LA GRAFICA DEL ‘900 ALL’ORANGERIE DI MONZA IN 120 OPERE

Vasilij Kandinskij, Kleine Welten I (1922; litografia a colori, 247 X 218 mm, 230 esemplari, Roethel n.164)

MONZA. L’esposizione monzese iniziata nel 2024 e che si concluderà a febbraio 2025, avente come carattere peculiare quello dell’arte dell’incisione, illustra attraverso oltre 120 fogli originali e, in alcuni casi molto rari, mette in luce l’importanza dell’incisione d’arte come mezzo espressivo non soltanto autonomo, ma addirittura con caratteri peculiari ed esclusivi per veicolare in modo alternativo, contenuti anche e soprattutto sub-limes che la pittura non può permettersi.

Alcuni autori presenti quali, Miró, Kandinskij, Dubuffet, ma anche Karl Shmit Rutlof, Alexj von javlenskj, Maillot, Christian Rohlfs , Roul Dufy, hanno sempre considerato, chi più chi meno, la grafica uno strumento alternativo, diverso nelle potenzialità espressive nella loro ricerca per la quale sono più noti, affidando proprio al foglio inciso le sperimentazioni tecniche più inusitate e foriere di spunti di evoluzione anche per opere realizzate con tecniche d’altro tipo.

Ed è il caso di insistere sul sostantivo ” ricerca”, poiché la grafica per molti artisti ha rappresentato una delle fasi intime del loro processo creativo…..quello pensato per se stessi più che per essere esibito: qui sta il forte valore di genuina rappresentatività.

Il viaggio nel mondo della grafica d’autore inizia simbolicamente nella seconda metà dell’Ottocento, quando la diffusione dell’opera d’arte è favorita dalla figura sempre piu presente, pur nella sua labile identità, del mercante d’arte.

I primi attori da scena sono nomi gia per altri motivi noti; personaggi emblematici per gli sviluppi successivi del contesto artistico più allargato dell’arte nei decenni successivi

:Renoir, Toulouse-Lautrec Cézanne, fino ai protagonisti del fenomeno Simbolista.

Non son9 neppure trascurati i vari movimenti d’avanguardia e i loro principali interpreti, ma anche e soprattutto i nomi ritenuti erroneamente di second’ordine che tali non sono.

Autori sempre in contatto fra loro mentre operavano in un contesto sociale in via di definizione, si ritrovano in numerose declinazioni anche a carattere specificamente nazionale quando non riuniti per aree tematiche di trattazione: da Braque a Matisse, da Pechstein a otto Dix, Giacometti e Campigli, Vedova, Capogrossi da Kandinskij a Klee, da Miró, da Hartung a Dubuffete jean Foutriet con la rsporesentanza piu nordica fi “C.O.B.R.A”

Tra i maestri della grafica, e in particolare quella di divulgazione, non manca nemmeno la figura di Georges Rouault, presente con l’acquatinta a colori Christe en croix (1936), cui è dedicato uno spazio unitario alla meta esatta del percordo espositivo, summa della sua ricerca sulla figura del Cristo su cui l’artista ha insistito per anni.

Di questo lavoro è presentata la versione definitiva e cinque esecuzioni a colore e una in nero, la cui sequenza rende evidenti i passaggi necessari per ottenere il risultato finale che così risulta leggibile e fruibile anche per il visitatore meno addentro alle vostre dell’arte.

L’esposizione propone poi una ricognizione sulla grande tradizione della grafica italiana, con lavori cubisti e futuristi di Gino Severini nel loro periodo da metafisici e di Giorgio de Chirico e i meno noti Giuseppe Viviani e Luigi Bartolini .

Nel contesto italiano della seconda parte del secolo scorso, spiccano inoltre maestri dell’incisione quali Giuseppe Viviani, visto alla mostra sul futurismo a Lecco con Luigi Bartolini e figure di pittori e scultori che, nella stampa d’arte, hanno trovato un terreno di espressione svincolata dal format nel quale ormai si trovavano incasellati. È il caso questo di Giorgio Morandi, Marino Marini, Massimo Campigli (Il gioco del diabolo, 1952) e soprattutto di Anton Zoran Music con un’opera significativa del ’57.

Si tratta di una raccolta ideale, tenuta tematicamente riunita per la durata della mostra e poi fermata in un catalogo molto ben redatto per l’occasione.

È esposizione fra poche realizzate nell’ambito dell’incisione che mette in rilievo il ruolo e le possibilità espressive delle diverse tecniche, dall’acquaforte alla litografia, dalla xilografia e di quel particolare connubio con la fotografia del pochoir.

Oltre a quanto già detto sussiste anche il fatto non trascurabile della relazione tra i maestri e i loro stampatori di fiducia: un rapporto non gerarchico ma al contrario in perfetto equilibrio nel quale ciascuno dava prova delle migliori arti e talenti unificati, il che supera di gran lunga i confini tracciati tra ideatore ed esecutore.

LUCA NAVA

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