LA CURA DELL’ANTICO. IL RESTAURO DELLE STAMPE DI BAGNACAVALLO IN MOSTRA

Bartoli, Bagnacavallo

BAGNACAVALLO. Oggetto di un importante intervento conservativo, del quale si dà conto in mostra, che ha permesso un pieno recupero dei fogli, ora in condizioni ottimali, con trattamento di pulitura, risarcimento di strappi e lacune e reinstallazione su supporti adeguati, rendendoli così fruibili per una consultazione dal vivo, il Gabinetto delle stampe antiche e moderne, vero fiore all’occhiello delle collezioni cittadine del Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo, presenta al pubblico fino al 2 luglio le mostre “La cura dell’antico. Il restauro delle stampe di Bagnacavallo”, curata da Davide Caroli, direttore dell’istituzione, e “Origine e meta. In viaggio tra le città del Gabinetto delle stampe”, a cura di Martina Elisa Piacente. Caroli, come è nata e si è sviluppata questa preziosa collezione?

«Grazie al contributo del bando regionale 2022 abbiamo potuto restaurare grazie agli specialisti del Laboratorio degli Angeli di Bologna 101 fogli sciolti databili tra 15. e 16. secolo (epoca che rappresenta il momento divulgativo per eccellenza dell’eccellenza dell’arte incisoria). Tra questi spiccano le famose incisioni della Natività (1504) e di San Girolamo nello studio di Albrecht Dürer, recentemente esposte nella mostra dedicata all’incisore tedesco, una raffinatissima serie di otto “Abiti nuziali” rinascimentali opera di Heinrich Aldegrever e, anche pure restaurate, stampe di Stefano Della Bella, William Hogarth, Charles Clement Bervic, Francesco Bartolozzi e Francesco Rosaspina. Opere copie di autori famosi che testimonianza anche la rilevanza avuta dell’arte incisoria nei processi di trasmissione e divulgazione dei dipinti più noti dei grandi maestri, insieme ad altre che rappresentano differenti declinazioni di stampa ad esempio capilettera. Ora a restauro compiuto possiamo intraprendere una più ampia opera di ricerca, di analisi e dare alla raccolta la scientificità che non aveva in origine, potendo mostrare anche inediti, fino ad oggi rimasti nelle cassettiere».

Come è suddivisa la mostra?

«Per nuclei tematici, a partire dalla sala dedicata a soggetti religiosi da Durer a Correggio e Raffaello, comprendente anche opere interessanti come la “Deposizione dalla croce” di Danieie da Volterra, una prova d’incisione nuda e pulita, prima del bulino e di essere incisa sulla lastra. Ci sono poi scene mitologiche o di genere anche ottocentesche, belle e curiose».

Piacente, in che modo anche la mostra “Origine e meta. In viaggio tra le città del gabinetto delle stampe” si presenta come continuazione del percorso intrapreso sul tema del paesaggi?

«Sono incisioni dal secolo scorso ai giorni nostri, dedicate a città antiche e contemporanee, a vedute di profili urbani e a scorci di vita cittadina, che portano il visitatore alla scoperta dei centri abitati da diversi punti di vista. Se la torre di Babele porta a riflettere su aspetti dell’animo umano quali la superbia o il desiderio di oltrepassare i nostri limiti, e la città di Itaca ci pone davanti all’utopia di un altrove, ma anche al valore del viaggio come crescita e formazione, possiamo facilmente comprendere quanto l’uomo abbia caricato di significati il concetto di città. Città come riflesso dell’animo umano quindi».

In che misura esse assurgono anche a simbolo di identità?

»Certemente i paesi in cui viviamo formano e costruiscono la nostra stessa identità, da contemplare, scoprire, vivere. In mostra abbiamo pertanto cercato di esplicitare questo rapporto di influenze reciproche e nel percorso espositivo si passa da vedute urbane filtrate dall’interiorità degli artisti ad opere dalle quali emerge la sensazione di città vive, di carattere, di città che sì, sono state costruite dagli uomini, ma che al tempo stesso hanno acquisito una loro ben precisa identità, capace di influenzare e scandire la vita dei loro stessi creatori».

Tra le opere in mostra: di Giuseppe Bartoli “Veduta di cortile con campanile di S. Michele a Bagnacavallo” (acquaforte,1935), di Armando Donna “Paesaggio urbano con gradinata” ( bulino, 1955) e altre di Bajoni, Bordignon, Chiesi, Giuliari, Guadagnino, Gulino, Metallinò, Sella.

MARCELLO TOSI