NAPOLI. Restano ancora pochi giorni per visitare la mostra Monne e Madonne. Il corpo e le virtù femminili nella cappella Pontano e nell’adiacente chiesa del Santissimo Salvatore, in via Tribunali a Napoli, con il patrocinio, tra gli altri, del MIBACT, dell’ufficio scolastico provinciale di Avellino, della Regione Campania, del Comune di Napoli e della Provincia di Avellino.
Monne e Madonne vuole proporre una chiave di lettura tematica per selezionare e leggere, focalizzando l’attenzione sulle presenze femminili, le opere d’arte appartenenti alla Fondazione De Chiara De Maio.
La mostra è ideata e curata dallo storio dell’arte Vincenzo De Luca. Nel catalogo, oltre ai testi di De Luca, ci sono interventi di altri studiosi e la prefazione di Vittorio Sgarbi.
In San Sebastiano e le pie donne di Luca Giordano, la figura di Irene, defilata rispetto al corpo e al simbolo del santo trafitto dalle frecce, viene ri-analizzata come se fosse la protagonista del dipinto; di conseguenza la comprensione dell’intera opera si arricchisce di altri spunti di riflessione.
Allo stesso modo, per fare un altro esempio, nel Mosè salvato dalle acque di Antiveduto Gramatica si mescolano le posizioni di tre tipologie femminili diverse: la figlia del faraone, le sue serve, la sorella del bambino. Filippo Vitale nel suo Martirio di Sant’Orsola, oltre a relazionare carnefice e vittima non solo con l’altro ma con la propria coscienza, include possibili vicende personali del vissuto del pittore.
Voluta è la scelta di inserire in mostra due dipinti che raccontano lo stesso tema, la Deposizione dalla Croce, dove il simbolo della donna tocca vette inarrivabili in Maria che è donna-madre-trafitta dal dolore per la perdita del figlio, climax che Michelangelo oltre un secolo prima aveva isolato nelle sue Pietà.
E poi, opere di Marco Pino da Siena, Polidoro da Lanciano, Pedro Nunez del Valle, Francesco Guarini, Francesco Solimena.
Quasi tutte le opere sono ascrivibili al Seicento, secolo (come del resto quelli a venire, fino all’Ottocento) che presenta poche pittrici; il punto di vista è dunque quello maschile. Le opere più recenti sono un disegno dedicato alla Gioconda, di Fernando Botero, di fine anni Sessanta del Novecento, quando l’artista iniziava a definire con forme opulente le sue figure, e la Morte di Cristo di Giacomo Manzù.
A corredo dei dipinti sono esposte alcune sculture lignee di Madonne svestite, databili ai primi decenni del Settecento, provenienti da botteghe prevalentemente di area napoletana e alcune dell’Italia centrale.
Accompagnano la mostra due documentari, interpretati dagli attori Francesco Paolantoni e Gigi Savoia e due sperimentazioni artistiche, una scultorea (copia tridimensionale del dipinto di Antiveduto) e l’altra sartoriale (vestizione in pelle di una
Madonna svestita), in collaborazione con il Liceo Artistico Caravaggio di San Gennaro Vesuviano.
Delle oltre venti opere della Fondazione De Chiara De Maio proposte per la mostra alcune indagano sull’anatomia del corpo, altre su valori metaestetici. Le due sezioni sono dedicate pertanto alla fisicità e al pensiero femminile.
Presentarle contestualmente in mostra diventa un percorso agevolato per riscoprire di un lungo periodo la considerazione della donna, oltre la sua rappresentazione squisitamente pittorica.
La mostra si potrà visitare fino al 9 gennaio 2022
FONTE. FONTE. Testo e foto, inseriti al solo scopo di presentare l’evento: press kit Fondazione De Chiara De Maio.