OTOBONG NKANGA: QUANDO LE CORDE SI ARRICCIANO ATTORNO ALLE MONTAGNE

Otobong Nkanga, dettaglio dell’opera, credits: press kit Castello di Rivoli

RIVOLI. Il rispetto per il pianeta, per la natura che ci circonda e le conseguenze derivanti da una scarsa tutela del patrimonio ambientale, sono al centro della mostra di Otobong Nkanga allestita al Castello di Rivoli. Un’esposizione per riflettere sul “bene comune”.

Questi i dettagli desunti dal comunicato stampa. “Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presenta, fino al 30 gennaio, la mostra personale dedicata a Otobong Nkanga (Kano, Nigeria, 1974), tra le più importanti artiste contemporanee internazionali la cui ricerca affronta temi urgenti legati alla crisi ecologica e ambientale, allo sfruttamento delle risorse e alla sostenibilità indagando le storie del colonialismo, le sue ripercussioni sul tessuto sociale e le nuove forme di arte materiale.

Nel 2017 l’artista ha partecipato alla mostra L’emozione dei COLORI nell’arte tenutasi al Castello di Rivoli e alla GAM di Torino in occasione della quale nella Manica Lunga ha esposto l’opera Kolanut Tales: Slow Stain (I racconti della noce di cola: macchia lenta, 2012-2017) successivamente entrata a far parte delle Collezioni del Museo grazie al Dono degli Amici Sostenitori e Benefattori del Castello di Rivoli.

Ideata appositamente per le sale al terzo piano del Castello di Rivoli, la mostra è concepita come un grande progetto site-specific. Disegnando un paesaggio inedito, l’installazione comprende opere-tappeti dalla forma irregolare ispirati a minerali, come quarzo e malachite, le cui proprietà curative sono note fin dall’antichità. I tappeti si estendono nello spazio attraverso lunghissime corde intrecciate a mano che a loro volta connettono molteplici oggetti scultorei concavi che suggeriscono la manipolazione da parte dei visitatori. Realizzati in legno, vetro e terracotta, al loro interno ospitano ulteriori materiali organici o veicolano suoni, dotando l’opera di una componente performativa e sensualmente relazionale. Pertanto, l’artista sviluppa la sua mostra che si snoda attraverso le cinque grandi sale del terzo piano del Castello a livello del pavimento, rifiutando intenzionalmente la verticalità delle pareti museali per abbracciare l’orizzontalità, associata alla nozione di geografia e del viaggio inteso come transito e collegamento tra punti distanti. L’installazione mette in dialogo le diverse tradizioni culturali che si intrecciano nella biografia dell’artista: nata in Nigeria e cresciuta in Francia, attualmente residente ad Anversa.
Se da un lato la presenza di oggetti, inclusi minerali e altri materiali organici, rimanda agli amuleti che in alcune tradizioni africane vengono regalati alla nascita di un bambino, oppure alle erbe usate per le loro proprietà curative sin dall’antichità, il tappeto si riannoda alla storica abilità delle tessiture fiamminghe europee. Durante gli studi a Parigi, Nkanga è stata allieva dell’artista Giuseppe Penone (Garessio, 1947): nella sua opera attenta ai materiali e alle loro trasformazioni, infatti, si evidenzia l’eredità dell’Arte povera a livello degli sviluppi internazionali dell’arte contemporanea più attuali nel mondo.

La mostra è parte del progetto di collaborazione con il Centre d’art contemporain di Villa Arson, Nizza, in cui è in corso la prima retrospettiva in Francia dedicata a Nkanga (fino al 19 settembre 2021). Curata da Eric Mangion, la mostra di Nizza è incentrata sulle principali opere a oggi realizzate dell’artista.
In occasione di questa duplice mostra, il Castello di Rivoli e Villa Arson sono co-editori di un catalogo scientifico con nuovi saggi e interviste dei curatori, immagini delle opere esposte nelle due istituzioni, schede relative alle opere e un ricco apparato dedicato alla storia espositiva dell’artista, dagli esordi al presente”.

FONTE. Testo e foto, inseriti al solo scopo di presentare l’evento, press kit uf stampa Castello di Rivoli