LA NATIVITÀ MISTICA DI BOTTICELLI FRA SIMBOLI E ALLEGORIE

Sandro Botticelli, Natività mistica, 1501, National Gallery, Londra, fonte immagine: Wikipedia Commons

MILANO. Spesso l’arte è in grado di narrare episodi sacri ed evocarne il mistero sotteso attraverso allegorie e un linguaggio simbolico, è il caso della “Natività Mistica” di Sandro Botticelli.

Il dipinto, realizzato nel 1501 e conservato alla National Gallery di Londra, rappresenta una natività, animata da numerose figure umane e divine, che cela in sè la narrazione dell’irrompere della grazia divina nel mondo che trasfigura e rigenera tutto il creato, motivo di origine savonaroliana, che tradisce la suggestione del pittore per il messaggio del domenicano all’indomani dei “torbidi d’Italia” accaduti dopo la morte di Lorenzo de’ Medici.

Il dipinto presenta un impianto decisamente arcaizzante, in cui i personaggi nei tre registri in cui è suddiviso, che rappresentano il divino ovvero gli angeli del registro superiore, l’umano – la grotta, con la sacra famiglia, i re magi e i pastori nel registro centrale – e il sotterraneo/demoniaco, con i demoni che spariscono nelle viscere della terra nel registro inferiore, vengono presentati senza nessuna gerarchia prospettica, ma attraverso la variazione della grandezza delle figure secondo il loro significato religioso. Anche il paesaggio in cui la scena è inserita è decisamente goticizzante, soprattutto il bosco con le piante disposte ordinatamente a semicerchio intorno alla grotta quasi a proteggere e rimarcare la purezza di questa nascita e della sua concezione, esplicito riferimento alla figura della Vergine.

L’opera è complessa e particolarmente intessuta di simboli e allegorie che si dispiegano attorno all’iconografia tradizionale della sacra famiglia, al centro della composizione, rappresentata in una stalla, con il bambino che tende le braccia ad una dolcissima Madonna avvolta nel manto blu, simbolo della trascendenza divina scesa su di lei in seguito alla sua accettazione del farsi madre del Redentore.

A destra e a sinistra della sacra famiglia si trovano due angeli che mostrano il bambino ai Re Magi, a sinistra, e a due pastori a destra, degno di nota è poi, del tutto eccezionale, il cerchio di angeli sopra la grotta. Le figure angeliche danzano sotto un cielo dorato – a rimarcare la divinità della provenienza del bambino appena nato – e tengono in mano rami d’ulivo, simbolo della pace che il Redentore è venuto ad offrire agli uomini, appese ai rami pendono delle corone, simbolo della regalità divina di Gesù. Anche nel registro inferiore si trovano tre angeli, le cui vesti verde, bianca e rossa alludono alle virtù teologali, speranza, fede e carità. In questo registro gli angeli si stringono in un abbraccio a figure umane con il capo incoronato di alloro – poeti – a rappresentare l’unione del divino e dell’umanità salvata, mentre ridicoli demoni trafitti e sconfitti sono destinati a scomparire nelle viscere della terra.

AUTRICE: MICHELA GATTI