MILANO. Davvero originale l’ultima produzione della giovane performer piacentina Alice Zanin. Autodidatta, è da tempo conosciuta in prestigiose location come maga della cartapesta.
Zanin ha di recente creato un universo fantastico popolato da animali strani, favolosamente irreali, teneramente misteriosi e poeticamente accattivanti. In questo variopinto zoo troviamo volatili color corallo, elefanti e rinoceronti pezzati, destrieri dai manti sia screziati e cangianti che sinuosamente monocromatici. Forse ha aggiornato i bestiari medioevali creando una fauna fantasmagorica e – perché svincolata da qualsiasi contesto – “mediatica”.
L’ha fatto con disarmante facilità, immediatezza d’esecuzione, tecnica innovativa nel mix di componenti: fili, resine, smalti, cartapesta, passamaneria, tazzine di ceramica isolate e spesso sospese. E la tecnica ha obbedito docilmente, ha accentuato la surrealtà dei soggetti tra ricerca allegorica e dolcezza dell’infanzia. Zanin è andata oltre: nostalgie mitico-mitologiche e suggestioni di film americani (Animali fantastici e dove trovarli, 2016) fino a sfumature orientaleggianti.
Racchiuse in teche di plexiglass, le sculture acquistano così un senso di asetticità, di distacco dal mondo, di proiezione in altrove immaginari.
Di Zanin colpisce la novità dell’approccio sicché, rielaborando temi anche tradizionali, raggiunge un’intrigante novità espressiva. C’è anche un aggancio con l’oggi: affetto per gli animali e paura – dati i drammi ambientali – di perderli, l’hanno spinta a congegnare tributi eccentrici.
Peccato che “Teatime in Chinatown”, ultima sua personale allestita presso “Esh gallery” (via Forcella 7, Milano), sia stata sospesa. Ma, nonostante i pochi giorni di apertura fra ottobre e novembre, ha avuto notevole successo.
Zanin ci sta allora dimostrando che l’arte è sempre più un viaggio, in noi e fuori di noi, vicino e lontano, anche fra storia ed esotismo.
AUTORE: FABIO BIANCHI (Riproduzione del testo riservata)