New York, metà anni Novanta. Mi trovo nella Grande Mela per presentare una collettiva di pittori italiani che ha organizzato un gallerista milanese. Con noi c’è un gruppo di artisti espositori orgogliosi di confrontarsi col pubblico d’oltre Oceano. C’è anche la signora Rita, una brillante acquerellista ottantenne perennemente in scarpe da ginnastica e con la voglia di vedere tutto. Anche di notte. Visitiamo un grattacielo enorme in cui è stata allestita una fiera d’arte. Il gallerista fissa un punto di ritrovo e un’ora, raccomandando tutti di essere più che puntuali. Il luogo del rendez-vous è facile da trovare. Gli ascensori lo indicano con precisione. Lo spazio espositivo a noi riservato è al ventiquattresimo: più che una galleria sembra la stanza di un hotel bianca e anonima. Ci sono anche quadri “espositi” per terra. Ci dicono che per loro è una consuetudine, anzi quasi un “posto d’onore”. Sarà, ma andiamo oltre. La mia presentazione viene gradita. Dopo le foto di rito c’è tanto tempo per vedere il resto della fiera. Ancora una volta l’amico gallerista raccomanda di essere puntuali al punto d’incontro. Tutti assentono un po’ irritati per questa continua raccomandazione. Ovviamente all’ora e al posto fissati ci sono tutti tranne la signora Rita. Decidiamo di aspettare. Il tempo passa ma della ottuagenaria nessun segno. All’epoca i cellulari non esistevano, quindi dopo tanto attendere si è deciso che io e il gallerista avremmo perlustrato la fiera mentre il resto del gruppo avrebbe atteso. L’abbiamo cercata ovunque, per poi ritrovarci in un enorme salone con decine di pittori in religioso silenzio disposti in cerchio a dipingere dal vivo. Al centro di un palco sopra elevato c’era Rita. Completamente nuda e in posa plastica si offriva ai “colleghi” per essere ritratta. Immediatamente ci siamo avvicinati in forte imbarazzo, ma lei non ne voleva sapere di andarsene. I pittori presenti intanto protestavano animatamente e il servizio di sicurezza cerca di allontanarci. Finalmente Rita si convinse e ce ne andammo fra le proteste dei presenti. Insomma, l’arte non ha età. E a ripensarci bene, mi dispiace che l’arzilla signora non abbia potuto finire la “posa”. Che ne dite?
AUTORE: SIMONE FAPPANNI © RIPRODUZIONE DEL TESTO RISERVATA