
BAGNACAVALLO. “Qui, altrove”, mostra antologica di Ermes Bajoni aperta al pubblico fino al 15 giugno al Museo Civico delle Cappuccine (v. Veneto 1/A) , rende omaggio, congiuntamente alla dedica al suo nome al laboratorio d’incisione del Museo, all’opera dell’artista bagnacavallese (1941-2023) che fu tra i protagonisti assoluti dell’incisione italiana contemporanea. Ma egli fu anche per tutta la vita culturale cittadina: «portatore di un’etica del lavoro, un’idea di rigore e libertà che ancora oggi ci ispira», sottolinea Martina Elisa Piacente, responsabile Ufficio Mostre del Museo.
Ex direttore del Museo Civico delle Cappuccine, Bajoni fu nel 1990 tra i promotori della costituzione del Gabinetto delle Stampe antiche e moderne, oggi riconosciuto a livello nazionale e non solo.
«Per questa istituzione culturale — dice Martina Piacente – svolse con passione l’incarico di consulente scientifico fino al 2023, anno della sua scomparsa. È stata la sua dedizione a costruire e far crescere un luogo culturale vivo, insieme all’integrità del suo pensiero che per quanto riguarda le scelt te espositive e scientifiche rispondeva solamente alla logica del merito artistico, ad aver ispirato tutto lo staff del Museo e l’Amministrazione comunale».
Cosa si rinviene dentro il segno, nella sua raffinata ricerca applicata al segno incisorio?
«Si rese artefice di una poetica che ruotava attorno all’osservazione delle “piccole cose insignificanti”: dettagli che nella loro semplicità si caricano tuttavia di significati altri e trascendono se stessi diventando simbolo, metafora. Una poetica di osservazione del qui, per parlare di altro, di altrove, di quell’altrove invisibile che è l’animo umano. La profonda dignità che le piccole cose acquisiscono nelle opere di Bajoni trova un parallelismo anche dal punto di vista tecnico. Ogni soggetto è studiato nei dettagli, per carpirne l’essenza e trovare di conseguenza il segno che maggiormente possa adeguatamente rappresentarlo. In questo senso Bajoni è un artista molto attento alla semantica del segno incisorio, e che anzi ha fatto di questa attenzione una cifra stilistica. Per quanto riguarda il titolo, aggiungo che vuole anche essere un messaggio di affetto nei confronti del Maestro, la cui presenza sentiamo ancora qui vicino a noi anche se si trova in un altrove non conosciuto».
In che maniera la varietà e la profondità della sua soggetti li fa apparire: «veicoli per esplorare con sguardo lirico, ironico o drammatico la condizione umana»?
«L’attività grafica di Ermes Bajoni è durata in modo continuativo per oltre 30 anni, ed è quindi naturale che abbia affrontato, pur in una coerenza di fondo, diverse tematiche che l’artista sviluppava per cicli. Si passa quindi dalle prime serie di opere cariche di riflessioni esistenziali, nelle quali il turbinio dell’elemento del mare si fa metafora di inquietudini interiori, a cicli caratterizzati dalla malinconia che avvolge i ricordi dell’infanzia, visivamente resi attraverso l’espediente di fragili origami di carta, per arrivare, nell’ultimo decennio di attività, a serie di incisioni nelle quali Bajoni critica sarcasticamente la società del consumismo. Drammatiche, cupe, pessimistiche si fanno invece le stampe che trattano delle tragedie del mondo contemporaneo, dalle stragi del mare all’invasione russa dell’Ucraina».
Come si leggono nella sua opera: «segni di rinascita laddove non ce la si aspetta»?
«L’interesse nei confronti del mondo naturale non è mai venuto meno nella ricerca di Bajoni, attratto in particolare dal ciclo di rinascita proprio della natura e dal riemergere della vita in posti apparentemente aridi. È il caso del ciclo dedicato ai muri, nei quali l’artista focalizza lo sguardo sulle piantine che si fanno strada dalle crepe di case abbandonate. O è il caso delle incisioni in cui analizza con precisione lenticolare alberi ed arbusti nel loro lento, miracoloso eppure naturale, processo di nascita di nuovi rami e foglie. Soggetti umili, ma che nascondono la potenza della vita».
Quale significato ha assunto la donazione al Museo di un nuovo nucleo di opere grafiche ?
«Il Gabinetto delle Stampe conservava già, donate dall’artista stesso nel corso degli anni, 87 incisioni di Bajoni. Oggi, grazie alla generosità della moglie Maria Lora Tonini, il Museo ne acquisisce ulteriori 63, diventando per ora l’unica istituzione culturale a conservare un numero così importante di incisioni di Bajoni e diventando quindi un punto di riferimento per lo studio della sua opera grafica. Dalle prime incisioni paesaggistiche degli anni Ottanta alle ultime stampe incise nel 2022, è possibile seguire l’evoluzione dell’intero percorso artistico, da un punto di vista sia tecnico che tematico. In mostra è possibile vedere una selezione di queste 150 opere».
(Orari di apertura: martedì e mercoledì: 15-18;giovedì: 10-12 e 15-18;venerdì, sabato e domenica: 10-12 e 15-19)
MARCELLO TOSI
Credits photo: Il trono di Bajoni