FAENZA. Da sempre affascinato dall’uso della materia fittile nell’arte egizia, mesoamericana, etrusca e africana, Ilario Fioravanti, muovendo sempre all’insegna di contaminazioni tra mondo contemporaneo e antico, spaziò e produsse una costellazione infinita di lavori anche nel campo della ceramica e della terracotta policroma, mantenendo una predilezione speciale per la “materia terra”.
Ai suoi esiti produttivi è dedicata al MIC di Faenza fino a domani, 2 aprile, la mostra “1922-2022. Fioravanti 100! Fuochi d’Amore”, a cura di Marisa Zattini, che offre per la prima volta al pubblico uno spaccato dell’operato dell’artista cesenate (1922-2012) in questo campo.
In mostra 46 opere ceramiche suddivise in sette fra brocche e vasi semplici ed istoriati, sedici piatti dedicati alle “belle donne”, di cui due mitologici e cinque mezzi busti femminili. Ancora a completamento dodici vasi a bassorilievo, ad ingobbio, e sei grandi figure: Salomè, Saffo, Anna col cane, La Cortigiana, L’Orsa maggiore, Il Puttanone.
«Fioravanti ha messo in scena le sue creature – sottolinea Claudia Casali direttrice del MIC – in un palcoscenico vivace di varia umanità, curiosa, solidale, buffa, triste e spensierata, in istantanee di personaggi e situazioni colti in attimi di vita», grazie al suo modo di intendere il lavoro dell’artista, di cui così lui stesso scriveva: “l’artista deve essere un uomo che affonda le sue radici nell’arte antica, perché tutto il mistero è quello, avere queste radici lontanissime che assorbono le emozioni dell’uomo, lo completano”».
MARCELLO TOSI