LA REALTÀ ED L’ESOTERISMO NELL’OPERA XILOGRAFICA DI DE BARBARI: IL “BARBARO” STREGATO DALLA LAGUNA

Jacopo de’ Barbari – Vittoria sdraiata in mezzo ai trofei (Minneapolis Institute of Art), fonte immagine: Wikipedia

MILANO. Nell’anno 1500 il pittore ed incisore Jacopo de Barbari (o dei barbari, per indicare la sua origine mitteleuropea), trova modo di realizzare una impresa artistica mai tentata prima, ovvero una veduta a volo d’uccello della citta’ di Venezia, che rappresenta ad oggi uno straordinario documento di precisione topografica e che consente di riconfermare e ritrovare la serenissima come una delle citta’ meglio conservate dal ‘500 ad oggi.

Una delle tirature originali di questa enorme incisione realizzata su sei blocchi lignei ( le cui matrici cinquecentesche sono conservate al museo Correr) è in esposizione temporanea (a seguito di una movimentazione per restauro e quindi non in mostra ufficiale), per ironia della sorte, nella città viscontea di Vigevano che fu una delle appendici del Ducato milanese, per decenni in lotta con la Serenissima per questioni territoriali.

L’artista di origini nordiche ( e il suo cognome ne è un chiaro indizio) stando alle fonti, dovrebbe aver vissuto fino al 1516 o 19 e nell’arco di una poco più che sessantenne esistenza, lavorò viaggiando molto, frequentando come approdo ineludibile per un uomo della sua tempra la corte di Massimiliano d’Asburgo, entrando quindi in contatto con il mondo alchemico a cui tanto era affine l’imperatore.

Durher era al conoscenza dell’impresa incisoria di Jacopo e del fatto che il ” barbaro” aveva anche realizzato anche un trattato sulle proporzioni umane.

L’artista tedesco lo recupero’ e ne lesse i passaggi più incisivi, dichiarando di aver tentato di capirne i principi, ma senza cogliere granché’, lasciando trasparire in modo evidente che il maestro, enigmatico quant’altri mai, avesse voluto conservare per se misteri esoterici e in parte legati alle pratiche magiche diffusissime nel XVI sec. e che ormai si sarebbero per sempre conservati come misteri nella sua tomba.

L’immagine della grande incisione a volo d’uccello della città’ serenissima, edita dallo stampatore tedesco, Anton Kolb, di istanza a Venezia e’ dato che conferma i rapporti con il mondo d”oltralpe della serenissima e la crescente vivacità’ dello stesso in prossimità’ dello scatenarsi della riforma luterana.

L’opera del De Barberi conosce un notevole successo specialmente nel nord Europa, accessibile da Venezia attraverso i passi alpini come quello che, transitando da Feltre ( altro centro umanistico formidabile), offre viatico a numerose personalità di diffondere una idea di Venezia come città esoterica, protetta da Mercurio e Nettuno, secondo la tradizione neoplatonica, da sempre numi tutelari dei commerci su mare.

Ancor prima della incisione che oggi è dato pregio di osservare, si conosceva la topografia dell’area attorno Venezia dai teleri di S.Giovanni Evangelista delle gallerie dell’accademia, piu o meno coevi, all’incisione in esame.

Tuttavia la veduta del De Barberi, suddivisa in sei fogli, della serenissima mostra una veduta trasposta certamente con la precisione realistica del topografo, ma la corredata da una “cornice” che denuncia una veduta particolare, in perfetto stile mistagogico/ alchemico che necessita di una traduzione da linguaggio simbolico afferente la realta’.

Compaiono nubi, le personificazioni dei quattro venti, compare Nettuno nel mare e Mercurio nel cielo

Compare anche il simbolo del caduceo, il bastone con avvolti i due serpenti fronteggiarsi, già conosciuto e usato dagli sciamani della.mezzaluna fertile.

Nell’incisione però sono invece che in lotta, in pace ( allusione a un altro significato)e al tempo stesso il caduceo diviene simbolo che l’autore associa al suo nome, tanto che, in molte incisioni, il cadduceo si sostituira’ alla stessa firma del De Barberi.

La concezione della realta’ di Jacopo, e’ fortemente intrisa della mentalita’ esoterica del mondo germanico o comunque nordico che molto ha frequentato.

La citta’si presenta cosi solo parzialmente quella della fama di potenza navale quale era, ma come un gioiello custodito in un cuscino di nuvole e da due divinita’ della Roma antica: una veduta aulico, quasi atropopaica

Ma una considerazione cosi enfatizzata della città, mostra tutta l’ambiguità’ della proposta artistica e filosofica al tempo stesso di questa enigmatica personalità’.

La narrazione si dispiega in soggetti definiti a bulino, apparentemente comuni: figure singole o circostanze agresti. Compare un pergolato sotto cui donne conversano amabilmente, in un luogo sostanzialmente privo di collocazione spazio- temporale, il che sposta alla successiva domanda, su chi siano costoro davvero, e di cosa stiano conversando.

Altre incisioni apprezzabili raffigurano figure di vecchi come allegoria di kronos personificato in atteggiamento di scrivano delle vicende umane e li, posto a presidio, o forse come obolo simbolico, il caduceo(figure).

Queste incisioni arrivano ad un livello di vertiginosa bellezza, anche nella pratica in xilografia, in cui si privilegiano le grandi dimensioni unitamente alla raffinata profondità chiaroscurale ottenibile con la perizia degna della più prestigiosa ‘arte orafa della tradizione” dei”” barbari”.

Questa visione organica della realtà’, si e’ trasposta anche in pittura, dove Jacopo, oltre ai soggetti sacri, propone poi, per interesse personale, di sperimentare una indagine della realtà tutta sua.

In un dipinto conservato all’Alte Pinacoteke

di Monaco, Jacopo ritrae una pernice, due manicotti d’armatura e un dardo che e’ servito per colpire il volatile.(figura)

L’attenzione nella resa materiale e sinestetica deI muro sul quale sono appesi i volatili si mostra qualitativamente alta e nulla porta a dubitare che quella superficie muraria sia slavigiata, una luce calda ma come serotina illumina la scena: cosa significa? a cosa allude questa composizione? Una metafora della vita o di un frammento di essa? Oppure entrambi?

Tecnicamente si tratta dei primi esperimenti illusionistici che tanto faranno il successi della scuola nordica, specie in trompe D’oeil, ma che di queste iniziali sperimentazioni conserva un calore vitale italico.

Metafisico nella sua concretazza, e per questo sfuggente, questo apparato di imnagini chiaroscurali, come se la realta’fisicamente proposta godese di una identita’, una alterita’, che e’ difficile descrivere.

Risulta quasi impossibile condividere a parola il mistero intimo delle cose e di rimando delle stesse rappresentare.

Se intuizione c’è allora questa avviene in prima istanza, senza necessità di racconto interposto da altri. Avviene nel singolo uomo alla cui conoscenza alchemica, esse si rivelano in modo esclusivo.

Mistero e insondabile senso delle cose, cosi sembra proporsi, nei temi e nei pensieri, la pittura e l’incisione del nostro artista, per metà italiano e per metà teutonico .

Una difficolta’, quella di intelligere, che si puo con ragionevolezza riportare anche nel modus vivendi quotidiano fatto di apparenza, di molte parole ma che non riescono a lambire l’intimita’ e il significato piu profondo delle cose, ascoltando. E pur ascoltando, difficile diviene coglierne il significato; diretto o/e di rimando.

La visione e considerazione complessiva delle incisioni, specie se d’alta epoca, costituiscono, se ben comprese, un ottimo repertorio interpretativo dei modelli iconografici a venire nelle maggiori opere pittoriche. In questo caso del rinascimento nordico e non solo, ma in genere è una dinamica che si riscontra anche in altri importanti frangenti storici.

LUCA NAVA