MANTOVA. Vale davvero la pena visitare la mostra Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza allestita, fino al 6 gennaio, nelle sontuose sale di Palazzo Te, a Mantova, in quanto si tratta di un’esposizione veramente originale per l’idea di fondo da cui nasce, ovvero quella di creare una sorta di “dialogo”, profondo e silenzioso, fra i cicli di affreschi della villa rinascimentale voluta dal marchese Federico II Gonzaga e l’arte del maestro del Novecento che ha realizzato una serie di lavori ispirati alle Metamorfosi di Ovidio, che si ritrovano in più spazi nell’edificio mantovano.
A sancire ulteriormente questo “legame” ideale con l’antichità è stato posto, in apertura del percorso espositivo, un prezioso e mai esposto vaso etrusco, prestato dalla Fondazione Rovati di Milano, che presenta elementi legati alla metamorfosi e al viaggio dell’anima nel regno dei morti. Accanto all’antico reperto sfilano le straordinarie grafiche di Picasso che affrontano, con una linea essenziale e perfetta, di grande potenza visiva, che rimandano direttamente al mito, fra cui la Caduta di Fetonte, l’amore di Giove e Semele, la storia di Cefalo e Procri, Ercole e Nesso, la morte di Orfeo, Polissena sulla tomba di Achille, Vetumno e Pomona.
L’esposizione è, anche, motivo per indagare la condizione di “straniero” vissuta da Picasso durante la sua permanenza nella capitale francese. Più precisamente, in quella sua “fragilità di straniero, come spiega – ci dice la curatrice della mostra, Annie Cohen-Solal in Francia, nella sua sfrenata energia creativa, nella sua empatia verso la gente più emarginata della società, vale a dire verso i poeti, e soprattutto nel suo magnifico genio politico, che gli permise di superare magistralmente gli innumerevoli ostacoli della società francese.
Entrato a Parigi dalla porta di servizio, trattato alla stregua di un paria, ed escluso dalle collezioni nazionali per cinquant’anni, Picasso non smise mai di intessere reti di amicizie in tutto il paese, per scegliere, nel 1955, di sistemarsi in Provincia piuttosto che nella capitale, preferendo gli artigiani agli accademici di Belle Arti, eleggendo il Mediterraneo come sua patria e costruendo liberamente la sua fama globale: una risposta sovversiva, in sintonia con la storia di Palazzo Te”.
Appena dopo la prima sala espositiva il “dialogo” fra Picasso e i capolavori di Palazzo Te si fa più serrato, con l’immersione in un capolavoro assoluto della storia dell’arte, ovvero la Camera dei Giganti di Giulio Romano, che da sempre avvolge l’osservatore che ne rimane immediatamente sedotto. Fra l’altro, a distanza di quattrocento anni dall’esecuzione di questo ciclo straordinario, l’artista iberico realizza i lavori ispirati al testo ovidiano.
Ma la vita di Picasso, e il suo animo inquieto per la situazione di essere considerato “straniero” – essendo immigrato in Francia nel 1900 – e, dunque, guardato con un certo sospetto dalle autorità d’Oltralpe, viene approfondita nella seconda sezione della mostra, Picasso straniero a Parigi…, in cui, attraverso disegni, sculture, oggetti e documenti, fra cui il prezioso Diario-Agenda del poeta Guillaume Apollinaire, si sottolinea come Pablo sia stato accolto con favore dagli intellettuali che nella Ville Lumière davano vita a movimenti avanguardisti.
Un’accoglienza sincera e profonda, al punto che Max Jacob, di cui sono esposti due ritratti, gli insegna la lingua francese mediante le poesie di Verlaine e Rimbaud; Apollinaire, a cui dedica nell’ottobre 1928 un progetto di monumento visibile in mostra in filo di ferro, lo spinge a scoprire la “vera” Parigi, misteriosa e multiculturale; Gertrude Stein, scrive le sue poesie cubiste in dialogo con il ritratto che Picasso le dedica.
Vale la pena sottolineare che ad “aggravare” ulteriormente la condizione di “straniero” di Picasso in Francia è lo scoppio della Grande guerra: l’artista viene travolto dall’ondata xenofoba che, in quell’epoca così complessa, travolge l’Europa. Ancora una volta sono gli amici ad aiutarlo. In particolare il poeta Jean Cocteau, che riesce a fargli firmare un contratto come costumista e scenografo nella compagnia dei Balletti Russi di Sergej Diaghilev, esperienza alquanto particolare nell’iter picassiano.
La sezione successiva, Nella terza sezione Quando Picasso diventa Poeta: la Salvezza rappresenta, in un certo senso, la “reazione” di Picasso a questa complessa situazione. Nel 1935, prendendosi una sorta di “anno sabbatico” dalla pittura, l’artista si concentra maggiormente sulla parola, scrivendo in francese, catalano e castigliano, usando ibridazioni che legano il segno grafico al segno artistico, dedicandosi alla scultura e navigando sul limite della figurazione. La poesia, insomma, “salva” Picasso da una profonda crisi esistenziale. Ed è qui che sfilano le tele che più rapiscono gli occhi nell’allestimento mantovano: Donna sdraiata che legge (21 gennaio 1939), Sta nevicando al sole (10 gennaio 1934), il bronzo Metamorfosi I del 1928: vi si osserva la ripresa e la reinterpretazione, in chiave moderna, del mito e la scomposizione plastico-cubista dell’immagine
Nell’ultima sezione, La metamorfosi vissuta come strategia, Picasso approfondisce ulteriormente il tema della metamorfosi, attualizzandolo grazie al suo genio creativo, mediante una complessa simbologia che ha il suo apice nel simbolismo legato al minotauro che ancora una volta richiama l’antichità magistralmente evocata nelle pittura di Palazzo Te.
SIMONE FAPPANNI (riproduzione del testo riservata)
Nelle note stampa si ricorda, opportunamente che “la mostra fa parte dell’accordo di collaborazione stretto da Fondazione Palazzo Te, Musei Civici con il Comune di Mantova, e Palazzo Reale con il Comune di Milano, per promuovere le due mostre dedicate a Pablo Picasso.
A Milano, fino al 2 febbraio 2025, Palazzo Reale è visitabile la rassegna Picasso lo straniero, una mostra co-prodotta con Marsilio Arte.
Le mostre di Mantova e di Milano – entrambe a cura di Annie Cohen-Solal, con catalogo Marsilio Arte – nascono dalla collaborazione con il Museo Nazionale Picasso di Parigi e fanno emergere un Picasso radicalmente sconosciuto, in risonanza con il nostro contemporaneo: il poeta e lo straniero.
Con il biglietto di ingresso della prima esposizione i visitatori potranno accedere all’altra con il ridotto.
La stagione espositiva Palazzo Te. Il labirinto delle metamorfosi è promossa dal Comune di Mantova, prodotta e organizzata da Palazzo Te, con il contributo di Fondazione Banca Agricola Mantovana, in sinergia con Mantova città d’Arte e di Cultura.
Info e programma completo di Fondazione Palazzo Te: www.palazzote.it
Fondazione Palazzo Te Viale Te, 19 – 46100 Mantova
Federica Leoni T +39 0376 369198 | M +39 339 7442616 | E ufficiostampa@fondazionepalazzote.it
www.palazzote.it