MONTICELLO IN BRIANZA. La cartella da cui sono state tratte le quattordici litografie di cui si tratta, illustrano le quattordici stazioni della via crucis ad opera di Aligi Sassu.
La tematica sacra è stata più volte affrontata dall’artista, a cominciare dalle sanguigne su carta realizzate negli anni cinquanta, ora custodite ora presso le collezioni vaticane, passando poi per l’esperienza della ceramica, fino al tema della via crucis.
La serie litografica oggetto di questa trattazione, reca la data di edizione del 1968.
Nel corso degli anni, Sassu ha modificato notevolmente le modalità di approccio alla tematica sacra e questo è riscontrabile soprattutto nell’aspetto grafico e formale, nonché nella forte caratterizzazione cromatica che all’autore storicizzato, viene riconosciuta.
Nella lettura del corpus di opere che l’artista realizza di carattere sacro nella sua fase più matura, è utile prestare attenzione al suo processo di maturazione umana e spirituale, di cui l’espressione artistica spesso ne è il riflesso fedele.
L’esperienza di vita di Sassu che investe in modo esteso il novecento, porta con se tutte le forti contraddizioni di un tempo che ha vissuto l’esperienza delle due guerre mondiali e i periodi immediatamente prima e dopo le stesse, nonché gli anni di intermezzo fra le due.
Ci si riferisce in particolare al frangente degli anni venti e trenta nei quali si tentava di ricostruire una società che sembrava aver smarrito la propria identità, nonché i valori fondamentali di carattere etico e religioso.
All’interno di questo contesto maturano velocemente esperienze artistiche diverse una a ridosso dell’altra, fatto questo che inevitabilmente diede origine ad altrettante numerose contaminazioni di carattere formale, estetico, contenutistico e ideologico.
Elementi certamente presenti nella poetica di Sassu sono una costante ispirazione e sguardo rivolto alla mitologia della classicità greca, ma attualizzati e contestualizzati al suo tempo, a cui afferiscono anche i suoi proverbiali cavalli e sirene o ninfe.
Non da ultimo si riscontra spesso nell’arte di Sassu la presenza del dato spirituale, generalmente aconfessionale, che poi trova la propria declinazione particolare in esercizi come quello della presente cartella litografica, con la presenza ineludibile della caratterizzazione in chiave cristiana della vicenda narrata, affrontata con sfumature sempre variabili di volta in volta.
Ma il linguaggio artistico dell’artista si afferma in modo particolare dagli anni cinquanta con un incedere decisamente di matrice espressionista, che prevede l’uso aggressivo dei colori (nel suo caso il rosso su tutti) e la deformazione o l’esasperazione nel senso dell’allungamento o contorsione delle forme come riflesso di una condizione interiore percorsa da fortissime contraddizioni.
Tale scelta deve essere stata dettata anche dalle circostanze politiche contingenti e dal clima artistico sviluppatosi nell’immediato secondo dopoguerra, generalmente chiamato con l’appellativo di “realismo sociale”che ebbe numerose declinazioni.
Dunque le immagini che illustrano la via crucis della chiesa di S.Agata in Monticello nascono da elementi espressivi, ossia parlano una grammatica segnica e chiaroscurale dalla sintassi e da un fraseggio tanto narrativo, quanto percorso da un impulso all’azione dei soggetti presenti nelle immagini che, stazione dopo stazione, si susseguono lungo le navate laterali e la contro facciata della chiesa.
Sassu in questo ciclo narrativo fa ricorso frequente a prospettive con angolature e punti di fuga decisamente forzati, accentuando il senso di precarietà degli equilibri, contribuendo a creare quella instabilità più percepita interiormente che non vista con gli occhi.
Unitamente a questo si aggiungono alcune delle scene della salita al Calvario che portano un carico di drammaticità maggiore rispetto ad altre: si considerino a tal proposito la VII stazione con la seconda caduta, la IX stazione con la terza caduta, la XI con la crocifissione nonché la stazione XIII con la deposizione.
Tuttavia si inseriscono in questo percorso doloroso, anche i caratteri di Gesù prima ancora che figlio di Dio, di vero uomo, (e in questo emerge la sua adesione alla pittura affine ai temi del realismo sociale). Un Gesù che nel suo percorso di redenzione, incontra i personaggi della narrativa evangelica che di riflesso divengono tali anche di quella artistica.
Personaggi espressionisticamente caratterizzati sono comparse come simbolo di altrettanti modus vivendi che nell’incontro con Gesù stabiliscono un intenso, silenzioso dialogo fatto di sguardi, in cui si realizza silenzio fisico per lasciare spazio a un dialogo tutto interiore.
E’ il caso degli episodi raffiguranti le stazioni IV in cui Gesù incontra sua madre, la V in cui Simone di Cirene è costretto ( perché egli di sua spontanea volontà non lo avrebbe mai fatto) a condividere per un frangente del calvario, il peso della croce, la VI stazione che illustra gli intensi sguardi di Gesù nell’incontro con la Veronica, o ancora la VIII stazione in cui Gesù consola le donne di Gerusalemme.
La tecnica che fa uso prevalentemente del monocromo, se si escludono alcune presenze di rosso dai toni più ribassati e tendenti al bruno, in luogo del carminio più vivace delle opere a sanguigna degli anni cinquanta, contribuisce a creare un’atmosfera più serotina e crepuscolare, che induce a un atteggiamento di intimo raccoglimento difronte alla narrazione degli episodi cosi concepiti.
Tendenzialmente si verifica una astrazione spazio-temporale in ogni scena, quasi che questa fosse da osservare, interiorizzare e meditare in se e per se, quasi eludendo un prima e un dopo di essa, proprio come la liturgia invita a fare nella contemplazione dei misteri dolorosi, uno per uno, meditando e insistendo su ognuno di essi.
I dettami dell’espressionismo, ricordati poc’anzi, quali l’allungamento delle forme e proporzioni dei corpi, le prospettive leggermente forzate, un uso sapiente del segno che in questo caso diviene davvero essenziale, nonché caratteri di natura virtuosamente chiaroscurale, in questa prova di Sassu sono messi al servizio di una narrazione dai caratteri sacri che porta con se mistero e redenzione.
LUCA NAVA
Info
TITOLO: Via Crucis.
TECNICA: Litografie a due colori (bruno e carminio)
FORMATO: 87 x 63,2 N° di fogli : 14.
N° PROGRESSIVO DI TIRATURA: 11/99, siglate e firmate a mano dall’autore.
CARTELLA ORIGINALE: 1968, timbro a secco su ogni foglio.
EDITORE: Sandro Maria Rosso, Biella.