CASTELVETRO P.NO Deporre la coscienza, la conoscenza ed entrare in quell’abbandono che apre alla ricettività del femminile: questa è la via che apre ad una visione analogico sintetica dell’esperienza e del fare arte, che Aurobindo chiamava “Overmind” e James Hillmann “Pensiero del cuore”.
La mostra “ImmaginAzioni”, in corso al Castello Pallavicino – Casali di Monticelli d’Ongina, promosso dal Gruppo Mostre e da Noi dell’Arte, con opere di Mario Ghizzardi, Giuseppe Trentacoste, Giorgio Roncon e Adriana Montali, e il Convegno internazionale “Immaginazioni letterarie”, svoltosi lo scorso 19 novembre, curato da Edizioni WE, hanno ispirato tutti i partecipanti, me compresa. Infatti, assorbita da immagini, parole e suggestioni, come Pollicino mi sono lasciata guidare da minuscoli sassolini gettati qua e là dai presenti e, approfittando di una sincronica contingenza, ossia il fatto di essere l’ultima relatrice in ordine di esposizione, mi sono fatta “parola” nell’esprimere quanto era già lì, a portata di mano, o meglio, di voce, pronto a manifestarsi.
Il tema della mia conferenza: “La realtà sperimentata attraverso i quattro elementi: aria, acqua, terra e fuoco, modi diversi ma complementari di interpretarla”, aveva l’intento di suggerire quanto gli elementi, intesi nella loro accezione psicologica, modulino l’esperire umano a partire da degli a-priori che il filosofo contemporaneo, Mauro Carbone, chiama Archi-schermi, ossia dei vettori capaci di attivare pensieri, conoscenze e desideri; proprio perché rappresentati da una superficie che si investe di una pluralità di statuti, diventano imprescindibile cifra espressiva dell’essere umano. La riflessione sugli schermi si innesta così a pieno titolo nel dibattito culturale contemporaneo sull’umanizzazione delle tecnologie, in cui l’arte deve riflettere e trovare una sua collocazione nella società che non sia posticcia o meramente decorativa. Quindi, parlare di schermi ci riporta magicamente su un terreno anti-teleologico, non dogmatico, scevro da facili giudizi di valore di matrice culturale, per lasciare il passo alla dimensione dell’esperienza, il cui senso viene impresso dall’essere umano, nella piena intenzionalità, unica e personale, del proprio agire.
Immersa quindi nell’unicità di quel momento, mi sono accorta di quanto ogni conferenziere avesse modulato lo schermo di cui parlava, il libro, partendo da un peculiare elemento che tendeva a prevalere rispetto agli altri. Ed è così che l’ascolto di Simona Adivincula, scrittrice e Presidente dell’Accademia Rotariana Italiana di Arti e Lettere, si è trasformato in fuoco, carico di forza, passione, ottimismo e volontà nel raccontare la sua esperienza di vita e lavoro. Maria Letizia Borgia, la seconda relatrice, ha attivato l’elemento terra: lineare, precisa e consequenziale, il suo linguaggio ha raccontato del suo metodo MLBsystem, ALGORITMO ANTICRISI con perizia, per poi passare al critico letterario Claudio Ardigò che mi ci ha trasportato nell’elemento acqua, quello intriso di emozioni, di non detti che fanno da eco alle parole, di grande cuore. Il viaggio è poi proseguito con Enrica Trovati, attrice e regista teatrale, che ci ha accompagnati nell’elemento aria: fresco, leggero ma attento ad usare le parole giuste perché esse possono ferire più di una spada.
Il dialogo con gli elementi si è però contestualmente intrecciato con lo schermo della tela, ove ciascun artista lo ha curiosamente permeato del proprio temperamento predominante: Mario Ghizzardi ha espresso l’elemento acqua, Adriana Montali il fuoco, Giorgio Roncon l’aria e Giuseppe Trentacoste la terra.
E la sottoscritta?! Mi sono divertita, non me ne vogliano gli autori e gli artisti per questa inaspettata e parziale suggestione che ho restituito ai lettori, a cogliere solo alcune di queste trame sottili che però hanno contribuito a conferire senso all’esperienza. L’arte, ci rimanda questo evento, ci accompagna, in primis, nella relazione con noi stessi, a riconoscere l’invisibile, ad aprirci a nuovi orizzonti di senso e, perché no, a sovvertire vecchi paradigmi per costruirne di nuovi.
Così, se ingenuo è dire che non siamo immersi in una realtà complessa, responsabile è affermare che ogni schermo, soprattutto quelli utilizzati dall’arte, ha un valore espressivo in sé, ma sta a noi imprimere il “come”, l’impronta digitale che lo vivifica degli “elementi” di cui è costituita la nostra essenza. Il messaggio dell’arte?! Se vuoi veramente esistere devi essere. “ImmaginAZIONI” e il Convegno Internazionale “ImmaginAZIONI LETTERARIE” ce lo hanno ricordato.
MARINA MAGHETTI