RETROFUTURO: COLLETTIVA AL MACRO CON 11 GIOVANI ARTISTI

Uno scorcio della mostra

ROMA. Retrofuturo. Appunti per una collezione è la nuova proposta del MACRO con opere di Carola Bonfili, Costanza Candeloro, Ludovica Carbotta, Gianluca Concialdi, Giulia Crispiani, Giorgio Di Noto, Beatrice Marchi, Diego Marcon, Francesco Pedraglio, SAGG NAPOLI, Davide Stucchi e altri a venire.

Questo il comunicato che illustra la rassegna.

RETROFUTURO è la rubrica di Museo per l’Immaginazione Preventiva dedicataA ripensare la collezione del museo nella prospettiva di un percorso in fieri rivolto alle nuove generazioni, dove temporalità diverse si sovrappongono l’una all’altra per riflettere sul ruolo di una collezione pubblica d’arte contemporanea
nel XXI secolo.
A fare da sfondo all’evoluzione di questo ambiente sono i grandi wallpaper che riproducono il ritratto fotografico dei depositi dell’attuale collezione del MACRO realizzato da Giovanna Silva.

L’intervento, intitolato Catabasi, ha fatto emergere le opere dai luoghi inaccessibili cui sono conservate, dando loro visibilità e avviando una riflessione sullo status dell’opera d’arte in un’epoca in cui questa è sempre più mediata dalle immagini. Ha inoltre attivato l’idea di una meta-collezione predisposta ad accogliere fino alla fine del 2022 un nuovo nucleo di opere di giovani artisti italiani in una stratificazione di generazioni e linguaggi. All’interno di RETROFUTURO andranno ad accumularsi opere e storie in un catalogo privo di un fil rouge, in una dimensione collettiva che definisce un paesaggio comune.
L’ingresso dei lavori sarà scaglionato secondo temporalità differenti, con l’eccezione del momento di apertura della sezione che prevede contemporaneamente la presenza di undici artisti: Carola Bonfili (1981),
Costanza Candeloro (1990), Ludovica Carbotta (1982), Gianluca Concialdi (1981), Giulia Crispiani (1986), Giorgio Di Noto (1990), Beatrice Marchi (1986), Diego Marcon (1985), SAGG NAPOLI (1991), Francesco Pedraglio (1981), Davide Stucchi (1988).

Carola Bonfili presenta Polia (2019), un’opera video ispirata alla natura ambigua e polimorfica delle illustrazioni xilografiche del sogno di Polifilo contenute nel romanzo allegorico Hypnerotomachia Poliphili (1499). U (2020) di Costanza Candeloro, ispirato all’omonima serie di Netflix, è una teca in vetro con la quale l’artista puntualizza il lato più sinistro dei processi conservativi, ovvero quello legato a un sentimento di possessività ossessiva. Un bassorilievo di Ludovica Carbotta, Untitled (Stine) (2020) riporta alla mente
la storia di un passato dimenticato, quello dei Telamoni che hanno perso ogni memoria che li riguardava.
Giulia Crispiani con Il futuro era ieri (2020) tratteggia la bozza di una futura pubblicazione che esplora dove andrebbero a finire i musei e le loro opere se Roma si sciogliesse sotto i monsoni di fine stagione.
Gianluca Concialdi porta l’installazione Santissima Pizzeria (2020), una cucina laboratorio mobile che chiama in causa una partecipazione attiva dell’osservatore, negando l’aspetto più contemplativo dell’arte.
Giorgio Di Noto esplora la distanza che separa etica ed estetica con due lightbox della serie The Offing (2020): le loro immagini, inizialmente piacevoli e familiari, si rivelano realizzate da terroristi dell’ISIS.
Il video di Beatrice Marchi Story of a Girl Band (2018) racconta di un gruppo di personaggi, protagonisti ricorrenti nella ricerca dell’artista, che incontrandosi di passaggio sui tapis roulant di un aeroporto si trasformano in una girl band sulla ribalta di un red carpet. Diego Marcon presenta Oh mio cagnetto, (2020): una collezione di ottantuno piccole poesie che si configura come un libro d’artista, pensato per un’ampia
distribuzione, edito da LENZ Press. Proviene dalla sua attuale ricerca sulla taranta AM I INTUITIVE OR AM I
PARANOID (2020), il graffito site-specific realizzato da SAGG NAPOLI. Maziar Firouzi, +39 02 8295 4344 (2020-2022) è un gruppo di sette maquette in bronzo realizzate da Francesco Pedraglio che, seguendo uno
script dell’artista, interagiscono tra di loro e con lo spazio. Appesi a due lampadine a soffitto, due quasi impercettibili interventi di Davide Stucchi intitolati Mobile (Rome) (2020), composti da grucce di ferro piegate dall’artista, si nascondono tra le varie presenze nella sala e assumono diverse pose, mossi dall’aria spostata dal passaggio altrui.

NOTA. Testo e foto, courtesy of uff. stampa Macro