PIACENZA. La clamorosa ricomparsa del dipinto Ritratto di signora di Gustav Klimt, sottratto nel 1997, è al centro dell’ultimo romanzo, uscito in questi giorni, di Gabriele Dadati, La modella di Klimt. La vera storia del capolavoro ritrovato (Baldini+Castoldi, 224 pagine, 17 Euro).
«Alle ore 17 e 28 di martedì 10 dicembre 2019, spiega l’autore, mentre ero sotto la doccia a ritemprarmi dopo giornate piuttosto faticose, mi è arrivato un whatsapp da Jonathan Papamarenghi, assessore alla cultura del Comune di Piacenza. Seguito tre minuti dopo da un secondo messaggio.
Ho visto attraverso il cristallo del box lo schermetto illuminarsi, mi sono risciacquato con calma, sono approdato sul tappetino e dopo essermi stretto nel telo ho recuperato il cellulare da sopra la lavatrice. I due messaggi – uno era di testo, l’altro uno screenshot dal sito del quotidiano locale – raccontavano una cosa enorme: a distanza di quasi ventitré anni dal furto, aveva fatto la sua ricomparsa in città Ritratto di signora di Gustav Klimt, rubato nel febbraio 1997 dalle sale della Galleria d’arte moderna».
Lo scrittore, che ha attivamente collaborato alle attività scientifiche della raccolta piacentina, operando a stretto contatto con l’allora direttore Stefano Fugazza, ricorda il clamore mediatico della notizia, «che di lì a poco sarebbe rimbalzata su testate giornalistiche di quasi cento Paesi nel mondo, aveva del sensazionale perché l’opera, appena prima di essere trafugata, era stata oggetto di una scoperta che ne sanciva l’unicità: Klimt, infatti, l’aveva dipinta due volte. Non nel senso che aveva dipinto due tele con lo stesso soggetto, cosa non rara nel corso della sua carriera, ma che nel 1910 aveva completato il quadro, nel 1912 l’aveva esposto a Dresda e fatto pubblicare su una rivista internazionale, e infine cinque anni dopo l’aveva rimesso sul cavalletto e salvando solo il volto della giovane ritratta le aveva cambiato vestito e acconciatura.
L’aveva intuito una studentessa delle superiori, Claudia Maga, mettendo a confronto quasi per caso il quadro del museo piacentino con una vecchia fotografia pubblicata in un “Classico dell’arte” Rizzoli. Questo avveniva nella primavera del 1996. Nel febbraio seguente, però, l’opera era stata misteriosamente e forse rocambolescamente rubata, visto che la cornice era stata rinvenuta su un lucernario della Ricci Oddi».
Stiamo parlando di un’opera di eccezionale qualità compositiva in cui il volto, dolce e sereno di una donna, sembra guardare direttamente l’osservatore. La morbidezza del tratto e la pastosità del colore rendono il tutto estremamente equilibrato.
Legittime anche le domande che si pone Dadati: «a ritrovare l’opera erano stati i giardinieri, aprendo per caso una nicchia esterna del muro perimetrale del museo. Ma chi ce l’aveva messa e perché? Era evidente che era lì da poco. Dov’era stata nei ventitré anni prima? Chi l’aveva rubata? E ancora prima: chi era la donna ritratta da Klimt? Perché il pittore era intervenuto due volte sulla stessa tela?». Di qui l’idea del libro.
«Il 30 gennaio seguente sarei stato interrogato presso la questura di Piacenza come «persona informata sui fatti», nell’ipotesi che Fugazzami avesse rivelato qualcosa, nelle lunghe giornate insieme. Mi avrebbero tenuto di fronte a una scrivania per cinque ore: non ottenendo granché, a dire la verità. Perché mi chiedevano di ricordare cose mai dette, né avvenute. Se mi avessero invece chiesto di raccontare la visione che avevo come romanziere – la narrazione intuisce infatti tracce secondo metodi d’indagine tutti suoi – avrebbero avuto molta più soddisfazione. Non l’hanno fatto. Amen. Sono uscito di lì sapendo che mi sarei preso l’agio di spiegare com’erano andate esattamente le cose in un libro».
Per completezza aggiungiamo che il dipinto di Klimt, dopo la preview in streaming, sarà nuovamente esposto alla Galleria Ricci Oddi in una speciale teca appositamente predisposta per l’opera.
AUTORE: SIMONE FAPPANNI (Riproduzione del testo riservata
NOTA. Si ringrazia Gabriele Dadati per il testo e le immagini a corredo.