LA PRESA DI CRISTO DEL CARAVAGGIO A PALAZZO CHIGI

La prima versione della famosa composizione del Caravaggio raffigurante la Presa di Cristo.

ARICCIA. Palazzo Chigi ad Ariccia, fino al 14 gennaio 2024, ospita in mostra, per la prima volta al pubblico, a conclusione del suo restauro e delle indagini diagnostiche, un vero capolavoro sconosciuto: la prima versione della famosa composizione del Caravaggio raffigurante la Presa di Cristo.
L’opera infatti era stata esposta soltanto nel 1951 alla storica Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi tenuta presso il Palazzo Reale di Milano a cura di Roberto Longhi, quando si presentava sporca e con varie
ridipinture, rimosse dopo il recente restauro. Le indagini hanno evidenziato radicali cambiamenti ed estesi pentimenti, che ne avvalorano l’assoluta autografia, confermata per la sua qualità molto alta da autorevoli studiosi sin dalla sua ricomparsa nel 2003.
In ragione della sua eccezionalità il quadro è stato notificato dallo Stato Italiano con Decreto del 2
dicembre 2004 del Ministro dei Beni Culturali come opere di particolare interesse per la Nazione.
Ne vengono documentate per la prima volta in mostra le prestigiose provenienze: la collezione Mattei, la
collezione Colonna di Stigliano e la collezione Ruffo di Calabria, per il cui tramite è pervenuta presso
all’attuale proprietario.

La Presa di Cristo della collezione Mattei, nota attraverso numerose copie e presunti originali, è una delle
composizioni spiritualmente più intense e ricche di pathos dell’attività romana di Michelangelo Merisi da
Caravaggio (Milano 1571 – Porto Ercole 1610).
Essa costituisce un vero corrispettivo a destinazione privata delle stupefacenti tele della cappella
Contarelli in San Luigi dei Francesi (1599-1600) e della cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo (1600),
che segnano una radicale svolta in termini espressivi nella produzione dell’artista lombardo, dopo la
prevalenza di soggetti di genere e a tema mitologico degli anni precedenti.
In questa sede si ripercorre la controversa storia della potente invenzione caravaggesca e delle sue
testimonianze pittoriche, che hanno un vertice nelle due redazioni della raccolta Ruffo di Calabria,
ritrovata da Roberto Longhi nel 1943, e della Compagnia dei Gesuiti di Dublino, in deposito presso la
National Gallery of Ireland dal 1993.
Le due versioni sono entrambe autografe, ma dotate di autonomia formale ed espressiva, con una
precedenza della versione Ruffo, di cui quella irlandese è una replica con varianti rivisitata nelle
caratteristiche pittoriche e d’impianto, migliorandone il classico decoro in senso iconografico ed estetico
rispetto al carattere “espressionista” e fortemente drammatico del prototipo.
Nessuna opera di Caravaggio ha conosciuto nelle sue redazioni principali vicende collezionistiche così
travagliate, con la pubblicazione di un romanzo thriller, un rocambolesco furto e una paradossale vicenda
giudiziaria, che da sola meriterebbe una trattazione specifica.
La complessità d’impianto, i contenuti iconografici, iconologici e concettuali della composizione
caravaggesca, che non ha corrispettivi nelle opere del Merisi a destinazione privata, paragonabile per le
problematiche sottese a quelle delle pale d’altare, merita una trattazione monografica, oggetto di questo
evento.
Viene ricostruito idealmente sull’altana di Palazzo Chigi l’atelier di Caravaggio, collocando la tela su una
parete a fondo nero, con luce proveniente diagonalmente dall’alto a sinistra, come testimoniano le fonti
storiche (Bellori, Mancini). L’altana infatti nel passato era stata destinata anche a laboratorio di restauro
di quadri, come spesso avveniva sul.le altane dei palazzi romani.
Nella stessa sala sono esposti pannelli a luce retro-riflessa con la radiografia dell’opera, la sua riflettografia
e una riproduzione della versione di Dublino.
Pannelli didattici documentano le 15 copie della composizione e la sua storia.
Vengono esposte anche la Presa di Cristo del Cavalier d’Arpino, un dipinto rinascimentale ambito di
Giorgione raffigurante il medesimo soggetto e una versione della Baruffa di Bruttobuono di Francesco
Villamena, riferimenti per la composizione di Caravaggio.
Nella sala quadrata, collocata sotto l’altana, sono invece esposte copie contemporanee tratte da dipinti
celebri di Caravaggio eseguite dai pittori Nicola Ancona, Giancarlo Pignataro, Luciano Regoli, Guido
Venanzoni.
La mostra, sostenuta anche dall’intervento dell’associazione culturale “Comitato di San Floriano” di
Illegio – nota per le mostre internazionali d’arte che annualmente propone nella località alpina del Friuli
–, è sponsorizzata dalla Fondazione Meeting del Mare – C.R.E.A. (cultura religioni e arte), istituto di
cultura che ha sede nel Cilento, a Camerota – realizza importanti progetti d’arte e mostre in tutta Italia,
in particolare modo nelle regioni del Sud, con lo scopo di fare, della Bellezza, un potente veicolo di
promozione umana e sociale –. Il catalogo è finanziato con contributo della Fondazione BCC dei Castelli
Romani e del Tuscolo. L’allestimento è curato da Glocal Project Consulting, che promuove mostre d’arte
in molti paesi del mondo.
La mostra verrà ospitata successivamente a Napoli, in una prestigiosa sede museale.

FONTE. Testo e foto, inseriti al solo scopo di presentare l’evento: press kit Ufficio stampa Palazzo Chigi