PICASSO VA, PICASSO ARRIVA: LE PEINTRE ET SON MODÈLE EN PLEIN AIR

Picasso, Le peintre et son modèle (1963), Collezione Intesa Sanpaolo, Milano

ROMA. Si può ammirare per la prima volta in mostra a Roma a Palazzo Rhinoceros il dipinto Le peintre et son modèle en plein air di Pablo Picasso dalla collezione Intesa Sanpaolo Gallerie d’Italia – Milano. Dopo il grande successo di pubblico e di stampa riscosso dalla Giovane donna del 1909, proveniente dall’Ermitage, la Fondazione Alda Fendi – Esperimenti rilancia e propone un dipinto del 1963 mai esposto nella Capitale e normalmente non visibile al pubblico fino al 16 ottobre. Prosegue così l’omaggio al genio malagueño che anticipa il 2023, “anno picassiano” nel cinquantenario della scomparsa del pittore.

Il dipinto è presentato al pubblico in una mostra intitolata Picasso va, Picasso arriva che viene allestita presso gli spazi espositivi di rhinoceros gallery, all’interno di palazzo rhinoceros progettato da Jean Nouvel, un “quartiere nella città” dedicato all’arte e ispirato ai Passages di Parigi.

Pablo Picasso dunque è ancora una volta protagonista nel cuore della Roma monumentale, tra l’Arco di Giano e il Palatino: quest’anno infatti il pubblico capitolino ha potuto ammirare Giovane donna, il ritratto della musa ispiratrice e compagna dell’artista, Fernande Olivier, custodito dall’Ermitage di San Pietroburgo. Dalla scomposizione delle forme del cubismo analitico della Giovane donna si passa a una meditazione sul rapporto tra l’artista e il femminino. Il tema, portato avanti da Picasso nei decenni, trova nel quadro Le peintre et son modèle en plein air del 1963 una sintesi che assume, come scrive Francesco Tedeschi, “i valori poetici di un incontro con la natura, nel clima idilliaco di una moderna ’pastorale’”.

L’opera vuole essere il fulcro di un’installazione teatrale che ruota intorno alle mille sfaccettature dell’universo picassiano. Pensando all’attività pittorica dell’ultimo periodo di questo artista rivoluzionario oltre la sua stessa rivoluzione, Alda Fendi, mecenate ribelle e promotrice di questa staffetta ideale tra i due dipinti, riflette: “Gli artisti falliti sono fuori dal gioco e Picasso prova l’ebbrezza negativa, ma sferzante, del fallimento, prima di essere glorificato per la sua scomposizione dell’immagine. Ardente e infuocato è il suo credere in una rivoluzione, mai tiepida, ma pirotecnica nell’ipotesi di una vita descritta a moduli geometrici, che diventano poesia apparentemente appunto fuori dal gioco”.

Le peintre et son modèle en plein air di Pablo Picasso, olio su tela del 1963, appartiene alla collezione Intesa Sanpaolo Gallerie d’Italia – Milano. L’opera è stata acquistata dal Banco Lariano, poi confluito in Intesa Sanpaolo, e proviene originariamente dalla Galerie Leiris di Parigi, che negli anni Sessanta trattava direttamente l’opera di Picasso.

La rappresentazione del nudo femminile all’aperto, in un contesto naturale, è un soggetto frequente nell’arte di Picasso fra gli anni Cinquanta e Sessanta, variazione del più generale confronto fra il pittore e la modella che accompagna la sua narrazione pittorica fin dagli anni Dieci. Il tema costituisce il punto d’incontro fra la riflessione sul mestiere del pittore, in dialogo con la storia dell’arte, e la rappresentazione del nudo femminile. Una sfida, sia per le possibili soluzioni nella raffigurazione delle pose e della loro combinazione con la forma spaziale, sia per i significati intrinseci al ruolo dell’artista.

Le peintre et son modèle en plein air del 1963 prosegue e riecheggia le meditazioni svolte da Picasso fra il 1960 e il 1961 attorno al Déjeuner su l’herbe di Manet. L’artista si misura con i suoi “maestri d’elezione”, per rivederne le soluzioni e reinterpretarle alla luce della sua personale assunzione in un “museo immaginario”. Così il celebre soggetto del quadro di Manet diventa spunto per una disgregazione e riaggregazione dei protagonisti, delle loro pose e del loro ruolo all’interno della composizione.

L’attenzione di Picasso si concentra attorno al nudo femminile seduto e all’uomo che lo osserva, in un dialogo che è di complicità e seduzione. Lo sfondo è ridotto alle predominanti dei verdi e dei blu, che vengono quasi appiattiti in uno spazio omogeneo, definito con il caratteristico tratto veloce e approssimativo del tardo Picasso. Bastano pochi accenni per le chiome degli alberi, un elemento triangolare per il parasole sopra il cavalletto, la sagoma del cappello, più da torero che da pittore. In questa semplicità si ritrova la capacità di Picasso di trasformare ogni gesto in un elemento significante.

L’Esperimento firmato Alda Fendi e Raffaele Curi compone arti visive e performative, riunendo idealmente le due patrie – e le due anime – dell’artista, Spagna e Francia. Sala dopo sala, l’installazione multimediale che si dipana attorno a Le peintre et son modèle en plein air ha un motivo conduttore: la danza. Dalle avvolgenti proiezioni che offrono al visitatore un punto di vista privilegiato sulle prove de La Templanza di Miguel Ángel Berna per il Ballet Nacional de España, alla dirompente modernità delle danze di Pulcinella. Atto unico rappresentato per la prima volta all’Opéra di Parigi nel 1920, il balletto Pulcinella unisce la musica di Igor Stravinskij con la coreografia di Léonide Massine per i Balletti Russi di Sergej Djagilev.

Lungo il percorso espositivo, si apre una finestra sul Café de Flore di Parigi, mentre i colori picassiani della Spagna accarezzano i volti degli spettatori. Nel cavedio nero progettato da Jean Nouvel, un omaggio a uno dei più grandi toreri contemporanei, El Rafi (Rafi Racoule), 23 anni, il sessantanovesimo matador de toros francese. La corrida ha una storica tradizione non solo in Spagna, ma anche nel sud della Francia, dove Pablo Picasso aveva l’abitudine di assistervi con i figli Claude e Paloma e amici come Jean Cocteau. Si intrecciano e si fondono così le due anime di Picasso e i suoi due Paesi, Spagna e Francia, che il prossimo anno saranno uniti nella celebrazione dei 50 anni dalla morte dell’artista. Della corrida Picasso amava il colore, l’oro e il folclore ed è nota la grande amicizia che lo legava ai più importanti toreador del suo tempo, come El Cordobés e Manolete, e specialmente a Luis Miguel Dominguín e alla sua famiglia: Lucia Bosé e i figli Lucia, Paola e Miguel Bosé. Nel cavedio bianco invece, alla presenza del rinoceronte simbolo del palazzo, una scritta sul muro ricorda le parole di Neruda. A spiegarne il collegamento con Picasso è Raffaele Curi: “Colpisce al cuore il pulviscolo d’ambra che nelle chiese di Spagna trasforma l’estate in una chiesa d’oro. La poesia di Neruda che cristallizza un raggio in una ipotesi atemporale e ascetica, crea la grande amicizia tra l’’animus’ di Picasso e quello di Neruda. Un’amicizia la loro che allude e rimanda a scenari dirompenti e colmi di luce perpendicolare e colori assoluti che sa regalare soltanto l’estate. ’Come l’estate in una chiesa d’oro’”.

FONTE. Testo e foto, inseriti al solo scopo di presentare l’evento: press kit Ufficio stampa Fondazione Alda Fendi – Esperimenti