ROMA. Prossimità e rinarrazione della storia sono i fili conduttori della mostra “Vita dulcis” di Francesco Vezzoli, aperta fino al 27 agosto al Palazzo delle Esposizioni di Roma, che vede l’intersezione di diversi livelli, prendendo spunto dalla più recente produzione dell’artista per proporre al pubblico un inedito e sorprendente percorso che accosta arte contemporanea, archeologia e cinema.
Curata da Francesco Vezzoli e Stéphane Verger, ideata da Speciale Palaexpo, Museo Nazionale Romano e Studio Vezzoli, “Vita dulcis” vuole creare una nuova narrativa, presentando opere e reperti dell’arte classica romana in un percorso espositivo privo di quella “freddezza” e “lontananza” caratteristiche di molte esposizioni museali, immergendo i reperti in un allestimento concettuale-scenografico suggestivo e inaspettato, che li pone in relazione con alcune opere recenti di Vezzoli che incorporano elementi d’epoca antica o che all’antico sono ispirate.
Fin dagli inizi della sua carriera da artista, Vezzoli ha celebrato la Settima Arte come “medium” privilegiato per l’interpretazione della realtà e come riferimento emotivo e narrativo più potente nel dibattito contemporaneo. Naturale dunque per lui accostare i reperti di epoca romana a spezzoni di film ambientati nell’antica Roma.
Così “Fellini Satyricon” (1969), dà lo spunto centrale al tema della sala “Ridentem dicere verum”, dove la celebre sequenza della cena di Trimalcione fa da sfondo a un’installazione di sculture (teste e busti di personaggi storici) apparecchiate come in un banchetto dionisiaco.
MARCELLO TOSI