MILANO. Si apre oggi pomeriggio a Milano, presso la Galleria d’arte Maurizio Nobile (Sito Privato Bagatti Valsecchi, Via Santo Spirito 7), la mostra Morandi e la contemporaneità. La rassegna sarà visitabile fino al 20 dicembre 2023.
La prossimità che accosta Giorgio Morandi e la contemporaneità viene più volte ripresa nel tempo, a testimonianza della profondità della poetica del grande maestro bolognese. Poetica che si basa sul silenzio e sui misteri inquieti che si nascondono dietro l’ovvia realtà. Del resto” nulla è più astratto della realtà”, dice Morandi, testimoniando il suo intimo legame con la quotidianità dell’esistenza, in un intimo rapporto con le cose che lo circondano: il legame continuo sostenuto dal legame tra l’oggetto, protagonista dell’espressione pittorica, e l’oggetto che lo osserva. Morandi e la rivelazione che ci hanno portato a designare come nature morte tante opere che novità, la variabilità, la mancanza di organico è riscattato proprio dalla vita che altrimenti insensibile oggetti normale, in questo immobile tempo, in una scena in cui non vi è alcun evidente narrativa, in ordine decrescente di sfumature che sono esercitate in materia ridotto ai minimi termini, in assenza di una chiara narrazione.
Morandi è sempre stato lo stesso e, per tutta la vita, ha affrontato il problema della redenzione materiale. Raggiunse l’apice della sua spiritualità essendo un poeta materiale e riuscì persino a far cantare la polvere. Non è polvere fisica, è polvere dell’anima. Come deposito dei pensieri dell’artista per una lunga decantazione della memoria, la polvere intrinseca al colore, alla materia pittorica. Dal presente, a causa della distanza dallo stesso oggetto che affronta ogni giorno. Proprio qui sta la” contemporaneità “di Morandi: l’artista” a metà ” tra pittura figurativa e materica.
Alla poetica del maestro bolognese si relazionano in mostra le opere di due artisti contemporanei: il pittore, Andrea Federici, e lo scultore del vetro, Joan Crous. Personalità diverse fra loro ma – a loro modo – in sintonia con quella di Morandi. Andrea Federici recupera da questi temi e soggetti, che incanala in un ‘mestiere’ artistico votato a una minuziosa attenzione nel descrivere la realtà. Eppure l’immagine o la vicenda da lui descritta vanno ben al di là dei confini cari al realismo tradizionale, in quanto tale realtà rappresentata scopre subito una fitta trama di risvolti più profondi. Come nei sogni, allorché capita di vivere una vicenda con estrema precisione e di avere nello stesso tempo la lucida coscienza che si sta trattando appunto di un sogno, così nell’opera di Federici dimensione realistica e dimensione simbolica coesistono; la minuziosa insistenza al ‘vero’, mentre ci immerge in una precisa situazione, la esaspera, fa sì che essa ci appaia in una luce che le toglie credibilità nella dimensione del reale.
Joan Crous condivide con Morandi scelte a più livelli: una vita sull’Appennino bolognese e un interesse artistico per forme e colori del quotidiano. Se le tele di Morandi propongono una solida geometria fortemente semplificata, i volumi di Joan le riprendono con il passaggio del tempo, immortalandole ma nello stesso tempo riproducendone la fragilità. Nei suoi ‘omaggi a Morandi’ e nelle sue ‘Cenae’ il presente – ciò che di più quotidiano e consueto avviene nella nostra vita – diventa avvenimento. Obiettivo reso possibile grazie al fatto artistico che, con un processo di fossilizzazione, trasforma l’accaduto in passato. L’opera diventa pertanto immagine di un accadimento trascorso che ci invita al ricordo, attraverso fragili tracce consumate dal tempo. Ricordo che entra nell’eternità.
Vendo ad alcuni cenni biografici: Andrea Federici nasce a Casalmaggiore (Cremona) nel 1957. Compie i primi studi artistici. a Parma per poi diplomarsi all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nella sua carriera sperimenta diversi linguaggi pittorici, da principio occupandosi di fotografia artistica, che abbandona in seguito a favore della pittura. Approfondisce dapprima le tecniche della pittura antica con le quali realizza un ciclo di opere di ispirazione mistico-religiosa. In seguito abbraccia tecniche più moderne, che lo portano a una pittura dalla resa più spontanea e vibrante. Negli ultimi anni la sua opera gioca sul rapporto tra passato e presente, tra realtà e immagini interiori. Vive e lavora a Casalmaggiore
Di origine catalana, Joan Crous vive e lavora da oltre venticinque anni a Bologna. È laureato in Storia e frequenta l’Accademia d’Arte Massana a Barcellona. Si specializza nel campo del vetro visitando realtà internazionali (Strasburgo, Praga, Montreal, Stati Uniti) e approfondendo tecniche diverse, tra cui conservazione e restauro. Il momento fondamentale della sua carriera artistica si ha nel 1994 quando mette a punto una tecnica di lavorazione del vetro del tutto personale. L’innovazione tecnica si sposa perfettamente a un concetto di fragilità dell’operare umano e di fugacità temporale.
Realizza diversi progetti, esposti in varie parti del mondo. Oltre alla serie “Omaggio a Morandi”, di enorme importanza riveste il progetto “Cenae”, iniziato nel 1996, inteso come testimonianza poetica del momento conviviale del pasto. Molte di queste opere sono presenti presso fondazioni, istituti e collezioni private. Dal 1999 fonda, insieme alla moglie Giovanna Bubbico, la cooperativa sociale ETA BETA che si occupa di interventi socio riabilitativi attraverso l’arte e l’artigianato.
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MORANDI e la contemporaneità
13 ottobre – 20 dicembre 2023
Maurizio Nobile Fine Art
via Santo Spirito 7, 20121 Milano
(Sito Privato Bagatti Valsecchi – primo piano)
Contatti: +39 (02) 50306384
Email: milano@maurizionobile.com
Orari: dal martedì al sabato dalle ore 10 alle ore 19
Ingresso: libero
Vernissage: 12 ottobre dalle ore 18 alle ore 21
All’evento saranno presenti gli artisti contemporanei
Ufficio Stampa
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