
SARNICO. Vi sono realtà locali, considerate” minori” senza le quali difficilmente quello spirito di appartenenza o se si vuole, campanilismo, avrebbe ragion d’essere .
Una di queste è il museo del territorio Gianni Bellini a Sarnico, posto nella parte sommitale del centro storico dell’omonima cittadina.
In origine quello che poi è divenuto un palazzo signorile, era un monastero di clausura risalente al sec. XVI come molti ve ne erano( in fondazione) attorno all’area lariana.
Dell’antico convento restano tracce nella struttura portante in elementi come colonne e archi che ne descrivono l’antico il chiostro.
Gianni Bellini era personaggio eclettico e decisamente anomalo del suo tempo: sacerdote e collezionista decise a un certo punto di donare la sua collezione d’arte alla cittadina di Sarnico, rivelando una inclinazione filantropica che andava al di là del contesto religioso e le inclinazioni richieste dall’abito.
In questa circostanza si rese necessario individuare un luogo adatto alla conservazione e all’esposizione della collezione.
Palazzo Gervasoni presentava la duplice opportunità di un recupero architettonico dell’immobile e la possibilità di attribuirne una nuova funzione di pinacoteca.
Oggi la planimetria del palazzo guida la visita all’esposizione, accompagnata dal colore grigio della pietra tipica di Sarnico alternato a travature in legno e zone di bianco che creano un contesto di fruibilità che difficilmente si trova in musei più rinomati.
Particolarmente efficace è la soluzione adottata per Il tetto, interamente rimosso per lasciare spazio a un lucernario che idelmente proietta e prefigura trasfigurata, la figura umana in una visione verso un destino infinito.
La collezione di opere consta di poco meno di 200 lotti tra dipinti su tavola e su tela, sculture marmoree( poche) e alcune statue lignee e quattro crocifissi processionali di particolare interesse nella traduzione valligiana di questo topic dell’arte sacra.
Il periodo storico rappresentato è quello cronologicamente compreso tra il XVI e il XVIII secolo, ma la particolare conformazione tematica della collezione non trova, convergenza verso tema specifico.
Se non può mancare la sacralità e i soggetti di ispirazione mistica, vista la.matrice del collezionista, numerose sono comunque le rappresentanze del tema mitologico.
Questo si declina in capricci del più bel vedutismo veneto in particolare.
Anche l’allestimento, completato e risistemato fra il 2004 e il 2009, si distingue per ecletticita’ perche puo capitare che, accanto per esempio a una scena di battaglia si possa osservare un elemento di arredo liturgico e ci si ritrovi poi a considerare un Compianto sul Cristo morto o ancora allegorie dei quattro elementi d’area francese o di un artista fortemente influenzato da questa come Il Legnani.
Le opere collezionate da Bellini anche se non di soggetto sacro, mostrano in ogni caso pertinenza a un’area semantica che allude agli aspetti morageggianti.
Non mancano, come ci si aspetta da una collezione come questa, rappresentanti della controriforma milanese come Cairo, di quella settecentesca bergamasca ambito valligiano come Cifrondi e un esimio rappresentante della frenesia vitalizia come Magnasco coadiuvato da Clemente Spera .
Il museo Bellini come altre realtà “provinciali” si prestano molto bene a descrivete una tramatura culturale del tessuto del territorio (o dei territori) che va oltre ai luoghi più rinomati che sono ormai divenuti un brand, così come le opere di nomi elevati ( o forse avviliti e derubricati?) al rango di divi alla stregua di Rockstar per i quali si fa la fila e si paga un oneroso biglietto.
Questo contesto creatosi per lo piu nell’ultimo quarto di secolo, se non ha falsificato il significato di quelle opere, decontestualizzandole, ha però fatto si che tutto cio che non è sospinto da opportune campagne di marketing a scopo di lucro, ha finito per far passare in ombra, quando non dimenticare, le piccole ma autenticamente genuine realtà ” minori” come appunto il museo di Sarnico
Piccoli centri, siti archeologici, musei di vario tipo e tematiche che tutti insieme tessono una trama e un ordito di quelli che furono gli avvenimenti che hanno portato a vivere la realtà e il mondo che oggi si vive: quale è lo scopo della conservazione e della memoria se non questo?
LUCA NAVA
Il catalogo del museo :DOTTI D., Museo civico d’arte e del territorio Gianni Bellini – Sarnico. Catalogo dei dipinti, Sarnico (Bg) 2009.