L’ARTE PERFETTA DI CARLA MURA

Un’opera di Carla Mura

MILANO. La storica Libreria Bocca, nel cuore del capoluogo lombardo, preseenta, fino al 7 novembre, la mostra di Carla Mura dal titolo “L’arte perfetta”. Curata da Vera Agosti, la rassegna si connota per un raffinato astrattismo ricco di intriganti componenti metaforiche.

L’artista ha gentilmente risposto alle nostre domande sul suo percorso creativo: la ringraziamo sentitamente.

Come nasce la tua arte?

Io sono sempre stata appassionata dell’arte sin da bambina, viaggiando con la mia famiglia in musei d’Italia e del mondo. Ho iniziato poi a frequentare artisti quando abitavo a Cagliari, la mia terra natia e dopo aver studiato musica per dodici anni ho iniziato a dipingere affascinata dalle tecniche astratte che vedevo nei quadri di amici e professori artisti. Ho avuto per anni voglia di sfogare le mie emozioni con particolare motus istintuale usando sempre le mani immerse completamente nei colori, anche alla Emilio Vedova o Jackson Pollock , ovviamente sempre con un personale linguaggio. Prediligevo paesaggi astratti e i colori meravigliosi della mia città. Perché il blu del mare e del cielo ed i tramonti della Sardegna sono straordinari.

Successivamente, dopo qualche anno ho iniziato ad usare il filo, materiale a me molto caro, poiché , essendo un materiale fragile ma resistente e forte l’ho identificato con il  mio carattere e la mia persona, quindi non me ne sono più allontanata, sino ad ora.

I tuoi lavori hanno una particolare notazione astratta. Ce ne puoi parlare?

I miei lavori astratti provengono da una sintesi di visioni metropolitane, come i miei quadri Metropoli, dedicati alle città in movimento, visto che sempre di più viviamo in situazioni di velocità fisica e mentale, sempre però accompagnati da una riflessione verso il “vivere il momento” e rendere uniche ed importanti le esperienze e le meravigliose cose che vediamo quando viaggiamo. Sono pensieri concreti che restano e resteranno come storia mia compatibile a pensieri di tanta altra gente che vive come me in modo profondo. Scelgo i colori in base allo stato d’animo, sempre diverso, anche ripetuto.

Le geometrie e le architetture sono spunti nuovi per delle strutture da costruire o dettagli di Ponti o di meccaniche strutture esistenti in natura, come Pullman o Ponti o case stilizzate, espresse in dettagli nuovi e non precostituiti realizzate utilizzato chilometri di fili di cotone intorno alla tela o anche al plexiglas ed altri materiali che fanno si che l’opera sia piatta e quindi particolarmente concreta.

Quale messaggio vuoi trasmettere con i tuoi lavori?

Il messaggio è universale, la calma e la tranquillità che io trasmetto nelle mie opere, piuttosto che la pazienza, la delicatezza, l’attenzione verso uno strumento delicato fungono da metafora alla vita ed al mondo che viviamo. Tutto dovrebbe essere trattato in questo modo, per me. L’attenzione, la delicatezza, verso ogni cosa al mondo, farebbe si che la natura, le persone vengano rispettate nelle loro entità naturali e ci sarebbero meno problemi di “riparazioni” sia in termini di clima, sia in termini di rapporti tra la gente, sia in termini di gestioni tecniche o problemi caratteriali comuni, argomenti e concetti molto importanti e sempre di più in questo momento. Ho sempre amato la psicologia e la filosofia ed è molto difficile, a parole rendere chiari concetti che esprimo invece in Arte. Chi guarda i miei quadri dovrebbe diventare un po’ intuitivo da poterli leggere cosi come abbiamo fatto tutti, nel tempo con i grandi artisti come Fontana, Boetti , Schifano parlando dei moderni o anche di quelli storici. Quindi il pensiero, la riflessione diventano fondamentali per capire o per respirare l’arte. Fermarsi un po’ e cogliere profondi stati per vivere più in armonia, con se stessi e con gli altri, di conseguenza.  Le persone più abituate a viaggiare, a conversare a vivere la vita con rispetto sono quelle che riescono ad apprezzare le mie opere e di questo ne sono molto fiera.

“Il titolo – spiega la nota stampa – è ricco di significato ed allusioni. Il mondo arabo, per esempio, sapeva che la perfezione non appartiene all’uomo. Gli annodatori degli antichi tappeti persiani, per timore di entrare in competizione con Allah, si riservavano di inserire spontaneamente nel loro lavoro un errore di
continuità iconografica, che poteva sommarsi a mancanze della memoria, a imperfezioni del colore o alla scarsa reperibilità di un certo materiale. Erano ingredienti di spontaneità che caratterizzavano i tappeti nomadici o di villaggio, rendendoli opere d’arte uniche.

Oggi i Vaghireh sono ormai progetti stampati su carta millimetrata, le lane sono ritorte meccanicamente, si usano strumenti di precisione e un’infinità di tinte chimiche, dimenticando la spiritualità del passato.
La poetica di Carla Mura pare collocarsi a metà strada. Una ricerca fruttuosa della perfezione, senza screzi, sbavature o incrinazioni.

Tinte brillantissime, che riflettono la luce. Geometrie armoniose grazie alle quali si scopre la bellezza del pensiero e delle proporzioni. Eppure questa perfezione è ancora più completa e profonda perché si coglie l’anima, sempre presente. Lo comprendiamo già dai titoli che accompagnano le opere, essenziali e sintetici, legati all’architettura o a fondamentali elementi dell’esistenza che richiamano a loro volta sensazioni e sentimenti (Silence, Light, Autoritratto), ora votati all’ultima recentissima ricerca sulle tematiche ecologiche e ambientali (Architetture/green, modelli meteorologici) che stanno a cuore all’artista.

Peculiare della poetica di Carla Mura è il filo. Un tessuto di cotone che diventa il suo segno per creare magiche e infinite composizioni astratte e combinazioni di cromie differenti. Talvolta si serve anche della lana, che conferisce maggiore spessore, come se utilizzasse idealmente un pennello più ampio o la spatola, oppure della corda, ancora più materica. Nella sua vivace e poliedrica inventiva, Carla muta anche i materiali di supporto per le sue creazioni, ora tela, marmo, pietra travertino, legno, plexiglass… per realizzazioni uniche e raffinate che interpretano in chiave personale la materia, spesso assecondandola o contrastandola. I fili sono annodati o incrociati, formando controllati labirinti, sovente asimmetrici, o pattern uniformi, dove il monocromo è spezzato da pochi accenni di una tinta differente su cui si fonda
l’equilibrio dell’opera. In altri lavori, il tessuto genera morbidi grovigli in cui perdersi.

Tra Process Painting, Arte Povera e Optical Art, nell’astrazione di Carla Mura c’è chi legge un riferimento alla realtà: paesaggi visti dall’alto o da un treno in corsa, in un gioco percettivo infinito. Così nel suo splendido Autoritratto, forse, non possiamo scorgere i suoi lunghi capelli?

L’artista conosce le celebri prove di altri maestri del filo nell’ambito dell’arte contemporanea, come Maria Lai e Antonio Marras, ma si discosta pienamente da loro, forte di un percorso intimo e originale, che appartiene soltanto a lei stessa. Allo stesso modo è consapevole dei richiami simbolici del filo: da quello di Arianna che serve a Teseo per trovare l’uscita dal labirinto del Minotauro a quello delle tre parche
che tagliano la vita dell’uomo. Il filo di Carla tuttavia è speciale. Nuovo, contemporaneo, sottile e preciso, porta in sé la perfezione e l’armonia dell matematica, che si congiunge alla filosofia e all’infinito.”

INFO. Carla Mura – L’arte perfetta A cura di Vera Agosti Libreria Bocca Galleria Vittorio Emanuele II, 12 – 20121 Milano tel. 02 86462321 – 02 860806 libreriabocca@libreriabocca.com – www.libreriabocca.com Inaugurazione open day: domenica 11 ottobre 2020, dalle ore 10:30 alle ore 19 Fino al 7 novembre 2020 Orari: tutti i giorni ore 10:30-19 (ultimo ingresso visita esposizione ore 18:30). Info, testo e immagine: courtesy of Libreria Bocca Galleria)