LE GUSTOSE PASSIONI DI ARCIMBOLDO NELL’AVVINCENTE ROMANZO DI KETTY MAGNI

La scrittrice Ketty Magni

MILANO. Ketty Magni è autrice di un appassionante libro, Arcimboldo, gustose passioni, pubblicato da Cairo. La scrittrice ha accettato, con la consueta cortesia, di presentarlo per i nostri lettori:

«Sono lieta di raccontare per il blog, il mio romanzo Arcimboldo, gustose passioni, finalista al prestigioso   Premio Acqui Storia. Un libro che risulta un connubio tra arte e cibo, musica e moda, seguendo il fil rouge dei miei lavori precedenti, dedicati a due cuochi rinascimentali: Maestro Martino, a servizio della corte sforzesca e soprannominato Il principe dei cuochi, e Bartolomeo Scappi, ovvero Il cuoco del Papa, che cito nel libro dedicato ad Arcimboldo, in quanto suo contemporaneo.

Scrivo con un rapporto diretto tra l’anima e la penna, ma procedo con il rigore che si richiede allo storico e al ricercatore, soprattutto nel rispetto della successione cronologica dei fatti. Per questo motivo, il periodo di gestazione dei miei libri di carattere storico è piuttosto lungo. Prima studio la materia, poi rielaboro, e interpreto con fantasia, proponendo la storia in maniera piacevole. Tutti i miei romanzi sono rivolti a un pubblico vasto, eterogeneo, senza preclusioni.

Arcimboldo, gustose passioni è pieno di ingredienti emotivi, ricco di aneddoti, di nozioni, di curiosità, che mi hanno stimolato nella ricerca storica e che, mi auguro, suscitino l’interesse del lettore. Una caratteristica riscontrabile in tutti i miei libri, che mi contraddistingue.

Non c’è ardito sperimentalismo, uso un linguaggio delicato, raffinato, adatto al romanzo storico, perché a mio avviso uno scritto deve contenere espressioni più profonde rispetto al parlato. Non c’è voce né gestualità in un romanzo, dunque ritengo che l’aspirazione di un bravo autore sia quella di trasmettere le diverse sensazioni avendo a disposizione ben pochi mezzi.  Il profumo delle pagine e la fisicità del libro. Attraverso il racconto il lettore deve percepire le sensazioni: visive, olfattive, gustative, uditive, tattili. Solo in questo modo, i lettori possono emozionarsi e provare le stesse sensazioni dei personaggi, con il piacere della condivisione.

La decisione di presentare il romanzo in una successione di capitoli risponde all’esigenza di non deteriorare la tensione stilistica e permette di introdurre i personaggi che si incontrano nel corso della vicenda e le diverse ambientazioni. La vicenda si apre e si chiude a Milano, ma si snoda a Como, a Monza, a Vienna, a Praga e in Baviera.

Dopo queste premesse introduttive, presento il pittore Giuseppe Arcimboldi, conosciuto come l’Arcimboldo, vero protagonista, un gigante dell’arte, amato sia nel Cinquecento, periodo nel quale è vissuto, sia oggigiorno, selezionato artista simbolo di Expo Milano 2015.

Un Arcimboldo goloso, già nelle prime pagine: “Affascinato dai sensi, il pittore aveva mangiato quantità smisurate di acini, mentre creava e trasferiva il giusto equilibrio della buccia tra opacità e lucentezza. Girava con le dita ogni acino d’uva avvolto da un velo colore di perla, pronto ad accoglierne il fascino. Non agiva mai con superficialità, ma pretendeva il massimo per se stesso e per appagare la curiosità degli amici”.

Giuseppe appartiene alla nobile famiglia Arcimboldi, originaria di Parma, ma trasferita a Milano, ed è senza dubbio il pittore più amato, lodato e imitato dagli stessi contemporanei. Ai suoi tempi, molti artisti tentano di copiarlo, eppure nessuno riesce a raggiungere la sua tecnica, la perfezione e l’originalità.

Quasi dimenticato nei secoli successivi, viene riscoperto dal surrealismo,movimento letterario, artistico e ideologico francese, sorto nel primo dopoguerra che predilige un’arte figurativa e non astratta.

Le famose teste composte di Arcimboldo sono riprese e riproposte in chiave fumettistica dalla Disney Italia, per creare la mascotte di Expo 2015 (nutrire il pianeta energia per la vita). Nasce Foody (buongustaio), un personaggio in un collage di undici prodotti dal mondo (banana, melagrana, anguria, mela, mango, arancia, pera, fico, ravanello, mais blu e aglio), ognuno con un nome proprio.

Se crediamo nel valore della fisiognomica, ovvero l’arte di dedurre dall’aspetto fisico, in particolare dal viso, le caratteristiche psicologiche degli individui, osserviamo con attenzione il ritratto dell’Arcimboldo. Proprio nel Cinquecento, Giambattista Della Porta, scienziato e letterato, scrive un paio di testi dedicati all’argomento, dove sottolinea il nesso tra corpo e anima. In quest’ottica, Arcimboldo nel suo autoritratto intende esprimere le proprie qualità morali. E’ ordinato nell’aspetto, con la sua gorgiera bianca che spunta sopra una giubba di tessuto ricercato. Lo sguardo sembra concentrato verso un preciso obiettivo. Appare volitivo e determinato. Il mento e il naso allungati denotano curiosità.

Nel Cinquecento, si inizia a intendere il gusto anche in senso estetico, come buongusto e a Milano, nelle botteghe fervono attività di eccellente artigianato. La città, inoltre, detta le regole nel campo della moda, da ricordare la produzione della seta, la coltivazione dei gelsi, la bachicoltura e l’arte del ricamo. Convergono per lavorare alla costruzione del Duomo i migliori artisti europei e l’arte, intesa come pittura, scultura, architettura, raggiunge livelli di altissima qualità. Ma gli artisti lombardi si esprimono anche in ambito letterario e musicale. Si insegnano le buone maniere e vengono pubblicati numerosi trattati di galateo.  La danza riveste grande importanza perché insegna un elegante modo di presentarsi.In ambito gastronomico, occorre sottolineare che, dopo il periodo di pestilenza, i contadini, sopravvissuti al terribile morbo, avvertono l’esigenza di migliorare la qualità dei loro prodotti e si danno da fare per introdurre nuove varietà di coltivazioni, dando avvio a molte specificità e tradizioni tipiche del territorio.

In questo contesto sociale, Arcimboldo diventa famoso per i suoi capricci o bizzarrie, tali vengono definiti i suoi lavori dai critici del tempo come Giovan Paolo Lomazzo e lo storico Paolo Morigia, dove il talentuoso artista mescola ortaggi e frutta per comporre figure antropomorfiche. In realtà, esegue molti lavori di altro genere, ma per comprendere la sua arte occorre conoscere la formazione.

Giuseppe Arcimboldi nasce a Milano, nel 1526 (qualche testo riporta   1527) e muore sempre a Milano nel 1593, a 66 anni, senza certezza si sospetta che venga assassinato. Figlio del pittore Biagio, accreditato presso la Veneranda Fabbrica del Duomo, inizia nella bottega del padre ad apprendere i primi rudimenti artistici. 

Nel 1549, è impegnato a disegnare i cartoni per le vetrate della Cattedrale milanese, sostituite poi nell’Ottocento, alcune sparite e altre finite in collezioni private. Disegna stemmi e baldacchini, che non sono stati tramandati ai posteri. L’anno successivo, Giovanni Angelo Arcimboldi, parente della nobile casata parmense, viene nominato arcivescovo di Milano e Giuseppe riceve nuove commissioni, che gli vengono assegnate anche dopo il decesso dell’illustre parente, avvenuto nel 1555.

Infatti, nel 1556 lavora in Duomo a Monza, dove dipinge un monumentale affresco  con l’Albero di Jesse in collaborazione con l’artista Giuseppe Meda, e due anni dopo realizza un cartone per un arazzo posizionato nel Duomo di Como.

Proprio in questi luoghi, ho preso spunto per romanzare. Il filo conduttore dei miei romanzi è l’acqua, la vera essenza ispiratrice. Alcune riprese del relativo book trailer, che invito a visionare, sono girate lungo l’Adda. Adoro la definizione “scrittrice dal taglio liquido”, che mi è stata assegnata per la scorrevolezza della mia prosa e denota il mio legame profondo con l’acqua, fonte di vita. I termini acqua, pioggia, lago ricorrono di frequente nei miei testi, e a volte, li uso anche in senso metaforico.

Nel 1562, Arcimboldo si trasferisce a Vienna, invitato alla corte asburgica dal principe e futuro imperatore, Massimiliano II. Qui, l’artista milanese ha modo di essere apprezzato e realizza le sue ammiratissime quattro stagioni. Copie e varianti vennero donate a nobili e regnanti europei, in stretti rapporti con l’imperatore.

In questi autentici capricci naturalistici, l’artista mette in relazione le 4 stagioni e i 4 elementi. Infatti, i notissimi quadri simboleggiano come i 4 temperamenti umani (sanguigno, collerico, malinconico, flemmatico) possano variare in base alle stagioni. Il numero 4 è ricorrente e, vi confesso, è anche il mio numero preferito.

Le 4 età della vita si abbinano ai quadri nel modo seguente: la primavera è giovane e sanguigna, l’estate matura e collerica, l’autunno anziano e malinconico, l’inverno vecchio e flemmatico. I ritratti delle stagioni si fronteggiano con quelli del proprio elemento e si accoppiano. Con tale intento, Arcimboldo allude alla politica matrimoniale degli Asburgo, casata per la quale presta devoto servizio, al punto da essere nominato conte palatino.

La cronologia ufficiale riconosce nelle quattro stagioni le prime teste composte, realizzate nel 1563 a Vienna per Massimiliano d’Asburgo, subito dopo il trasferimento da Milano alla corte asburgica. Tuttavia, lo storico Paolo Morigia (1525-1604) sostiene che Arcimboldo aveva concepito le prime teste, chiamate “bizzarrie”, proprio a Milano, prima di trasferirsi alla corte viennese. A questo proposito, gli storici risultano in evidente disaccordo.

Arcimboldo non è solo pittore di corte. Memorabili sono le nozze dell’arciduca Carlo II d’Austria con Maria Anna di Wittelsbach, nelle quali Arcimboldo ottiene un ruolo di grande inventore e regista dei fasti nuziali. Sono ben 148 i disegni conservati al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi a Firenze, che testimoniano l’impegno come coreografo e  costumista.

Alla morte di Massimiliano, Arcimboldo passa al servizio del successore Rodolfo II, godendo la stima incondizionata del nuovo imperatore, interessato a studi alchemici e a tutto ciò che appariva esoterico e “maraviglioso” nel campo dell’arte, delle scienze e della cose naturali (naturalia).

Giuseppe si trasferisce quindi a Praga, diventata capitale dell’impero e nella “città magica” lavora come curatore per le molteplici acquisizioni alla collezione del sovrano, e in questa nuova veste ha modo di spostarsi in Baviera. Da Rodolfo, è nominato Conte Palatino, un’onorificenza non trasmissibile agli eredi.

In Italia, è conservata al museo civico Ala Ponzone di Cremona, dove ho avuto il piacere di presentare il mio libro, una delle sue opere più significative: l’Ortolano. Il quadro, ben esposto in una posizione di grande rilievo, raffigura il faccione sorridente di Priapo, dio degli orti e della fertilità, un simbolo di prosperità, una composizione vegetale con evidenti richiami sessuali.  Nell’opera reversibile, le sue guanciotte tondeggianti sono cipolle e rapa, e il naso lungo di ravano bianco possiede un doppio senso erotico, perché raffigura un organo maschile eretto e i suoi testicoli.  La stessa opera capovolta presenta un catino metallico colmo di ortaggi e frutti con piano d’appoggio indefinito, senza confini.

Molte curiosità legate al cibo e alle convinzioni dell’epoca sono riportate nel mio libro: “Preferisco mangiare quello che mi piace, perché sono convinto che una cosa gradita non può far male.” In appendice, riporto una selezione di ricette dell’epoca trasposte in chiave moderna e facilmente riproducibili. Ho scelto di proporre come prima ricetta un piatto di facile esecuzione, ma molto gradevole al palato e che appaga il senso estetico per la spiccata valenza cromatica: Trote cotte nel vino alla milanese servite fredde con viole sopra.

Concludo con l’augurio che il mio romanzo, scritto con grande passione, venga letto con identica passione, Buona lettura!».

KETTY MAGNI, la scrittrice dal taglio liquido

I romanzi di Ketty Magni a sfondo storico e culinario rappresentano un genere unico e inimitabile nella narrativa italiana. Ricchi di aneddoti e curiosità, avvicinano piacevolmente il lettore alla materia storica. Pieni di ingredienti emotivi, esaltano i sensi, svolgono una funzione terapeutica e risultano pagine da gustare.
La prosa chiara e scorrevole come un fiume e l’ambientazione dei suoi romanzi, sempre legata all’acqua, le hanno valso la definizione di “scrittrice dal taglio liquido”.

Brevi note biografiche

Ketty Magni, scrittrice nata in Brianza, ha esordito nella narrativa con Riflessi (2006), a cui è seguito Il pontile sul Lario (2007). Si è dedicata al romanzo storico, sua vera passione, pubblicando Teodolinda il senso della meraviglia (2009), e Adelaide imperatrice del lago (2011). Successivamente, ha dato avvio al filone storico culinario con Il Principe dei cuochi (2011), Il cuoco del Papa (2013), Arcimboldo gustose passioni (2015), Rossini la musica del cibo (2017), Artusi Il bello e il buono (2020), tutti editi da Cairo. Il sito dell’autrice è www.kettymagni.com           

IL LIBRO. Titolo: Arcimboldo, gustose passioni Collana: Scrittori italiani Editore: Cairo Pagine: 240 Legatura: brossura con alette Formato: 15 x 21 cm EAN: 9788860525970 Prezzo: € 15,00

La copertina del libro

SCHEDA

Un affascinante affresco dell’Italia rinascimentale e di uno dei suoi protagonisti.Per tutti è il pittore “fruttivendolo”. Le sue “teste” grottesche realizzate con ogni varietà di frutta e verdura sono inconfondibili. Ma chi era Giuseppe Arcimboldo che si vantava con gli amici di entrare a Palazzo, quello degli Asburgo, giorno e notte?

L’artista così intimo dell’imperatore Rodolfo II da potersi permettere di consegnarlo alla Storia con una pera al posto del naso? Qual è stato il percorso creativo che lo ha trasformato nel più dissacrante, originale e spiritoso genio di tutti i tempi?

Appassionata di storia rinascimentale, Ketty Magni ripercorre l’opera del più bizzarro degli artisti italiani: gli anni giovanili e di formazione nella sua Milano dove «c’era ancora nella memoria la grande epidemia di peste»; la fama raggiunta alla corte praghese; il ritorno nella sua città, dominata dal fervore religioso instaurato dal cardinal Borromeo, fino alla morte misteriosa. Ma non solo. L’autrice ritrae nel romanzo l’uomo, con le sue ambizioni e le sue passioni: l’amore per donna Ludovica Crivelli, corteggiata da tanti ma che solo a lui si concede, e la disperazione per la sua scomparsa prematura; il recupero di Ortensia, povera trovatella che la carità del pittore riporta in società, e la sua golosa attenzione per la tavola e il cibo, pretesto per imbandire in queste pagine anche un ricettario dell’epoca.

La storia di un artista complesso e composito come lo sono le sue famose opere. La storia di un’anima come nessuno finora l’aveva raccontata.

Un libro che coniuga felicemente il canone del romanzo storico con la tradizione culinaria italiana.

NOTA. Testi e immagini: courtesy of Ketty Magni.