SANT’ANGELO IN VADO. Giorgia Severi, artista ravennate la cui ricerca si incentra sul paesaggio e sulla natura, attraverso opere “site specific” che la portano al nomadismo, all’attraversamento culturale, alla cura del mondo, come “Country”, evento per la 56. Biennale di Venezia alla Gervasuti Foundation e a Ravenna, alla Pineta di Dante, “Restoring in the world”, con catalogo edito da Allemandi, è ora artefice, con il supporto tecnico di Guido Urbino, di una nuova installazione, per Pesaro 2024 capitale della cultura. Inauguata domenica 27 ottobre alla Chiesa di S. Filippo di Sant’Angelo in Vado (PU)
Severi come la sua installazione per la Chiesa di San Filippo si inserisce nel progetto “Blu: il colore della cuccagna”?
«Il filo conduttore che unisce i differenti progetti all’interno del progetto così denominato è proprio questo colore blu, o azzurro, poiché il macro progetto capitanato da Casa Sponge per Pesaro capitale della Cultura, ha scelto la pianta del guado dalla quale anticamente veniva estratto questo colore per la tintura dei tessuti. Pratica che continuò dal 1200 al 1600 circa, e che vide una fiorente economia territoriale svilupparsi intorno alla coltivazione e commercializzazione della pianta del guado. Si parla quindi di identità culturale, di un colore che identifica un territorio per appartenenza e tradizioni. Il mio lavoro vi si inserisce con un’installazione site specific per la Chiesa di San Filippo, in cui il celeste è stato realizzato con la tintura estratta dalla pianta del guado. Quest’opera è il tentativo di unione tra due cieli: quello della pittura e quello fisico dell’atmosfera, in un omaggio a Piero della Francesca».
Come ha coniugato la realizzazione di quest’opera contemporanea collocata dentro un luogo sacro, alla scelta di ritrovare le atmosfere, la natura “colta e operosa” dei paesaggi di Piero?
«Volevo estrarre un colore dal paesaggio, un colore che rappresentasse queste terre e durante un sopralluogo sono rimasta colpita dal colore del cielo che sovrastava le colline circostanti e che mi ha inevitabilmente ricordato i suoi cieli. Ho cercato quindi il colore che anima le opere del pittore, quanto il paesaggio del Centro italia e il guado era perfetto per questo connubio. Sono cieli sospesi quelli della pittura di Piero, afoni, infiniti, dove i personaggi sembrano sospesi in un tempo sembra dilatato. Poiché il blu, l’azzurro o celeste che fosse, in antichità aveva un significato legato al sacro, ho voluto riportare quel colore dentro a questo luogo».
In che maniera quindi il suo “sguardo d’artista” continua a porsi come “azione antropica” positiva e non distruttiva sul paesaggio, affidando all’arte, secondo le linee progettuali di “Pesaro capitale della cultura“: “la memoria passata e recente con il compito di trasformare e generare una visione futura”?
«Ponendosi in una visione rigenerativa, che estrae e rimodula elementi dal paesaggio e dal passato, ridefinendoli in un’azione che dona nuove forme ai significati».
MARCELLO TOSI