QUANDO A UN ATTO VANDALICO SI OPPONE UN INTERVENTO DI ARTE COLLABORATIVA

I manifesti vandalizati

MILANO. Imbrattare è purtroppo una pratica antichissima. Anche durante gli scavi di Pompei sono emerse frasi ingiuriose sui muri di diverse case. Purtroppo nel corso dei secoli le cose non sono cambiate, anzi. L’operazione ha finalità molto diverse, quasi sempre di dissenso verso qualcosa o qualcuno. E a farne le spese sono oggetti o cose che non c’entrano nulla. A volte, però, l’arte è più forte dell’atto vandalico. Come nel caso del progetto di arte pubblica “Fantasia” di Karim El Maktafi, curato per le vie di Milano da Giusi Affronti e promosso da Other Size Gallery, dedicato all’omonima manifestazione tradizionale maghrebina.

I manifesti di El Maktafi, che ritraggono cavalieri marocchini, dopo qualche giorno dall’affissione, sono stati oggetto dell’azione di ignti che, con dello spray nero, hanno realizzato due croci negli spazi a lato delle figure.

L’atto vandalico non ha però colto di sorpresa l’autore degli scatti, Karim El Maktafi, che già in fase progettuale aveva considerato una simile eventualità. Il problema è stato dunque prontamente trasformato in opportunità dando vita a un intervento di arte collaborativa firmata dal writer Zagom che ha coperto i segni chiaramente provocatori con coloratissimi disegni.

“Durante il weekend qualcuno ha deciso di disegnare due croci a fianco delle mie foto – ha dichiarato El Maktafi.  Abbiamo allora pensato di realizzare questo intervento di arte collaborativa e Zagom ha modificato le croci in due bellissime sciabole. Un gesto deprecabile è stato trasformato in un gesto bellissimo di solidarietà tra artisti”.

I manifesti dopo l’intervento di Zagom

Il progetto

Ha aperto mercoledì 14 aprile il progetto espositivo della Other Size Gallery di Milano che, per scongiurare il rischio di vedere chiuso il proprio spazio a causa della pandemia, presenta una mostra allestita in parte tra le sue mura e in parte per le strade della città, in modo che rimanga fruibile dal pubblico anche in caso di chiusura.

Curata da Giusi Affronti, la personale di Karim El Maktafi “Fantasia” si svolge in due momenti: fino al 3 maggio, presenta circa quindici scatti esposti tra le sale della galleria e le vie limitrofe, in un itinerario diffuso che sfrutta gli spazi della cartellonistica pubblicitaria; fino al 24 maggio, prosegue nella sola galleria dove vi si possono ammirare le opere più significative.

Il percorso consigliato prende il via dallo spazio espositivo, dove è possibile dotarsi della mappa dell’intero itinerario, per snodarsi poi tra le strade del quartiere. Attraverso l’utilizzo di QR code posizionati accanto a ogni fotografia, il pubblico può inoltre accedere a contenuti extra che raccontano il progetto fotografico e il suo autore.

Other Size Gallery ha pensato all’esposizione come un omaggio alla città non solo nella modalità di fruizione, ma anche nei suoi contenuti. Le fotografie di Karim El Maktafi – che documentano in scatti spettacolari alcuni momenti della “Fantasia”, manifestazione tradizionale magrebina – offrono infatti a chi le osserva un orizzonte inaspettato e “altro” rispetto a quanto, da oltre un anno, la maggior parte della popolazione è abituata a vedere. 

Attraverso il lavoro del fotografo italo-marocchino, la galleria invita e accompagna il pubblico in una passeggiata urbana che proietta chi la compie in un viaggio da fare con lo sguardo e con l’immaginazione verso mete e culture che, per ora, rimangono precluse. 

“Karim El Maktafi documenta la “Fantasia” nel 2017 – spiega la curatrice – nella città natale della sua famiglia, Bouznika, stabilendo così un legame con le sue radici. Questo progetto nasce dalle sue ricerche sul folclore del Maghreb, attraversa il ricordo di questo spettacolo tradizionale fruito da bambino attraverso la televisione, per diventare un’esperienza privata, personale e flagrante. Tutta da condividere”.

Identità, appartenenza e memoria sono i temi principali del lavoro di Karim El Maktafi (Desenzano del Garda, 1992).

Impegnato in un progetto sul patrimonio culturale marocchino dal 2015, qui ne ritrae uno sport tradizionale che affonda le sue origini nell’VIII secolo e che sancisce l’unione tra l’uomo e il suo cavallo. In esso, la ritualità tribale, la cultura rurale e la tradizione religiosa s’incontrano: è una pratica equestre e festosa che celebra i moussem (la cerimonia della semina e della raccolta) e le divinità. 

Il lavoro fotografico di El Maktafi racconta lo spettacolo nelle sue diverse fasi: da quello della prima carica dei cavalieri che, secondo le regole, devono avanzare alla stessa velocità lungo un percorso rettilineo, fino all’exploit finale in cui i compagni di gioco sparano verso il cielo usando vecchi moschetti o antichi fucili ad avancarica. Per i partecipanti l’agonismo consiste nel sincronizzare il movimento dei cavalli durante la loro accelerazione e sparare simultaneamente in modo da produrre il fragore di un colpo solo. 

È la perfezione ideale di quel “momento giusto” che Karim El Maktafi immortala, pur rappresentando la forza fisica degli animali e l’animosità dei cavalieri. Il progetto è completato da una galleria di ritratti di uomini vestiti con pantaloni e djellabas (tunica tradizionale) dai colori squillanti, che esibiscono fucili direzionati verso il cielo in groppa a cavalli dotati di preziosi finimenti.  

NOTA. Testo e foto: courtesy of NORA comunicazione