VIGOLENO (PC). Dopo gli eventi dedicati a Rembrandt, Goya e i paesaggi di Fontanesi , il Borgo di Vigoleno quest’anno all’interno dell’Oratorio Seicentesco della B. V. delle Grazie , dall’11 maggio al 25 agosto 2024, ospiterà la mostra Manet : INCISIONI, un dialogo con la Parigi contemporanea
L’esposizione comprende 30 incisioni di Edouard Manet, (grande pittore francese vissuto nel momento di passaggio dalla corrente realista a quella impressionista) realizzate tra il 1860 e il 1882 utilizzando le tecniche dell’acquaforte, dell’acquatinta e della puntasecca, tutte facenti parte della collezione Strolin, le più indicative della sua ricerca pittorica, di proprietà della Galleria Ceribelli di Bergamo.
La Mostra inoltre per la parte del dialogo sarà da giugno arricchita dalle opere di Enrico Pinto, giovane e talentuoso illustratore italiano che ispirandosi ai soggetti di Manet si impegnerà a restituire con i suoi disegni un ritratto intimo e nello stesso tempo contemporaneo di Parigi
Édouard Manet, nato nel 1832 a Parigi, fu il primogenito di una famiglia appartenente all’alta borghesia. Il
padre, Auguste Manet, ricopriva la posizione di alto funzionario nel Ministero della Giustizia, mentre la
madre era figlia di un diplomatico. Nonostante un forte interesse fin dall’infanzia per l’arte, Manet fu
indirizzato dalla famiglia verso gli studi classici, con l’obbiettivo un giorno di vederlo magistrato.
Un percorso che il giovane Manet accettò in principio con indolenza: già durante gli anni di
frequentazione del prestigioso collegio Rollin, seguiva le lezioni in modo distratto e dava risultati
mediocri, preferendo riempire i suoi quaderni con innumerevoli disegni.
Durante questi anni, strinse un sodalizio con Antonin Proust, che continuò tutta la vita. Fu proprio Proust
a incoraggiarlo nel seguire il suo talento.
Esperienze che forgiano l’artista
Nel 1848-1849, Manet rifiutò l’iscrizione alla facoltà di giurisprudenza e, dopo un fallimento
nell’ammissione all’accademia navale, decise di imbarcarsi come allievo pilota sulla nave mercantile Le
Havre et Guadeloupe, diretta a Rio de Janeiro.
Questa scelta risultò fondamentale: durante il viaggio in Brasile riempì il suo taccuino e i quaderni di
schizzi e caricature. I soggetti e le esperienze sempre nuove furono la linfa necessaria nel processo di
maturazione artistica. Al suo ritorno convinse finalmente il padre a permettergli di perseguire la sua
passione per la pittura, e si iscrisse all’École des Beaux-Arts.
La ricerca di uno stile personale
Fu così che Manet sotto la guida del Maestro Thomas Couture si immerse profondamente nel mondo
dell’arte del suo tempo, dominato dall’arte neoclassica.
Nonostante la sua provenienza dall’alta borghesia potesse legittimarlo all’interno di questo genere
artistico, Manet si dimostrò ancora insofferente, questa volta ad una imposizione di stile, lamentando la
mancanza di spontaneità e naturalezza nelle pose, e nell’ambientazione delle scene: “insomma, vi
comportate così quando andate a comprare un mazzo di ravanelli dalla vostra fruttivendola?”
Rimase comunque nell’Atelier di Couture per sei anni, ma di vitale importanza per la sua formazione
artistica furono, ancora una volta, i viaggi. Li intraprese tra il 1852 e 1854 ad Amsterdam, in Germania,nell’Impero austriaco, e in Italia. Questi soggiorni gli diedero la possibilità di ammirare dal vivo maestri
come Rembrandt e Tiziano e arricchire nuovamente il proprio vissuto di esperienze e ispirazione.
Esposizioni e controversie
Nel 1856, abbandonò l’atelier di Couture per concentrarsi sulla creazione delle opere che presentò ai
Salon, le importanti esposizioni biennali dell’arte parigina. Per la sua determinazione nel rappresentare la
vita contemporanea e l’alta borghesia, le sue opere spesso suscitarono scandalo e disapprovazione da parte della giuria, dominata dagli ideali neoclassici.
Dal 1859 al 1882, Manet prese regolarmente parte ai Salon con le sue opere: “esprimere i costumi, le idee,
l’aspetto del mio tempo, secondo il mio giudizio; in una parola, fare dell’arte viva”. Sebbene spesso fu
oggetto di controversie, furono intellettuali come Baudelaire, Zola e Proust a difendere il suo stile
innovativo, riconoscendolo come una corrente artistica in opposizione al rigido neoclassicismo dell’epoca.
Il riconoscimento postumo
La morte di Manet nel 1883 segnò la fine di una vita dedicata all’arte. Come intuì lo stesso Manet quando
era ancora in vita, la sua arte, poco apprezzata nell’arco della sua vita, diventò presto oggetto di grande
interesse: “non mi dispiacerebbe di poter leggere finalmente, mentre sono ancora vivo, il meraviglioso
articolo che mi dedicherete non appena sarò morto”.
La Francia della seconda metà dell’Ottocento è una Nazione che usciva dall’immobilismo post Congresso
di Vienna, in cui la borghesia emergeva lentamente come classe determinante, colta e potenzialmente
capace di influenzare la politica. I moti rivoluzionari del ’48 repressi duramente, il vanaglorioso ideale
dell’Impero di Napoleone III e l’esperienza della guerra franco-prussiana stimolarono senza dubbio
l’evolversi della figura di cittadino pensante, meno incline all’accettazione di un destino imposto.
Libertà artistica
Édouard Manet non solo figura tra i pittori più influenti di tutti i tempi, ma incarna una figura di rottura
fondamentale per il suo periodo storico. Egli non solo inaugurò un nuovo linguaggio pittorico che si
discostava dalle convenzioni neoclassiche e realiste, ma gettò le basi per l’Impressionismo e la pittura
moderna.
Sebbene critico nei confronti dell’arte dei suoi contemporanei, Manet non aspirava a essere un
rivoluzionario, ma piuttosto difendeva la libertà di espressione artistica. La sua arte rifletteva la vita
quotidiana dell’alta borghesia e della metropoli moderna, contrariamente ai temi idealizzati e
convenzionali dell’epoca.
Scandalo e innovazione
Come osservava Zola, i dipinti di Manet presentavano personaggi reali: “non abbiamo né la Cleopatra in
gesso di Gérome, né le personcine rosa e bianche di Dubufe. Sfortunatamente non vi troviamo se non i
personaggi di tutti i giorni, che hanno il torto di avere muscoli e ossa, come tutti”. Il suo stile sintetico e
l’uso audace dei contrasti tra luci e ombre, insieme ai soggetti controversi della vita borghese, tra cui
ritratti di modelle e prostitute, suscitavano scandalo e indignazione.
Opere iconiche e sfide alla convenzione
Tra le opere più discusse vi sono sicuramente Le déjeuner sur l’herbe e L’Olympia, che sfidavano
apertamente le convenzioni del nudo artistico. In particolare nell’opera L’Olympia, Manet raffigurava una
prostituta con sguardo sicuro e beffardo, accanto a una cameriera che le porge un mazzo di fiori, creando
una scena provocatoria e realistica, in netta contrapposizione alla tradizione idealizzata del passato.
Le opere esposte, appartenenti alla Galleria Ceribelli di Bergamo, traggono origine dalle lastre incise e
inizialmente acquistate da Alfred Strölin nel 1905, che successivamente ne produsse 100 esemplari.
Queste grafiche rappresentano una ricca panoramica della produzione artistica di Édouard Manet,
spaziando cronologicamente dal 1860 al 1882.
La tecnica dell’acquaforte e del disegno in bianco e nero
La tecnica dell’acquaforte e del disegno in bianco e nero, emersa in Francia verso la metà dell’Ottocento,
fu influenzata dalla crescente curiosità per le arti grafiche orientali, in particolare quelle giapponesi.
Anche in campo letterario e storico dell’arte, Charles Baudelaire stava esplorando i revival della grafica,
le sue antiche origini e i suoi maestri, contribuendo alla fondazione nel 1862 della Societé des
Acquafortistes.
Nella sua produzione grafica, così come nella pittura, Manet espresse liberamente il suo approccio
istintivo alla rappresentazione della vita reale, con i suoi momenti di bellezza e di incertezza. Attraverso
la tecnica del bianco e nero, poté cogliere l’essenza della quotidianità in modo immediato e incisivo. I
forti contrasti chiaroscurali permettono al pittore di catturare le sfumature cromatiche presenti nelle sue
opere a colori: dai tessuti perlacei ai drappeggi caldi, dal tono della pelle alla profondità degli ambienti.
Illustrazioni letterarie e versatilità artistica
Tra le illustrazioni non pittoriche di Manet, spiccano quelle create per il libro Il corvo di Edgar Allan Poe,
tradotto da Stéphane Mallarmé, testimonianza della sua versatilità artistica e della sua capacità di
trasporre l’atmosfera dei testi letterari in immagini suggestive.
Orari di apertura:
sabato, domenica e festivi dalle h 11 alle h 12,30 e dalle h 15 alle 17,30
Info: cell 3297503774 Emanuela Moschini (resp turismo ed eventi Vigoleno)
Facebook: Vigoleno Borgo Medioevale
Instagram : vigolenoborgomedioevale
Entrata : € 3,00 ( riduzioni per associati FAI, Touring, Card Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli, universitari, gruppi organizzati, bambini dai 7 agli 11 anni )
FONTE TESTO E FOTO UF STAMPA DELLA MOSTRA