L’ARTE NEI PALAZZI DEL POTERE NEL LIBRO DI TIZIANA FERRARI

Tiziana Ferrari con il suo libro L’arte nelle istituzioni (Skira)

ROMA. Le opere d’arte delle collezioni del Senato, tra tesori nascosti e intrighi di palazzo, sono al centro di un avvincente libro di Tiziana Ferrari, la prima curatrice delle collezioni d’arte presso la presidenza del Senato italiano. Il volume s’intitola L’ arte nelle istituzioni (Skira, pp. 196, ill.) e può essere acquistato cliccando qui.

“Il libro – spiegano le note editoriali – racconta la parabola di un proposito in anticipo sui tempi: quello di censire le opere d’arte custodite e celate nei palazzi della politica. L’autrice è stata artefice, a partire dal 2009, di un progetto pilota nell’ambito della valorizzazione dei beni artistici della camera alta del Parlamento. L’intento era pionieristico: la creazione di un vero e proprio archivio scientifico delle opere d’arte giunte al Senato dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri.

Tiziana Ferrari racconta la sua storia, piena di colpi di scena e intrighi “di Palazzo”, in un saggio scientificamente fondato ma dal passo narrativo. La storia, fatta di entusiasmo e determinazione, dello scontro a volte solitario con i gangli di alcuni ambienti governativi.

Non solo: questo volume vuole essere un sasso gettato dentro lo stagno di un dibattito attuale, quello che investe la valorizzazione moderna di uno spaccato dell’arte celato al grande pubblico – opere clandestine, testimoni silenti della nostra storia nazionale.

Con spirito d’innovazione, in questa pubblicazione l’autrice vuole anche indicare un metodo efficiente di gestione e valorizzazione dei beni culturali. Un libro che interessa non solo il cultore della materia, ma in genere tutto il pubblico curioso di conoscere i meccanismi segreti che si celano dentro l’arte e dietro le porte dei palazzi del potere”.

L’autrice ha risposto – e la ringraziamo – alle nostre domande sul libro.

Da dove nasce l’idea di questo libro?

Nel Gennaio 2010 ricevetti dal Presidente del Senato un incarico ufficiale per un progetto di valorizzazione e comunicazione della quadreria del Senato. Mi sono occupata per prima cosa dell’aggiornamento degli archivi e del censimento scientifico delle opere d’arte, un lavoro “pionieristico” in quanto mai svolto prima. In quegli anni presentai convegni e pubblicazioni istituzionali a Palazzo Madama. Il libro nasce da lì: dall’idea di non dimenticare il lavoro svolto all’epoca, che non è stato esente dai rischi e dalle insidie dell’apparato burocratico.

 Come è stato strutturato?

Il libro ha un passo narrativo, pieno di colpi di scena e di misteri di Palazzo, ma al tempo stesso è disseminato di considerazioni e digressioni sui temi della valorizzazione e gestione delle raccolte pubbliche, sulla burocrazia e le sue frange deviate che soffocano la pubblica amministrazione e sul metodo che ho adottato per il mio lavoro, che ha portato a rilevanti scoperte. Si colloca dunque a metà tra saggio e narrativa, ma il “cuore” del volume è la trascrizione fedele del contenuto dei due convegni tenuti in Senato per le pubblicazioni d’arte a mia cura; ritengo queste conferenze un unicum nella storia dell’Istituzione.

A chi si rivolge?

E’ un volume divulgativo per chi ama la storia e ha a cuore la meritocrazia, che spesso è vistosamente assente nelle Istituzioni del nostro Paese. 

Quali opere ritiene maggiormente significative fra quelle che ha considerato nel volume?

Sicuramente la mia prima scoperta, fatta insieme a Nicola Spinosa: i due Solimena di Palazzo Madama, l’uno che ci mostra Zeusi che dipinge il ritratto di Venere scegliendo a modello le fanciulle di Crotone, e l’altro Apelle che dipinge il ritratto di Pampapse alla presenza di Alessandro il Grande. Li ritengo affini alla mia idea dell’arte, capace di rappresentare al meglio la Bellezza e mostrare la propria superiorità sul potere politico e militare. Osserviamo il secondo dipinto: Apelle, grande pittore e ritrattista ufficiale di Alessandro Magno, ritrae Pampapse, una giovane amante del re macedone. La figura quasi minacciosa del sovrano circondato dai compagni d’arme è un’evidente immagine del Potere: ma ad Apelle nulla importa di quell’incombente presenza, e prosegue indisturbato nella sua opera e nella sua arte.

Che rapporto c’è tra arte e potere?

Argomento difficile, troppo ampio da trattare in una breve risposta, ma senz’altro di grande fascino. Arte e potere a mio avviso sono concetti più che mai distanti, anzi agli antipodi. Idealmente, l’arte dovrebbe essere libera da ogni vincolo, ma il millenario rapporto tra artista e committenza esemplifica l’eterna dialettica tra arte e potere. Però bisogna essere chiari: è il potere politico a rivolgersi all’arte per ottenere la propria legittimazione, riconoscendo così ad essa la supremazia (è questo il “potere dell’arte”). Gli elementi che danno vita all’arte sono l’ispirazione e la libertà: anche sotto i regimi più repressivi, l’arte sa essere sottile e allusiva, e contenere in sé i segni della ribellione e dell’opposizione; e se questi mancano, non si tratta di arte, ma di celebrazione, maniera, propaganda.

AUTORE: SIMONE FAPPANNI