L’ARTE INQUIETA: PAESAGGI INTERORI IN 140 OPER DA KLEE A KIEFER A PALAZZO MAGNANI

Graham Sutherland Poised Form in a Landscape, 1969 Olio su tela 117 x 170 cm Collezione Barilla di Arte Moderna, Parma fonte: press kit StudioEsseci inserita al solo scopo di presentare l’evento

REGGIO EMILIA. Gli spazi di Palazzo Magnani ospitano, fino al 12 marzo, la mostra “L’arte inquieta”. In esposizione ben 140 opere di grandi maestri dell’arte del ‘900 e dell’oggi – da Paul Klee, Max Ernst, Alberto Giacometti, Jean Dubuffet a Hans Hartung e Anselm Kiefer, da Antonio LigabuePietro Ghizzardi, Cesare Zavattini a Maria Lai,  Alighiero Boetti, Emilio Isgrò, Carla Accardi con opere su questo intrigante soggetto.

Questi i dettagli desunti dal comunicato stampa.

Si tratta di una sequenza mai vista di capolavori di grandi interpreti, anche dell’art brut internazionale e italiana. Accanto ad essi, per la prima volta, le creazioni inedite che provengono dagli Archivi del San Lazzaro, quello che fu il “Manicomio” di Reggio Emilia.

Al centro di questa mostra, le opere rivelano l’urgenza creativa e la vitalità dei linguaggi dell’arte, necessari all’esplorazione degli infiniti volti ed espressioni dell’identità umana.

Un’esposizione – questa curata da Giorgio Bedoni, Johann Feilacher e Claudio Spadoni – dove ad emergere è l’impulso creativo degli artisti, di cui sono frutto opere uniche che sorprendono, stupiscono e coinvolgono il visitatore.

In ciascuna delle stanze tematiche di questa grande mostra, autori e opere si confrontano per affinità di generi e di linguaggi in un percorso espositivo che indaga la bruciante vitalità dell’artista, la sua inquieta ricerca sull’identità, sospesa tra sguardi sulla storia e l’esplorazione di paesaggi interiori.

L’arte deve comunicare, lanciare dei messaggi, servendosi  di espressioni forti, barbare, violente, vandaliche. L’arte non è un’immagine piatta, levigata e lucida, che gli acidi emozionali non possano attaccare. Al contrario l’arte graffia e disturba, è stridore, imperfezione e invenzione. Per questo bisogna opporsi al razionalismo che vuole invadere dei territori che non gli appartengono, i territori  dell’immaginario”.

L’affermazione di Asger Jorn, riverbera quella di Paul Klee che così si esprime: “Più di uno non riconoscerà la verità del mio specchio. Deve comunque rendersi conto che io non sono qui per riflettere la superficie (questo può farlo la lastra fotografica) ma che devo penetrare all’interno. Io rifletto fino all’interno del cuore. Io scrivo parole sulla fronte e attorno agli  angoli della bocca. I miei volti umani sono più reali di quelli veri”.

L’arte è un sismografo sensibile ai confini incerti, ci interroga sulla natura dell’uomo, su sogni e desideri collettivi, è un viaggio che evidenzia quanto la vicenda umana possa essere stupefacente e imprevedibile, al di là di qualsiasi forma e confine tracciato. Come questa mostra autorevolmente conferma.

L’esposizione è il momento culminante di Identità Inquieta, il cartellone di eventi, mostre e performance promosso da diverse istituzioni culturali del territorio per raccogliere domande e mostrare visioni sulle infinite sfumature dell’identità.

FONTE. Testo e foto, inseriti al solo scopo di presentare l’evento: press kit Ufficio stampa Studio Esseci