroppo, ha subito per la maggior parte la sorte delle colonne. Rimangono tuttavia alcune decorazioni nella parte absidale da cui traspare tutta la semplicità e l’incanto della mentalità e credenza religiosa di quei secoli lontani eppure così luminosi:
Fronte all’altare si rinvengono da sinistra un residuo mutilo e appare ancora una porzione della scena della presentazione di Gesù al tempio.
La profetessa Anna e Simeone accolgono il bambino con un drappo posto sulle mani.
Al centro un cippo, che vuole ispirare l’idea di un altare ebraico, è la riproduzione di un’ara sacrificale romana a simboleggiare il passaggio di consegne dalle antiche credenze pagane alla nuova fede, riconvertendo il significato degli stessi simboli.¹⁵
Sullo sfondo si mostra l’architettura del tempio nella sua interpretazione medioevale: tetto a capanna a richiamo della soluzione degli esempi paleocristiani e, immancabili monofore ed una lanterna sulla cuspide.
Dietro l’altare si riconosce in basso la deesis occidentale, col Cristo in croce affiancato da S. Giovanni e la Madonna.¹⁶ Il racconto segue qui fedelmente l’interpretazione evangelica. Due piccoli soldati stanno inframmezzati ai personaggi maggiori: uno un tempo reggeva una lancia e l’altro una canna sulla cui cima una spugna inzuppata di vino e aceto era offerta al Cristo morente.
Lo si intuisce dal secchiello che regge con la mano sinistra. La figura di Cristo è la più rovinata a causa di un incendio di candele¹⁷ avvenuto a fine ottocento e del continuo sfregare dei paramenti sacerdotali del celebrante. Sopra, nella lunetta separata da una semplice cornice a foglie, è presentata la Dormitio Virginis con l’Assunzione. La Madonna è stesa su un letto dormiente al centro della figurazione.
Tutt’attorno stanno gli Apostoli col Cristo distinto da un’aureola crociata, il libro della parola ed il gesto benedicente. Un baldacchino copre la parte sinistra della scena e su di esso è costruita la Città Celeste con estrema sinteticità, mentre a destra due angeli sorreggono su un piccolo drappo una testa che viene traslata in cielo.
Si tratta della tipica raffigurazione medioevale dell’Assunzione della Vergine riassunta in modo simbolico, come tipico di questo periodo ancora altomedievale¹⁸, quantomeno in termini di mentalità religiosa.
L’intera scena si stende fra due colonne quadrangolari su cui restano quasi intatti gli ornamenti floreali in stucco ed in cui si riconosce coerente l’influenza dell’arte carolingio-ottoniana.
Parte integrante, anche se non sempre considerate nel compendio della valutazione delle chiese le cripte di età romanica servano spesso elementi di forte interesse. Sicuramente per il fatto che sono il primo ambiente ad essere realizzato nella costruzione delle chiese che normalmente partivano dall’abside e dalla facciata e una volta erette le pareti venivano ricoperte tendenzialmente con soffitta. Capriate linee, mentre la cripta era l’unico edificio che Si iniziava a costruire e non ci si interrompeva fino alla fine anche per necessità pratiche perché per la realizzazione dell’altare e il completamento della zona absidale che erano le più importanti occorreva avere il sostegno di quello che poi sarebbe diventato il soffitto della cripta. In questa circostanza Nella fattispecie la cripta è quella di una dei complessi romanici più famosi e importanti d’Europa, nonché uno dei migliori conservati si tratta della cripta della Abbazia di San Pietro al Monte in Civate.
LUCA NAVA