RODOLFO ZITO: ATTRAVERSO IL SECOLO BREVE. MOSTRA AL MUSEO DEGLI SMALTI

Rodolfo Zito, Destrieri nelle tenebre, 180×130 cm, 1988. Courtesy of Museo degli smalti. Immagine inserito al solo scopo di presentare la mostra

PONTE SAN PIETRO (BG). Il Museo degli smalti di Ponte San Pietro (Piazza della Libertà) presenta, fino al 29 aprile, una mostra dedicata a Rodolfo Zito.

Nel momento in cui si sceglie di raccontare una storia, qualsiasi storia, sia essa storia del teatro, della musica, di un’epoca o la storia dell’arte, si tratta sempre di scegliere un punto di vista prevalente rispetto ad altri.

Quale punto di vista preferire fra i tanti possibili, dipende molto da chi compie tale scelta, per quali motivi, quali aspetti si vogliono enfatizzare e quali trascurare se non occultare in molti casi.

Il contesto sociale, politico e artistico, del XX sec a partire dagli anni ’40 almeno fino agli anni

’90 è stato determinante nell’orientare la stesura della storia dell’arte che  oggi racconta per immagini, del tempo e della società che ne è all’origine.

Per questi motivi, nel raccontare Rodolfo Zito, non ci si può esimere dal considerare la realtà sociale e artistica nella quale l’uomo e l’artista si sono dovuti confrontare.

Dagli anni dell’immediato dopoguerra, in Italia il contesto politico presenta la Sinistra storica, nella declinazione del PCI, guidato in quei primi anni da Togliatti e Gramsci (esattamente come il regime che li aveva preceduti), sceglie di indirizzare la formazione di una società sulle basi di alcuni valori che si voleva fossero condivisi: Famiglia, Lavoro, Patria, e aspetto religioso, visto come elemento culturalmente unificante piuttosto che come fatto confessionale in se, con inevitabili riflessi sul piano dei valori socialmente condivisi rispetto a qualche decennio prima.

L’arte si presenta in questo contesto come strumento propagandistico utile allo scopo unificante le masse e specialmente l’arte nella declinazione della figurazione che, per l’immediatezza del messaggio in grado di veicolare, è stata preferita ai linguaggi astratti variamente diffusi fino dai primi anni ’50, i quali provenienti da oltreoceano e già ampiamente diffusi in Europa, hanno contaminato anche in Italia.

Questo primo elemento consente di gettare uno sguardo abbastanza veritiero sul consenso dell’arte di Rodolfo Zito nel tempo in cui l’artista ha operato, sia in Italia che all’estero: la sua figurazione, i temi scelti con cui l’artista si propone, le modalità energiche, sanguigne talvolta, ben si sposano con le tendenze, i valori e i sentimenti diffusi, in gran parte pilotati del gusto estetico e ideologico dell’epoca.

Esponente e sostenitore di questa tendenza a una pittura incline al realismo verso una storia sociale dell’arte, fu Renato Guttuso, figura politica oltreché artista di primo piano che per un certo torno di anni fu in grado di calmierare altre linee espressive a favore della figurazione.

La convergenza di contenuti vicini all’ideologia socio-politica del tempo e la costanza con cui Zito, nell’arco di poco più di un quarantennio mantiene la sua linea espressiva pressoché inalterata, se non per piccole evoluzioni de stile, dovuto alla maturazione artistica e a specifiche richieste di committenza, si può considerare un altro motivo della permanenza del consenso della sua pittura e il favore di alcuni ambienti sociali.

Si tratta di un dato che balza immediatamente all’occhio quando si presta attenzione a quali fossero committenti o acquirenti alle sue opere: si tratta di pontefici, enti governativi, collezionisti facoltosi, e in ultimo una serie di personaggi legati a vario titolo al mondo del mercato dell’arte..

Un’ élite più incline a un certo conservatorismo, comunque non scevro della capacità di accogliere anche novità al suo interno, che tuttavia non rappresentassero uno spostamento di quelle coordinate a indirizzo ideologico, capaci di variare sostanzialmente le gerarchie, dei valori in quel contesto.

In buona misura si può affermare che, la roccaforte di Zito sono i piani alti della società che si è retta  fino a quando non ha subito una destrutturazione condizionata dal progressivo processo di globalizzazione e da quel fatto che ha cambiato, oltreché il baricentro dell’economia, anche gli assetti sociali mondiali che è il 1989, data della caduta del muro berlinese e il dissolvimento del blocco comunista sovietico.

Questa coincidenza cronologica fra la vita (i cui dati essenziali sono reperibili nella biografia interna al catalogo editato per l’occasione) e l’attività dell’artista con i fatti riguardanti il “secolo breve”, come è stato definito il novecento, è un dato da tenere ulteriormente in considerazione nella lettura della vicenda artistica di Zito e del contesto storico di riferimento.

La formazione dell’artista nella bottega dell’affrescante napoletano Antonio Cannata da Polistena è il principio di un modo di concepire l’arte in termini di segni e colori, legati più che a concetti a un’idea, meglio in intuito, che interpola suggestioni e intuizioni.

Necessario in questa considerazione, non confondere intuito con istinto: se all’istinto soggiace una base retta da momentanei trasporti dovuti a volatili sensazioni, all’intuito soggiace invece una componente intellettuale molto più stabile e radicata.

Questa distinzione è utile anche per comprendere come, pur in un secolo dai molteplici movimenti e tendenze artistiche che regolarmente ogni decennio cambiano, Zito mantiene quella coerenza a base che, se invece fosse stata a base istintuale, lo avrebbe portato a cedere a una o più tendenze ideologiche e estetiche, diverse di volta in volta.

Zito non è uno di quegli artisti dal nome altisonante, è uno di quelli che non sceglie il luogo e la data giusta per nascere, ma che per una o più congetture della vita si trova a vivere un ribaltamento di paradigma: lui nel secolo delle avanguardie artistiche, dello sperimentalismo spinto su tutti i fronti dall’astrattismo alla pop art, dall’arte concettuale alla transavanguardia e postmoderno, si trova a vestire i panni del vessillifero della figurazione di intonazione classica ma, lo fa e sta qui l’originalità di Zito a parere di chi scrive; in una veste iconografica guidata da un eclettismo completamente nuovo.

I temi, le iconografie, sono mutuati dalla tradizione che lui, pittore certo non erudito per formazione, ha assorbito più per osservazione tramite opere museali che non per studio, più per suggestione che non per concetto.

Gli elementi, si potrebbe dire le figure simboliche della tradizione classica, da lui riproposte dopo essere state assorbite dagli esempi della pittura  seicentesca  e settecentesca romana e veneta, con alcune inclinazioni verso le suggestioni dei modi degli artisti nord europei in particolare, generano pur mantenendo il loro significato originario che la tradizione a loro ha conferito, un effetto nuovo nella interazione e nel contesto nel quale l’artista li inserisce,  alla maniera del genere del “capriccio”.

Genere pittorico, diffusissimo nell’ambiente del Gran tour settecentesco, il capriccio da Zito viene esteso a tutti i generi pittorici, cosi che il dato spaziale e travolta anche quello temporale della scena pittorica, assumono confini sfumati e non sempre ben individuati.

D’alta parte la cifra stilistica adottata da Zito e l’eclettismo tipico del suo incedere non si discosta molto dall’esito della sua pittura, sia in termini estetici che contenutistici.

I generi pittorici cosi affrontati sono i più vari, dal ritratto al paesaggio, dal tema sacro alla battaglia e ai temi allegorici vengono declinati pittoricamente, sia dal punto di vista tecnico che stilistico, in una forma del tutto personale, consistente nella citazione di iconografie antiche restituite con modalità talvolta bozzettistica, specie nelle figure, cosi nervose e pervase da un fremito continuo, e delle sue stranezze iconografiche piuttosto che grandi composizioni coloristicamente e graficamente più curate nella maggior parte dei quadri presenti.

Il colorismo acceso di alcune opere e il contesto di presentazione dei soggetti che compaiono, nega la possibilità di calare nella dimensione reale quanto è rappresentato, enfatizzando l’aspetto cromatico e “stirando” le forme, aprendo le porte, più che all’interpretazione di un fatto realmente accaduto e poi riproposto, invece in modo allusivo: più che vero, verosimile. 

La restituzione atmosferica, di climax tendenzialmente ascendente, è resa tramite un tonalismo il cui effetto è largamente presente in alcune composizioni, in cui la tecnica pittorica  e il citazionismo, convergono a generare un condensato di significati, estratti più di tutto, dalla suggestione e rievocazione di modelli antichi.

Un aspetto ricorrente e curioso in molte opere, è la presenza dei cavalli sotto varie forme e circostanze di volta in volta diverse: essi costituiscono una sorta di identificazione che guarda ancora una volta, la pratica citazionistica di molti dipinti di intonazione classica in cui Giove, secondo la narrazione delle metamorfosi di Ovidio, assume diverse forme in diversi contesti: simbolicamente il cavallo condensa l’energia vitale e il carattere stesso dell’artista.

La pittura per Zito assolve al compito di dare una forma all’urgenza dell’estro, di assicurare la cifra della propria individualità, nonché riconoscibilità sociale e artistica al contempo e di metabolizzare il proprio sentire interiore, di assorbire e governare i mille stimoli dell’intelletto, delle emozioni d’armonia e ritmo, che informano il temperamento dell’artista.

Questo temperamento non è certamente imputabile al  solo talento e nemmeno alla curiosità, ( che in un artista resta comunque la dote primaria), trattandosi quella artistica, di una vera e propria vocazione: una strada quasi obbligata, toccata in sorte a una personalità dalla capacità eccezionalmente ricettiva.

L’ancoraggio emotivo, irrinunciabile e figurativo dell’immagine reale che viene trasfigurata dalla suggestione, emerge costantemente nell’opera di Zito tramite un tratto grafico veloce e sicuro, che è il primo specchio della realtà esistente solo nella mente in termini di idea, quale primaria fonte di poeticità nello sguardo intuitivo e retrospettivo sulla storia, ancora una volta, attinta dalle immagini delle grandi opere evocanti motivi classici.

Come guardare Zito, pittore Moderno o contemporaneo? Se si dovesse prendere in considerazione l’aspetto cronologico piuttosto che quello della sua opera alle tendenze o movimenti artistici nei decenni fra il 1940 e il 1995, Zito si presenta come un outsider, forse avvicinabile soltanto e per alcuni aspetti di gestione del colore, alle tendenze interne della transavanguardia o ad alcuni artisti vicini a quella tendenza come ad esempio Mimmo Germanà .

Anche in confronto ai temi a lui contemporanei, Zito sembra  porsi come estraneo al suo tempo: sembra, appunto, il dubitativo è d’obbligo, perché in realtà l’artista dimostra di aver perfettamente compreso i caratteri del suo tempo.

Più calzante si presenta piuttosto l’attributo di artista moderno  in quanto il suo carattere peculiare risiede nel modo di affrontare le tematiche pittoriche, sempre inserite nel contesto di cui sopra.

Su questo fronte si innesta oltretutto la questione linguistica, relativa alle problematiche artistiche di buona parte della seconda metà del XX secolo: Zito risolve la questione attingendo dal passato e dal presente i contenuti delle sue tematiche pittoriche, ma sempre riservandosi la possibilità di evitare intellettualismi, proponendo una figurazione vicina al senso comune, anche se, in alcuni casi non scevra da aspetti raffinati nati dall’interpolazione di contenuti non immediatamente evidenti e dei mezzi espressivi utilizzati, declinati secondo lo stile che gli è proprio.

Il tema dell’autoaffermazione individuale come artista in un sistema che ha sempre considerato l’artista come un raccontatore di un sistema di valori e un convinto assertore e parte di quel sistema, come è stato fino alle soglie dell’arte contemporanea, in Zito è forte, e questo lo rende un uomo pienamente appartenente al suo tempo.

Nella varietà tematica delle opere proposte l’attività esercitata da Zito dipingendo, disegnando, con incedere ora leggero ora più denso, pur nel variare contingente  delle opzioni tecniche, mantiene una costante freschezza inventiva la quale attesta l’unità di ispirazione di fondo di un’arte totalmente versata nelle potenzialità della figurazione.

La pittura di Zito insegue una  forma di bellezza oggi fuori moda, indefinibile, dominio di una suggestione romantica e antica, portata all’attualità  al confronto e attraverso una critica intelligente e sarcastica nei confronti del modernismo.

Poco senso avrebbe incasellare i vari generi da cui Zito ha attinto dai modelli depositati nella storia dell’arte in semplici categorie: maestri maggiori e maestri minori, come la loro arte.

Nel nostro autore convergono i modi, e di conseguenza gli esiti delle opere di più personalità artistiche :da eccellenti esempi di emeriti sconosciuti, fino a lavori scadenti di firme altisonanti.

In questo aspetto onnicomprensivo dei caratteri esecutivi e citazionisti, che fa convivere aspetti popolari e riferimenti a una pittura di tradizione nobile, sta forse uno dei motivi del consenso riscosso dell’arte di Zito nel suo tempo.

La coerenza e l’adesione alla tradizione figurativa di stampo tardo barocco e talvolta romantico, con iconografie ecletticamente assortite, si pongono in un continuo confronto con il “moderno” (e le sue provocazioni sempre più frequenti)  tramite una poetica che sembra un esplicito invito a rimettere sul tavolo la questione, oggi perlopiù elusa e fuori moda, delle inalienabili risorse poetiche della pittura e delle possibilità di questa, di prestarsi a molteplici livelli significanti, tramite l’uso di iconografie dai contenuti venutisi a stratificare, e oggi a disposizione di formule espressive potenzialmente nuove.

Zito declina questa formula nuova ibridando aspetti della tradizione iconografica precedente con apporti derivanti dal suo percepire,  immaginare le referenze di quella stessa tradizione, ricavandone un sistema di valori plastici in continua evoluzione, e quindi  nel suo operato, in forma di equilibrio dinamico fra loro.

L’avventore alle opere di Zito incontrerà i caratteri fin qui descritti della personalità artistica dell’autore e delle opere che da essa scaturiscono, tramite una individuazione di ambiti e apartenenza a un genere piuttosto che a un altro: capriccio, opere di ispirazione sacra, battaglia e un ultimo ambito di natura eclettica e citazionista insieme. Tuttavia le opere presentate sono rette da un impianto inclusivo della maggior parte dei caratteri citati, e si commetterebbe un errore se si guardassero come opere classificate per genere totalmente diverso rispetto a un altro e che, per chiarezza espositiva, qui si sceglie di presentare nelle modalità or ora esplicitate.

Un ultimo aspetto da rilevare, ma non per questo meno importante, sono i titoli e le modalità con cui questi vengono scelti e apposti dall’autore ai suoi quadri.

L’eclettismo compositivo e realizzativo contamina anche la scelta dei titoli che talvolta sembrano alludere a tutt’altro che non quel che l’opera presenta agli occhi: Zito sembra voler dire una cosa, farne una seconda mentre ne pensa una terza!

Più verosimilmente è un suggerimento implicito che l’artista pone a sostegno di una modalità di vedere e interiorizzare la sua opera come uno stato d’animo, una dimensione sognante fatta di sensazioni a tinte forti le cui regole sfuggono alle dinamiche reali e dunque anche al significato che si da alle parole che nella sua grammatica possono assumere altri significati e dunque alludere a un’altra realtà, non estranea a quella comunemente condivisa, ma con alcune deroghe che l’invenzione artistica consente nell’ambito di un processo di nuova genesi iconografica.

TESTO DI LUCA NAVA, storico dell’arte, curatore della mostra e del catalogo

Titolo della mostra : RODOLFO ZITO: LA COLLEZIONE DEL MUSEO DEGLI SMALTI                                  ARTARCHIVIO.

Luogo                      : Museo degli smalti, Ponte San Pietro, Piazza della libertà, 24036, (BG).

Orari di apertura     : Sabato/Domenica dalle 16 alle 18 e nei giorni infrasettimanali su richiesta.       

Durata                     : Dal 17/12/2023 al 29/04/2023. Presentazione del catalogo nella settimana

                                  fra il 15 e il 23 aprile 2023 (data esatta in fase di definzione).      

Per richiedere il catalogo: Nava.luca75@gmail.com  oppure info@emaylumitalia.it

NOTE. Si ringrazia il dott. Luca Nava per il testo critico e il Museo degli smalti per l’immagine a corredo dell’articolo con cui si vuole presentare l’evemto.