PICTORES: IN MOSTRA GLI ARTISTI CHE HANNO DIPINTO NELL’ANTICA POMPEI

Filosofo con Macedonia e Persia Boscoreale, Villa di Fannio Sinistore, oecus (H), parete ovest affresco, cm 240 x 345, 1 secolo a.C. – II stile

BOLOGNA. Nel 79 d.c. Pompei viene sommersa dall’eruzione del Vesuvio. Per secoli la città rimane sepolta, custodendo per sempre i suoi tesori, riscoperti attraverso una campagna di scavi, tuttora in corso, che ci restituisce la vita quotidiana all’epoca dell’impero romano.

Se generalmente l’attenzione si è concentrata sui reperti e sulle case degli abitanti di questo fiorente centro campano, con meravigliosi affreschi e mosaici spesso rinvenuti in buone condizioni, la mostra aperta nei giorni scorsi al Museo Civico Archeologico di Bologna ci offre l’opportunità di ammirare oltre cento opere dei pictores che hanno operato a Pompei proprio in quelle dimore ricoperte un tempo sommerse da lava e detriti.

Curata da Mario Grimaldi e realizzata in collaborazione con il Museo Civico Archeologico e Museo Archeologico Nazionale di Napoli, comprende reperti rinvenuti nell’area vesuviana, quindi anche a Ercolano, altro centro colpito dalla furia del Vesuvio. Scorrendo i pezzi esposti si può cogliere a pieno la sensibilità degli abitanti verso determinati soggetti, che spaziano da scene di vita comune a riferimenti mitologici, da composizioni floreali a tematiche sensuali e persino erotiche. Il tutto contraddistinto da un’ampia varietà di tinte in cui spicca, naturalmente, il tipico “rosso pompeiano”.

La rassegna dà anche modo di ricostruire la vita nelle botteghe artigiane e la loro complessa organizzazione, oltre ad ammirarne i risultati alle pareti delle domus abitate da persone abbienti. Si tratta di pagine assolute di storia dell’arte, come i lavori che si possono ammirare nella domus del Poeta Tragico, dell’Amore punito, e nelle Ville di Fannio Sinistore a Boscoreale, e dei Papiri a Ercolano.

Colori, strumenti e idee di veri e propri artisti di cui ancora poco si conosce della loro vita, ma di cui ancora oggi si può apprezzare il talento, accanto all’oggettistica, realizzata da mani altrettanto esperte: triclini, lucerne, brocche, vasi che raccontano di una civiltà che nutriva una particolare attenzione fra i suoi pictores e i committenti.

Si tratta, dunque, di una mostra aperta a tutti, comprese le scuole, ma anche alle famiglie e agli “addetti ai lavori”. 

AUTORE: Simone Fappanni (riproduzione del testo riservata)

Fonte. Testo inserita al solo scopo di presentare la mostra, fonte press kit Ufficio stampa
Studio ESSECI