CREMA. Il Museo Civico di Crema e del Cremasco ospita nelle Sale Agello, fino al 12 dicembre, la rassegna espositiva Mostri. La dimensione dell’oltre, a cura di Silvia Scaravaggi, una raccolta di 112 opere su carta, tra grafiche, libri e illustrazioni, dedicate alle figure del mostruoso nella letteratura e nell’arte, dall’Ottocento fino a oggi, molte delle quali prestate dallo storico dell’arte Emanuele Bardazzi che ha avuto un ruolo chiave nello sviluppo dell’esposizione e nella stesura del catalogo.
L’intervista alla curatrice, Silvia Scaravaggi
Da dove nasce l’idea di questa rassegna e come si legano il fantastico-onirico e il simbolico-esoterico?
L’esposizione Mostri. La dimensione dell’oltre è la terza mostra dedicata interamente alla grafica che il Museo Civico di Crema e del Cremasco propone come apertura di Scripta, mostra mercato del libro antico e di pregio. La scelta del tema è legata ad alcune convergenze dal punto di vista curatoriale e artistico: sia io sia Emanuele Bardazzi e Edoardo Fontana da tempo ci interessiamo a temi che nell’arte tra Ottocento e Novecento hanno visto un grande fiorire. Le due preziose collezioni di Bardazzi e Fontana, da cui provengono la maggior parte delle opere prestate per la mostra di Crema, sono ricche di artisti che le loro immagini riflettono sulla mostruosità intesa come amore per il difforme, tensione allo sconosciuto, alla scoperta di ciò che è oltre la realtà ordinaria, affrontando territori affascinanti e delicati come il tema del mito, del semi-umano, della morte, dell’eros. Io, in particolar modo, ho scelto tra gli artisti contemporanei quelli di cui conosco il percorso e sento più vicini a questi significati. I filoni fantastico-onirico e simbolico-esoterico, sono due linee del percorso espositivo, ora prevale l’una ora l’altra, a volte si mischiano senza una regola precisa.
Quali sono i temi centrali dell’esposizione?
La riflessione condotta nell’ambito dell’esposizione è strettamente legata all’importanza del Mostro come simbolo, capace di rendere l’uomo consapevole della presenza di un’altra dimensione. Non ci si è concentrati sul concetto di deformità, sugli aspetti della teratologia, mentre si è indagata, attraverso un percorso tra l’arte grafica e il libro illustrato, l’etica del superamento in cui si attua un rovesciamento: l’accoglimento dell’alterità, l’ammissione di una realtà flessibile e fluttuante, affatto definitiva o rigida.
Quali le opere più significative del percorso espositivo?
Tutte le opere selezionate sono significative e rappresentative di un arco temporale che inizia dagli ultimi decenni dell’Ottocento e giunge fino ai giorni nostri, attraversando oltre due secoli di storia e attestando come l’interesse per il Mostro, capace di mutare e insinuarsi nel pensiero e nell’ispirazione degli artisti e degli umanisti, si mantenga costante nel tempo. Vale la pena, però, fare un passo indietro nella storia per cogliere alcuni spunti di riflessione utili a comprendere quello che è accaduto tra fine Ottocento e inizio Novecento e che Emanuele Bardazzi approfondisce nel suo saggio in catalogo, offrendo l’opportunità di calarsi nella cultura decadente e fin-de-siécle per conoscere da vicino alcune delle opere e degli autori fondamentali per lo sviluppo di un pensiero critico e anticonformista. A partire dall’iconico satiro di Austin Osman Spare, straordinario artista inglese, in Italia ancora troppo poco noto, i riferimenti a cui tutto l’itinerario espositivo guarda. Accanto a Spare, nell’altezza dei risultati raggiunti, Marcel-Lenoir e Albert Welti, i fiamminghi James Ensor, Félicien Rops, Charles Doudelet. Centauri, sirene, streghe, spiriti e danze macabre popolano le pareti nelle immagini di incisori italiani e stranieri quali Raoul Dal Molin Ferenzona, Antonello Moroni, Marcel Roux, Carl Schmidt-Helmbrechts, Giulio Aristide Sartorio, Julius Klinger, František Kobliha, Francesco Nonni.Tra i libri sono esposti gli esemplari Tales of Mystery and Imagination di Edgar Allan Poe e il Faust di Goethe, entrambi illustrati da Harry Clarke, Il castello del sogno di Annibale Butti illustrato da Alberto Martini, Manhood di Ralph Nicholas Chubb e Goblin Market di Christina Rossetti con le illustrazioni di Arthur Rackam, Der Golem di Gustav Meyrink illustrato da Hugo Steiner-Prag. Nella dimensione del sogno e della fantasia si incontrano le straordinarie figure selvagge di Maurice Sendak che negli anni Sessanta del Novecento pubblicava Where the Wild Things Are, i suoi mostri erano creature che riportavano a una origine selvatica e libera nella loro essenza. Accanto a questo straordinario capitolo dell’illustrazione contemporanea, Post-it Monster di John Kenn Mortensen e L’Ospite Equivoco (The Doubtful Guest) di Edward Gorey, i disegni dell’illustratrice Nicoletta Ceccoli che racconta l’oggi attraverso le rappresentazioni di personaggi delle fiabe o del mito, con i corrispettivi mostri, fino al segno di Matteo Giuntini dove si sovrappongono strati di significati e colore e infine a Jacopo Pannocchia con il suo cupo immaginario fatto di ibridazioni tra esseri viventi. Tre contemporanei chiudono l’esposizione con disegni originali e xilografie, Agostino Arrivabene, Edoardo Fontana e Francesco Parisi, artisti che, pur nella spiccata diversità, condividono una comune ispirazione: giungendo ognuno a risultati estremamente singolari, personali, non confondibili, radicano la loro ricerca nella più tradizionale ispirazione artistica tracciando una linea che attraversa Umanesimo, Primitivismo e Simbolismo.
Il Percorso espositivo
L’esposizione Mostri. La dimensione dell’oltre è una riflessione sulla potenzialità del mostro come tramite per un’altra dimensione. Non tratta il concetto in quanto deformità, negli aspetti della teratologia, indaga, invece, attraverso un percorso tra le più ricche espressioni dell’arte grafica e del libro illustrato, un’etica del superamento in cui si condensa una rivoluzione: l’accoglimento dell’alterità, l’ammissione di una realtà flessibile e fluttuante, affatto definitiva o rigida.
Il mostro nell’esposizione, che è tale grazie alla concorrenza di due preziose collezioni d’arte private di Milano e Firenze, è inteso come figura di rivelazione. Mostro è rivelazione di qualcosa che doveva restare occulto e improvvisamente riappare: la mitologia, le divinità, il rapporto dell’uomo con la natura, gli esseri soprannaturali, i simboli legati non solo a taluni rituali bensì anche a cruciali momenti storici e sociali, di cui sono riflesso spesso rivelatore.
Il mostro entra nell’immaginario dell’uomo fin dall’origine e in ogni cultura e tradizione. Per cogliere appena l’ampiezza e varietà della sua presenza, almeno nella letteratura occidentale, è sufficiente pensare alla Divina Commedia di Dante, al Paradiso Perduto di Milton, o ai più recenti Dracula di Braham Stoker e Frankestein di Mary Shelley. Le mutevoli forme del mostruoso, accompagnate da fascino e timore, in bilico tra luce e oscurità, abitano narrazioni e illustrazioni, ma, per quanto multiforme il mostro possa apparire, egli è sempre un simbolo posto lungo un confine, una soglia che offre accesso a un orizzonte ignoto, a un abisso sconosciuto o che riporta in superficie elementi accantonati, temi celati e diversità negate. Alcuni mostri hanno un nome proprio, sono Lilith, Lucifero o Satana, Frankenstein o Dracula, alcuni mostri hanno un pubblico, adulto o giovane. Scopriamo tendenze e predilezioni guardando nella ricerca artistica a partire dagli anni a cavallo tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Un momento in cui, nuovamente come già accaduto in precedenti periodi storici, uno fra tutti il Medioevo, l’attenzione si sposta su ciò che è irrazionale, inconscio. Studiosi, artisti, letterati si dirigono verso il superamento delle barriere dei sensi e ciò accade anche come stretta conseguenza di un mondo illuminista che aveva migliorato la visione razionale della vita ma al contempo forzato troppo nella direzione del positivismo, conducendo inevitabilmente gli intellettuali, gli artisti e le anime curiose verso l’ignoto. Nell’esposizione il percorso di conoscenza del mostro ha inizio sul finire dell’Ottocento e celebra quello straordinario momento di fervore artistico e culturale capace di valorizzare come mai prima e, forse, mai in seguito, la fascinazione dell’invisibile, dell’irrazionale, dello sconosciuto.
Il catalogo
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Museo Civico Crema con testi critici di Emanuele Bardazzi, Edoardo Fontana e Silvia Scaravaggi.
FONTE. Testo e foto, inseriti al solo scopo di presentare l’evento, press kit ufficio stampa Museo Civico di Crema. Credis photo. Antonello Moroni, La coppa d’oro, 1915, xilografia a colori, press kit ufficio stampa Museo Civico di Crema. Si ringrazia Silvia Scaravaggi per l’intervista.