CORTINA D’AMPEZZO. Dopo il successo delle due mostre estive en plein air “Infinita fluidità della pietra”, allestita sul vivace lungomare di Viareggio e “dal Mare all’Infinito” organizzata a Forte dei Marmi presso lo
stabilimento Bagno Alpemare di proprietà della famiglia Bocelli, la Galleria d’Arte Contini è lieta di
presentare “nell’Infinito dell’Arte”, personale dello scultore di origine coreana Park Eun Sun che avrà luogo sia presso la sede di Venezia in Calle Larga XXII Marzo che, a seguire, nella galleria di
Cortina d’Ampezzo, situata nel cuore della cittadina montana. L’esposizione si può visitare fino al 18 aprile.
Affermato ormai a livello internazionale per la sua produzione scultorea, Park Eun Sun propone
opere che combinano le sue origini orientali con un’ispirazione legata alla tradizione artistica
occidentale, tutte caratterizzate da una resa profondamente contemporanea.
Questa mostra presenta al pubblico una ricca selezione di lavori, composti da materiali e dimensioni
diverse, che tracciano l’evolversi del lavoro dell’artista che inizia con lo studio della materia, sia essa
marmo, granito o bronzo e si conclude nella realizzazione di sculture dalle forme geometriche
sinuose e levigate, sostenute da equilibri insoliti ma al contempo leggiadri e armonici.
Quella di Park è una scultura dinamica nella quale, la materia, specialmente la pietra, viene lavorata
alternando due colori, stratificandoli in un’ascesa verso l’alto come nel caso delle sue colonne torte
e dalla forma a spirale che, sviluppandosi in altezza sembrano perseguire l’infinito o ancora le sue
composizioni sferiche concatenate che sembrano generare un vitale flusso di DNA.
Una produzione artistica energica, dunque, che dimostra come il sapiente intrecciarsi delle linee e
delle forme, l’espandersi dei volumi e la quasi scientifica precisione tecnica possa garantire la
creazione di un linguaggio artistico personalissimo ma capace di comunicare al collettivo.
Infatti quello di Park è un messaggio universale; l’artista indaga l’essenza stessa dell’essere umano,
la complessità della vita e delle esperienze che la compongono e questo è evidente grazie
all’elemento distintivo rintracciabile in tutte le sue creazioni: la ferita.
Le sculture di Park, infatti, sono tutte accumunate da una spaccatura: il marmo e il granito vengono
plasmati, levigati, poi destrutturati, crepati e riassemblati.
Le “lacerazioni” scorrono sulle superfici fluide, come delle cicatrici che simboleggiano la sofferenza
e l’essenza stessa del vissuto, e permettono all’osservatore di entrare nella sfera sensibile ed
espressiva dell’artista. Ne è un esempio Colonna Infinita – Accrescimento I (2020) un pilastro in marmo bianco e epoxy grigio che, vorticando su sé stesso si prolunga verso l’alto con un movimento flessuoso e continuo che sembra non volersi arrestare.
NOTA. Testo e foto, inseriti al solo scopo di presentare la mostra, courtesy of Galleria Contini