L’ARTE DI JULIUS EVOLA AL MART: LO SPIRITUALE NELL’ARTE

Julius Evola, Fucina, studio di rumori, 1917-1918, © Archivio fotografico Civici Musei di Brescia, fonte: press kit Mart

ROVERETO. Il Mart dedica una preziosa mostra all’artista e filosofo Julius Evola,che partecipò attivamente all’Avanguardia italiana. Pittore, visse una breve stagione artistica tra il 1915 e il 1921 che abbandonò per dedicarsi allo studio della filosofia, dell’esoterismo e delle dottrine orientali, ermetiche e alchemiche.

“La sua ricerca – spiega Vittorio Sgarbi – può essere intesa come ‘astrattismo mistico’, concetto pertinente con l’opera. Certamente Evola è uno dei più notevoli esponenti dell’arte astratta”

Nato nel 1898 a Roma, Evola esordì come artista frequentando lo studio di Giacomo Balla e interpretando il linguaggio futurista in composizioni dinamiche e vivaci. Intellettuale insofferente nei confronti del “mondo moderno, democratico e materialista” e mosso da un “impulso alla trascendenza”, Evola prese in seguito le distanze dal Futurismo per avvicinarsi a Tristan Tzara, aderendo così alle poetiche del Dadaismo.

L’artista cercava una dimensione interiore in linea con le tendenze astratte europee e il pensiero espresso da Vasilij Kandinskij nel suo celebre saggio, Lo spirituale nell’arte (1912). Anche l’adesione al movimento dadaista però fu di breve durata e il pittore annunciò il suo “suicidio artistico” nel 1922.

Si dedicò a discipline umanistiche ed esoteriche, proclamando controverse e reazionarie posizioni politiche; frequentò ambienti vicini al fascismo – pur contestandone le gerarchie e non tesserandosi mai – e, negli anni successivi alla guerra, del conservatorismo e dell’estrema destra italiana ed europea.

Nel secondo novecento la sua arte venne riscoperta: nel 1963 Enrico Crispolti gli dedicò una retrospettiva alla galleria La Medusa di Roma e, parallelamente, Vanni Scheiwiller pubblicò l’autobiografia intitolata Il cammino del cinabro e ne acquisì l’archivio di scritti dadaisti. Il rinnovato interesse nei confronti della sua arte spinse Evola a ricominciare a dipingere pochi anni prima della morte, avvenuta nel 1974.

La mostra

A cento anni dal suo congedo dall’attività pittorica, il Mart di Rovereto rende conto delle vicende artistiche di Julius Evola dopo un lungo periodo di oblio.

L’esposizione illustra l’intero percorso artistico attraverso una selezione di opere realizzate tra il 1915 e il 1921 e tra il 1965 e il 1970. Pur dedicandosi alla pittura per un arco di tempo brevissimo, Evola ha attraversato la stagione delle Avanguardie interpretandone con orginalità i temi e le istanze. Denominatore comune della sua pratica: la ricerca spirituale.

Tra forti e vivaci contrasti cromatici, il percorso espositivo del Mart è il maggiore mai organizzato. In mostra oltre 50 opere: in una prima parte, i dipinti appartenenti al periodo futurista caratterizzati da elementi astratti carichi di energia e inaspettatamente “psichedelici”; seguono i “paesaggi interiori”, espressione pura dello spirito con riferimenti ermetici ed esoterici; infine, gli anni Sessanta con le repliche delle sue opere storiche e alcuni dipinti figurativi che si discostano dalla sua produzione giovanile.

La mostra è completata da un catalogo con un testo di Vittorio Sgarbi, Presidente del Mart, e saggi dei curatori Beatrice Avanzi e Giorgio Calcara e dello studioso Guido Andrea Pautasso.

FONTE. Testo e foto, inseriti al solo scopo di presentare l’evento: press kit Ufficio stampa Mart.