PERCORSI SULLA SHOAH: AUSCHWITZ 1,  AUSCHWITZ 2 E BIRKENAU NEGLI SCATTI DI CASAROLA  IN ROCCA

Una fotografia di Albino Casarola (part.) esposta alla Rocca di Monticelli d’Ongina

MONTICELLI D’ONGINA (PC). Dal 22 gennaio al 5 febbraio, presso il Castello Pallavicino Casali si tiene una toccante mostra fotografica con gli scatti di Albino Casarola, dedicata al ricordo della Shoah, curata da Simone Fappanni.

Un viaggio desiderato per vedere con i propri occhi la storia studiata. Constatare che il nome Auschwitz voleva dire più campi di concentramento, il primo Auschwitz 1 ricavato in una caserma dell’esercito polacco con la ormai famosa scritta “Il lavoro rende liberi”, il secondo Auschwitz 2 Birkenau a pochissimi chilometri, vero e proprio campo di sterminio, unici campi rimasti a memoria, ma la realtà comprendeva altri 47 campi di lavoro nel circondario, una vera e propria “macelleria umana”.

Auschwitz 1: all’ingresso, severi controlli, targhe, ma niente ti fa pensare a quello che vedrai, poi, un breve viale ti porta a quel famoso ingresso “ARBEIT MACHT FREI”, i doppi reticolati, le torrette di guardia, i caseggiati con il solo piano terra o a due piani, i viali alberati, fino a li tutto sembra normale e forse lo pensavano anche i deportati.

Basta entrare nel primo dei “blocchi” visitabili per renderti conto della crudeltà inimmaginabile a cui l’uomo è arrivato; sale ancora arredate a dormitorio, locali destinati ad interrogatori, il privilegio dei kapò, etc., poi i blocchi con le cose personali dei deportati, valigie, pentole, pettini, scarpe, occhiali, e unica non fotografabile quella dei capelli. Nei corridoi le foto dei deportati fatte dalle SS.

Sul viale centrale la sbarra delle impiccagioni, e poi gli edifici delle prigioni, il cortile delle fucilazioni.

Non visitabile perché in restauro il blocco degli esperimenti medici di Mengele “L’angelo della morte”. Infine la camera a gas ed i forni crematori (unici rimasti tra i campi di concentramento”. Questo già bastava a sentirmi un groppo in gola.

Auschwitz 2 Birkenau: qui la crudeltà umana è arrivata al massimo con la creazione di un campo della morte. Dalle dimensioni inimmaginabili, utilizzate baracche prefabbricate destinate a stalle per la cavalleria, altro ingresso ormai famoso in fotografia, le rampe dei treni dove avveniva subito la selezione, abbandonare in loco i propri averi, vecchi che venivano subito indirizzati alle camere a gas, donne e bambini separati dagli uomini, e comunque selezionati per i lavori se abili altrimenti indirizzati anche loro alle camere a gas. In questo campo le camere a gas ed i forni crematori sono stati distrutti dalle SS prima dell’arrivo dell’esercito russo per non lasciare tracce, ma modellini sono stati ricostruiti per far capire come erano, studiate e realizzate per una distruzione di massa.

Per concludere, ho visto con i miei occhi e non dimenticherò, consiglio, a chi può, di andarci per non dimenticare, la guerra è stata una tragedia, ma la Shoah è stata una tragedia nella tragedia. Info fappanni71@gmail.com