
MILANO. La mostra di Bruce Nauman, curata da Roberta Tenconi e Vicente Todolí con Andrea Lissoni, Nicholas Serota, Leontine Coelewij, Martijn van Nieuwenhuyzen e Katy Wan, in corso fino al 26 novembre all’Hangar Bicocca di Milano, s’intitola Neons Corridors Rooms e racconta la storia della ricerca artistica del performer dagli anni sessanta ad oggi.
L’hangar, presenta per la prima volta trenta installazioni, divise in tre aree, riunendo in un’unica esposizione le varie tipologie di corridoi e stanze, oltre a sei opere al neon, cinque lavori video e sonori, e una selezione di Tunnels, ovvero modelli scultorei per architetture sotterranee.
Realizzati dal 1968, i corridoi sono strutture concepite per manipolare, registrare e testare l’esperienza e i movimenti del visitatore all’interno di uno spazio, obbligandolo a un percorso sia fisico sia emotivo. sulla parete all’inizio delle Navate, sono appese le sculture al neon The True Artist Helps the World by Revealing MysticTruths (Window or Wall Sign) (1967) e My Name as ThoughIt Were Written on the Surface of the Moon (1968). La prima è a forma di spirale e riproduce la frase contenuta nel titolo [Il vero artista aiuta il mondo rivelando verità mistiche].
Ispirato alle insegne pubblicitarie luminose, il lavoro era originariamente appeso nello studio di Nauman a San Francisco in modo che entrambe le facce fossero visibili. Richiamando invece l’indicazione ironica e giocosa evocata dal titolo stesso, My Name as Though It Were Written on the Surface of the Moon rappresenta una sorta di paradosso linguistico: l’artista replica la grafia del proprio nome con un neon di colore azzurro come se idealmente fosse scritto sulla Luna, dove vigono altre condizioni ambientali e leggi fisiche (bbbbrrrruuuuuuuucccceeee).
Pur nella loro diversità, i due lavori affrontano temi affini e collegati. Se, da un lato, The True Artist Helps the World by Revealing Mystic Truths (Window or Wall Sign) funge da aforisma per veicolare una massima universale, come una sorta di esortazione rispetto al ruolo dell’artista nei confronti della collettività e del mondo, dall’altro My Name as Though It Were Written on the Surface of the Moon riflette, quasi come un esercizio di fantasia, sull’identità in termini personali. Secondo la curatrice e critica Jane Livingston “L’impiego che l’artista fa del proprio nome può essere paragonato all’uso del suo corpo come “mero” dispositivo’’.
La curatrice aggiunge anche che a differenza delle altre esposizioni organizzate a Londra (ottobre 2020-febbraio 2021) e Amsterdam (giugno-ottobre 2021) l’hangar di Milano, si arricchisce di una nuova selezione che include alcune delle installazioni più emblematiche di Nauman, provenienti da numerose collezioni pubbliche e private internazionali, In modo da avere un vero e proprio focus sul lavoro del performer.
Tra le installazioni presenti, colpisce un’opera denominata Performance Corridor (1969).
L’idea per l’opera nasce da una performance registrata nel video Walk with Contrapposto (1968) – anch’esso presente nell’esposizione di Milano –, in cui Nauman cammina avanti e indietro in uno stretto passaggio con movimenti esagerati del bacino, imitando le pose delle sculture classiche. L’anno successivo, nel 1969, per una mostra al Whitney Museum di New York, l’artista espone
Rodi Federica – Accademia di Belle Arti Di Brera – Corso magistrale in comunicazione creativa per i beni
culturali come scultura praticabile la struttura da lui impiegata nel video, invitando i visitatori a utilizzarla a loro volta. Se fino a quel momento Nauman con i suoi video e performance si era concentrato sulla sua presenza e figura, con Performance Corridor l’artista sposta la sua attenzione e ricerca sullo spettatore e sul rapporto che instaura con lo spazio circostante.
L’accesso è gratuito con prenotazione e gli orari della mostra sono Giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 10.30 alle 20.30.
AUTRICE: FEDERICA RODI (Riproduzione del testo riservata)