RECYCLING BEAUTY ALLA FONDAZIONE PRADA: QUANDO IL CLASSICO DIVENTA ELEMENTO VITALE PER IL MODERNO

Giovane di Magdalensberg, foto di Nicola Bertoglio

MILANO. Visitare gli spazi metafisici della Fondazione Prada di Milano, in Largo Isarco, è sempre un’esperienza che invita al ritorno. Raramente ci si ritrova delusi quando la si abbandona. In questo senso la mostra Recycling Beauty è una esatta conferma.

Curata da Salvatore Settis e Anna Anguissola con Denise La Monica si inserisce nell’indagine estesa che Fondazione Prada ha intrapreso dal 2015 quando presentò contemporaneamente negli spazi di Milano e Venezia “Serial Classic” e “Portable Classic”, due esposizioni curate ancora da Salvatore Settis (con Anna Anguissola a Milano e con Davide Gasparotto a Venezia) e progettate da Rem Koolhaas/OMA.

Questo progetto espositivo, si legge nelle note esplicative, nasce dalla “necessità di considerare il classico non solo come un’eredità del passato, ma come un elemento vitale in grado di incidere sul nostro presente e futuro. Temi come la serialità, il riuso e il riciclo nell’arte sono strettamente legati alla nostra concezione di modernità, ma testimoniano anche la straordinaria persistenza di alcuni valori, categorie e modelli classici”.

La mostra si snoda nel Podium, la galleria “a vista” che accoglie i visitatori al centro della struttura e nella Cisterna, il luogo preposto per le grandi installazioni.

L’esposizione ci mostra quanto è vero che il significato delle opere d’arte viene dato dai fruitori che si succedono nelle varie epoche. Si apprende inoltre quanto è stato ed è importante il riuso e lo spostamento di significato di singoli frammenti come di intere sculture.

Nel Podium possiamo passeggiare tra lastre di marmi pregiati con stupendi disegni geometrici (sec. XIII) usati come decorazioni di edifici o luoghi di culto, le cosiddette “cosmatesche”; incontrare urne di marmo greco (metà del I secolo a.C.) con lussuriosi fregi dedicati a Bacco diventati nel tempo oggetti ecclesiastici.

Pregevole un medaglione di età romana raffigurante un soldato ferito e soccorso tramutato grazie a modifiche nell’effige di un Cristo Deposto. Affascinanti perché intime le installazioni di opere “alla scrivania” cioè esposte in ambienti da ufficio per una contemplazione ravvicinata come fosse lo schermo del proprio computer di lavoro.

Interessante poi un monumento funerario usato come manifesto politico ed etico per la famiglia Santacroce (fine del I secolo a.C., iscrizioni del XV secolo) o la statua in marmo bianco di un imperatore romano trasformata in un San Giuseppe con tanto di bastone (metà del II secolo d.C.).

Nella grande sala del Podium, nella quale alcune statue sembrano intessere un dialogo silenzioso con i visitatori all’esterno, si impongono una “meravigliosissima” statua di un leone che azzanna un cavallo (IV secolo a.C.) definita così da Michelangelo in persona e una enorme testa equina realizzarla da Donatello ma scambiata per lungo tempo come opera molto più antica. Oppure un bassorilievo di un giovane atleta con il suo servo (450-430 a.C.) utilizzato in una sua parte per una tomba e per l’altra come copertura di una fogna. Intrigante infine una seggetta usata anche dai Papi che in origine era una latrina romana (II secolo a. C.) con tanto di fessura al centro per espletare le funzioni corporali.

Nella Cisterna poi, da togliere il fiato, la stupenda e gigantesca ricostruzione del colosso di Costantino con frammenti originali provenienti dai musei capitolini.

L’austera struttura della Cisterna poi è la perfetta cornice per le stampe che descrivono i dettagli dei vari frammenti del colosso.

Le opere provengono da importanti istituzioni tra cui i già citati Musei Capitolini, i Musei Vaticani, il Museo Egizio di Torino, il Louvre di Parigi.

La mostra è visitabile dal 17 novembre 2022 al 27 febbraio 2023 tutti i giorni dalle 10 alle 19 (tranne il martedì) e il prezzo del biglietto va da un intero di 15€ ad un ridotto di 12€ e permette la fruizione anche delle collezioni permanenti.

AUTORE: NICOLA BERTOGLIO