L’IDEA DI ESISTENZA NELL’ARTE: UN BREVE EXCURUS

Icona della scala, fonte immagine: Wikipedia

MILANO. Cos’hanno in comune l’opera qui a lato, un quadro di Picasso, Parade (1917) e il video che accompagna la traccia musicale dal titolo “Crash boom bang” del duetto Roxette (link a fondo pagina)? Si può tentare ( e qui ci si avventura in questo tentativo, sempre suscettibile di ulteriori precisazioni e approfondimenti)di fare una operazione filologica (concedendosi una deroga dal rigore metodologico proprio della disciplina, per permettersi qualche considerazione pragmaticamente utile ) per rintracciare elementi di comunanza quantomeno di trasposizione ideologica.
Dunque si tratta di tentare una ricostruzione tramite l’individuazione di uno o piu filoni narrativi
e iconografici e relativi significati, attraverso epoche e modalità espressive. L’ interpolazione di tutti i punti significanti individuati, diviene infine operazione inderogabile per rilevare echi di climax, rimandi mnemonici, riattivazione di immagini cristallizzate e ritorni delle stesse entità psichiche sotto vesti via via diverse, ma che narrano storie accomunate da un’unica dinamica e/o significato.
Spesso le forme espressive vestono abiti che di per se costituiscono uno scoglio all’approfondimento, anche e non solo questo aspetto rischia di pesare nella considerazione delle argomentazioni.
Piu precisamente gioca molto la ritrosia che taluni nutrono verso ciò che, di prima impressione, non corrisponde alla propria sensibilità, ed è questo uno di quei possibili casi.
Tuttavia è opportuno andare oltre le resistenze ideologiche personali, sedimentate nel tempo da convinzioni, talvolta immotivate, o non più valevoli o quantomeno labili nel contesto di riferimento, per guardare le tre opere in esame con la maggior obiettività possibile, (salvo poi rimanere delle convinzioni otiginarie) che spaziano in epoche lontane fra loro e sono percorse da sentimenti e valori assai cangianti.
Le tre opere oggetto di queste righe ben si prestano a mostrare che nelle epoche che si susseguono, le dinamiche e le aspirazioni causa e moventi l’intelletto, nonché l’azione degli uomini e delle donne che cambiano di luogo, tempo e forma, ma sono le medesime espressioni per quanto riguarda le modalità.
Si argomenta in questo contesto di Giovanni Callimaco¹ e la “scala del Paradiso”, Paolo Picasso con il gigantesco “Parade”² e infine, venendo ai giorni prossimi a noi abitanti del XXI secolo, un videoclip di corredo a una traccia audio, firmata Roxette³, il celebre duetto degli anni 80-90 che, proprio perché pop si presta benissimo a esprimere, nella natura contenutistica della musica e del testo, quanto i vissuti cantati siano straordinariamente comuni, non di meno dei contenuti delle altre due opere precedenti.
Dunque la piccola tavoletta di Callimaco (525/575) rappresenta la traduzione in immagine, di uno dei classici della letteratura d’oriente.
Ma Callimaco è venerato santo anche in occidente cosi come la sua opera maggiore, che è
appunto ” la scala del Paradiso”.
Sostanzialmente viene descritto metaforicamente il metodo con cui riuscire a innalzare la propria anima a Dio tramite pratiche ascetiche e in questa impresa di elevazione spirituale, il mezzi allegorico diviene, in modo figurato, la Scala. L’opera e ‘enfatizzata dalle possibili e desiderabili virtù e i potenziali vizi della vita monacale, individuando nella tranquillità interiore ed esteriore la via della beatitudine mistica⁴ di matrice
cristiana. La vita monastica qui è al centro perche nel medioevo, epoca a cui l’opera appartiene, Dio era
il centro della vita, non solo consacrata, ma di ogni uomo. Trenta sono i gradini da superare, che corrispondono all’età di Gesù considerata dalla sua nascita al battesimo nel Giordano e dunque l’inizio del suo ministero durato tre anni (numeri carichi di simbolismo assolutamente non casuali).
Vi sono raffigurate persone che accendono alla scala e all’apice di questa c’è Gesù che accoglie coloro che riescono a giungere all’ultimo gradino. Nel mezzo vi sono figure di angeli e diavoli che cercano rispettivamente di aiutare i cristiani nel loro cammino o di farli scivolare giù, secondo l’eterna battaglia fra bene e male, fra sentimenti buoni e malvagi, indipendentemente da quale gradino si sia raggiunto.
Fondamentale in questo senso, per il monaco è la virtù dell’obbedienza⁵, ai comandamenti di Dio ma soprattutto alla regola e al padre spirituale, nonché la lettura della Bibbia, volta a illuminare la mente del monaco e dell’uomo laico: i testi in quest’epoca sono l’emblema del bene maggiore.
PARADE di Picasso è un sipario teatrale firmato nel 1917, quando l’artista era in Italia ormai al seguito di un noto impresario teatrale russo Djagliev, coadiuvato dal coreografo Leonida Massine⁶, il ballerino Jean Coctou ⁷e per le musiche da Erik Satie⁸ e altri illustri, per inscenare una parata senza senso, […]un balletto cubista, appunto –
Considerato l’anno 1917 di quell’esposizione e la scoperta di Parade, ci si può chiedere come mai quest’opera non emerse all’attenzione del pubblico e della critica di allora. Eppure, Parade e Guernica ⁹ sono opere legate a filo doppio. Seguendo i significati infernali che Jean Clair ha colto nell’iconografia del gigantedco dipinto divenuto sipario. Sii potrebbe dire con efficacia che Guernica sia l’antro della paura e del mostruoso la continuazione nel sottopalco, di Parade.
Come nell’universo dantesco Guernica è l’inferno di cui Parade, con le sue atmosfere mercuriali e circensi, è il simbolico purgatorio nel quale una umanità quasi delirante vive come su un’altalena che può ascendere al cielo, sfruttando il caso di avere li in bella vista e pronto al galoppo Pegaso, il cavallo alato, su cui si erge in piedi una figura angelica….in precario equilidrio: la caduta dell’angelo ribelle(?).
Andare verso l’alto come in Callimaco, è lo scopo, sfruttando la scala, ma in questo contesto per trovare chi? Non certo Cristo. Anzi all’apice di Parade si trova Mercurio: traghettatore di anime a metà strada fra demone e angelo dalle ambigue qualità. L’alternativa pero’ sarebbe sprofondare nell’abisso dell’inganno: Arlecchino ha la testa girata in modo innaturale verso il cavallo alato, mentre la tavolata attorno a cui stanno gli altri personaggi ricorda certe scene di taverna secentesche e di stregonerie mascherate a festa:
non ricorda vagamente le atmosfere del videoclip ? Solo che la’ l’inganno è quello dello scherzo un po maligno e della dissolutezza, qui quella del sentimento amoroso. Il tutto però con quel sentimento un poco cabarettistico¹⁰ che rimanda all’esperienza che Picasso sperimento’ dai primi anni a Parigi, del mondo fatto di travestimenti, burlesco di Montmartre.¹¹
Ne emerge un clima attico dal sapore mediterraneo, come ci si potrebbe aspettare soprattutto
nella parte inferiore del sipario¹² e in quella superiore, invece, una atmosfera da clima rarefatto
e meno enfatico, in cui si comprende meglio la gestazione del dipinto di Parade e i rimandi
sottesi secondo l’enigmaticità di Picasso.
L’autore iberico, tramite i personaggi puntualmente connotati, è capace di definire un tipo
umano, nella sua soggettività, con impronta incisiva.
I ritratti che compaiono sono i notissimi di Stravinskij, Satie, Djagilev; sono di una classicità
“esagerata” come si conviene in questi casi in cui, di proposito e coerentemente con gli abiti
goliardici portati, il clima mostra quell’artificiosità e tipica di un retrogusto ironico e beffardo che
si compie sulla narrativa satirica attorno alla “historia magistra vitae”.
Parade andò in scena a Parigi con la Grande Guerra in corso e questa celebrazione
dell’assoluta arbitrarietà del destino tramite l’apertura teatrale di quest’opera, l’imponderabile, il
soprannaturale, rappresentati dal contesto trasformista e da Mercurio, il paradosso è eretto a “
deus ex machina”.
Il videoclip riprende il motivo della ascesa della scala ma di una scala a spirale, percorsa
questa volta dalla voce narrante/cantante.

Tuttavia il motivo della scala verticale a pioli non manca e si presenta anche in questo conteso
ricca di personaggi alle prese con le vicissitudini della loro vita. Si tratta di un parallelo diretto a
quella di Callimaco e a quella in Parade, in quest’ultimo posta in prossimità di Pegaso su cui
due personaggi, ( la fortuna cieca e Mercurio)pericolosamente oscillano in equilibrio mentre
altri soggetti mascherati e bizzarri, portatori di storie e rimandi favolistici, affollano il panorama.
Compare più volte la colonna e più volte l’arco classico già presente in un richiamo
emblematico e sullo sfondo in Parade: si tratta di un riferimento alla classicità e ai valori
intramontabili che essa rappresenta.
In questi contesti da naturale sfondo si passa a una scena e un contesto affollato di
personaggi che questi valori, quali che essi siano, sembrano a giudicare dal loro
disorientamento, averli smarriti e affannarsi al tempo stesso a incontrare, in definitiva a trovare
se stessi.
Nel videoclip salendo la scala a spirale si incontrano personaggi che sono i più variegati e
bizzarri “tipi umani”, ciascuno con il proprio modo di stare al mondo : ballerine, amanti che
gettano al vento l’uno lettere e ricordi, l’altra che li recupera e custodisce riponendole nel
medesimo cesto ma con una dinamica irreale, surreale appunto. E il tutto é sottolineato dalla
voce vellutata e dalla melodia cadenzata che accompagna il moto ascendente. Nondimeno
l’atmosfera è sottolineata dal cambiamento di clima che fa il paio con la cromia di sfondo della
scena favolistica e allegorica ma nondimeno intrisa di verità.
Se ci si sposta nuovamente a Parade, il termine surrealismo risulta più che appropriato se si
considera che il surrealismo è li li a venire e da queste intuizioni lo stesso movimento trarrà
molta linfa.
In tutti i casi, sullo sfondo la narrazione persiste l’incedere degli alti e bassi di una fede, per
Callimaco, di un destino ( e delle forze oscure?)per Picasso, di un amore travagliato e dalle
dinamiche fuori controllo per i cantautori del videoclip.
La rigida dinamica che anima la tavoletta alto medievale,¹³ricalca la rigidità dei dogmi che
sono sottesi, cosi come gli alti e bassi in Parade, sono un impietoso sguardo sulle dinamiche
della vita. Sembrano il caso e la fortuna a muovere tutto: anche la non meno misteriosa forza
dell’amore fa soffrire quanto il destino avverso di Picasso e le rinunce dogmatiche di
Callimaco, ma comunque in tutti i casi viene mantenuta quella promessa di vita, pur sofferta
nella ricerca infinita. Se in Parade di un metaforico equilibrio di vita bersagliato dai colpi
maldestri del caso o destino e di trasformismo, in Callimaco dalla ricerca di beatitudine
d’amore divino tentando a fatica di scansare il male personificato dai diavoletto insistenti,
anche nel video la forza che anima tutto non ha natura comprensibile.
Nel videoclip si enfatizza l’oscuramento provenienza dell’energia amorosa che è in grado di
elevare a condizioni d’estasi cosi come, al tempo stesso, di dilaniare chi ne è preda.
In tutti i tre esempi citati sembra essere più che evidente il ricorso ai medesimi elementi
iconografici: si narrano storie diverse a cui però sottende la medesima ricerca: finalità
dell’esistenza e motore della vita.
In tutte le epoche, ideologie, espressioni d’arte, vi è la ricerca di una omeostasi¹⁴, un
equilibrio dinamico fra l’angoscia di essere (einai) e di esistere fintanto che si sta in equilibrio
fra condizioni estreme identificabili quasi sempre in vita e morte, bene e male, gioia e
dolore…..
C’è la lotta tra volere e potere, dualismo¹⁵sotto molteplici forme che, forse, potrebbe trovare
soluzione in una antica via nel pensiero orientale¹⁶ di matrice -advaita- appunto universale.
Un pensiero che fa dell’unità dell’essere non distinguendolo dal semplice esistere, separati
della concezione e dal pensiero occidentale.
Si tratta di scorgere il modus in cui tutto nasce e si rinnova senza soluzione di continuità:
sembra essere univoca la chiave di lettura di questa narrazione.
I contenuti espliciti quanto quelli impliciti di ciascuno di questi esempi, espressioni artistiche di
mondi percepito molto diversi fra loro, trovano, nella loro evoluzione, in rami solo all’apparenza
divergenti in quanto a forma( direzione) ma non in sostanza contenutistica, ( verso) dando vita
ancora una volta a storie ( all’apparenza) diverse, per ribadire costantemente la matrice di
ordine ontologico di essere e esistere( come aveva rilevato già Aby Warburg) e

l’imponderabilità’ delle dinamiche insite nella condizione che, volenti o meno, tocca di
vivere.[…]
( si consiglia la rilettura del testo di cui sopra dopo la visione del videoclip: le citazioni
contenute e i riferimenti di significato puntuali non sempre sono di immediata rintracciabilità
nelle opere e nel video proposti).
LUCA NAVA
Link traccia video