ROMANICO E GOTICO: LE CORNICI E LA LORO EVOLUZIONE FRA IX E XV SEC. COME OPERA D’ARTE COMPLEMENTARE

Polittico di Valle Romita di Gentile da Fabriano, fonte immagine: Wikipedia

LECCO. Alla cornice in genere viene affidato il compito di racchiudere, irregimentare un contenuto, che normalmente è considerato l’opera d’arte, stabilendo cosi uno spazio di differenziazione fra ciò che contiene e l’ambito circostante; fra contenuto e contenitore.

Questo gesto di incorniciare, segna un cambiamento di mentalità: la dove prima la pittura murale o l’arca piuttosto che il rilievo godevano di un continuo con l’ambiente circostante, quindi con la realtà vissuta, la cornice aggiunge un confine.

Tale confine fisico dato dai battenti della stessa, corrisponde a una demarcazione fra due mondi che, lentamente, nella loro percezione cominciano a divergere fino a separarsi, sfalsando in prima istanza la corrispondenza temporale di ciò che viene incorniciato rispetto a ciò che sta fuori cornice.

Ne deriva in tal modo, una accezione della cornice come di scudo protettivo, intercapedine fra due mondi, di cui quello interno appare come simbolo allusivo a una dimensione estetica, di rimando a un condensato di valori storici, etici, morali e documentaristici della realtà a cui allude e dalla quale proviene, il tutto trasposto in quel segno o quella rappresentazione.

La cornice altresì, essendo una protezione ma al tempo stesso opera scultorea, raramente in materiale lapideo, più spesso di intaglio nel legno, è la prima opera esposta al degrado e agli accidenti del tempo, non a caso essa rappresenta in senso lato il “mobile dei mobili”.

Veste elegante o armatura di protezione per l’opera in essa contenuta, la cornice è stata spesso utilizzata per introdurvi, nel tempo, oggetti non originariamente destinati ad essa, come arazzi o specchiere al mercurio, abitudine spesso alimentata dalle mode delle epoche e reiterata dal mercato antiquario e dai loro operatori.

Se tale pratica non può essere in assoluto vista come qualcosa di negativo, ha però realizzato, come conseguenza, il fatto che difficilmente nei musei, cosi come nelle collezioni private, si ritrovano cornici coeve alle opere che ad esse si accompagnano.

Alcune di esse sono frutto di adattamenti grossolani, operazioni che ne hanno alterato il valore estetico ma anche e soprattutto identitario e documentario, in virtù del fatto che, molte delle cornici che nel tempo sono diventate modello-tipo per successive ideazioni, in origine sono nate all’interno di grandi famiglie nobiliari di cui portano i caratteri araldica distintivi (Rospigliosi, Picolomini, Barberini, ( a partire dal XVI sec) Medici Ruccellai, Bardi, Mattei etc….).

Le prime documentate notizie di tipologie di cornici differenziabili per materiali, stile o tipologia ed epoca, con bordatura dipinta o meno, sono pervenute in scarsi esemplari al XXI sec. dall’Egitto, dalla Roma imperiale, e in misura minore dalla Grecia.

L”arte dell’alto medioevo, specie nell’area Franco fiamminga quella tedesca e dell’Italia settentrionale, costituisce un ambito a se stante.

Nella maggior parte dei casi, sono i modelli che arricchiscono i codici miniati oppure i libri d’ore a fornire una traccia per il complesso della cornice da realizzare, come sempre accade in questo periodo dell’arte del XI/XII sec, su misura del polittico o della tavola ad esso accompagnata.

Il pensiero medievale, dotato di una capacità immaginativa e proiettiva, pressoché estendibile a tutti gli ambiti della vita, la quale a sua volta è alimentata da un misto di testi religiosi e credenze panteiste intriso come è da sottesi teologico /filosofici, fornisce come risultante un sistema basato su assiomi e postulati.

Questi erano già stati elaborati, dal pensiero estetico, di almeno due secoli prima, sostenuti dagli intellettuali dalla scuola palatina di età carolingia prima e ottoniana in seguito.

La stessa cosa si può affermare per la considerazione delle tecniche relative al completamento con cornice di mosaici parietali, i affreschi e non secondariamente per arazzi e stendardi o vessilli che nella cornice trovavano ubicazione in condizione di “riposo” , ossia nei rari casi di assenza di guerra ove venivano esibiti.

La genesi dai modelli miniati per le cornici è vera soprattutto con riferimento ai modelli scultorei e architettonici maggiori, di cui si parla negli articoli precedenti rispetto a questo, sulla ibridazione degli stili, e a cui si rimanda per ogni altra precisazione a riguardo.

Si tratta di una “anomalia” del basso medioevo la mutazione della cornice a supporto delle tavole che da quel momento, divengono la superficie pittorica prevalente.

Trattandosi di legno, quindi di materiale “vivo”, il supporto dei dipinti poteva essere fino a un certo punto concepito in un unico pezzo, per il semplice quanto naturale movimento di imbarcatura della tavola e il conseguente distaccamento della pellicola pittorica che i numerosi espedienti ideati per evitarlo, solo marginalmente riuscivano ad adempiere a tale scopo.

La grande tavola dunque si fraziona, si generano piccoli pannelli, parte di un unico progetto illustrativo, che confluiscono in una unica cornice che nel frattempo, giunti al XII /XIII secolo si raffinano e si fanno cornici architettoniche.

Sono ideazioni nuove che in numero elevato prendono vita con peculiarità caratterizzanti aree anche limitate in estensione, specie nella penisola italiana, che se da un lato svolgono una funzione pratica, dall’altro consentono alla cornice di riacquistare il ruolo di opera autonoma, di raffinarsi, e anche di mettete in discussione e talvolta in competizione, il dipinto per cui era stata concepita.

Questi esemplari a più scomparti nascono anticipatamente in terra italica per poi diffondersi nelle fiandre e in Francia intorno al XII secolo, e sono in tutto e per tutto cornici architettoniche.

Risulta evidente la volontà di simulare la sezione di una basilica che può essere a tre o cinque navate, alla quale in seguito verrà aggiunta la predella di base al fine di arricchire la narrazione di particolari e per assolvere a desideri della committenza.

Sul versante delle varianti, ciò che più di altro stabilisce i caratteri e differenzia questi prototipi, anche nella successiva produzione legata a centri specifici della penisola italiana in età comunale prima, e delle signorie poi ( specie fra ducato di Milano, la serenissima, che manteneva stretti contatti con la cultura orientale,la Romagna ancora pontificia e l’area del granducato di toscana)che ad essi fanno capo, sono gli archi romanici che diffusamente a sesto tondo si fanno nel corso del XI sec. “goticamente” acuti.

Ma poi ci sono le colonnine a divisione delle singole tavole dipinte, che da lisce si fanno tortili o in qualche caso binate, cosi come le numerose varianti di capitelli che su queste capeggiano, assortiti fra morfo-tipi degli ordini classici e quelli vivacizzati nel repertorio dal bestiario medievale.

Una tipologia spesso dimenticata, o quantomeno trattata marginalmente rispetto alla tipologia in materiale ligneo,, è quella della cornice a muro, ricavata come scansia in una parete, in genere di una chiesa,( ma anche in residenze ducali)pensate e realizzate su misura per ospitare una specifica opera, la quale diventa naturalmente “immobile per destinazione”.

Evidentemente queste cornici in materiale lapideo trovano la loro applicazione anche nei monumenti funebri del XI e XII secolo, (Jacopo di Paolo e Tino di Camaino) ma anche arredo liturgico (Jacopo della Quercia e Nicola Pisano) e portano tutti i connotati dell’arte romanica e di quella gotica talvolta in compresenza in alcuni particolari casi arrivati intatti ai nostri giorni.

Più vicine al processo di ideazione e realizzazione scultorea in senso tradizionale, la tipologia a forma di tempietto, piuttosto che di sezione trasversale basilicale, si razionalizza, assumendo i connotati dell’altorilievo attorno all’opera collocata a muro.

Questa può essere un’arca sepolcrale, una scultura( in tal caso si è vicini al tipo delle nicchie, piuttosto che a dipinti, anche su tavola oltre che affresco a muro.

Anche il tipo di cornice lapideo va modificandosi nel corso dei secolo XI/XIV dando vita inizialmente a fenomeno circoscritti localmente, cominciando dalla terra di fiandra per poi diffondersi a macchia d’olio nel resto dell’Europa occidentale.

In genere sono I luoghi di forti traffici commerciali, come le città facenti parte della lega Anseatica, a dare vita ai fenomeni di ibridazione, poiché vi si incontrano mercanti, artisti, viaggiatori e insieme ad essi, anche le idee hanno modo di viaggiare, i modelli estetici si contaminano e le dinamiche del pensiero dell’uomo del medioevo, completavano il processo di acquisizione del carattere formale dell’opera d’arte.

Proprio alla base del processo di fusione, ibridizzazione degli stili romanico e gotico, meglio conservati negli esempi lapidei, anche per le cornici in materiale ligneo, risiede una delle cause della nascita delle tipologie di cornice diffuse nel primo umanesimo e nella rinascenza poi.

Queste si presentano nel XIV secolo ben distinte nei loro connotati legati ai casati nobiliari, a regioni geografiche, marchesati da cui si originano i modelli estetici e di rappresentanza.

Questo anche in forza di una tradizione araldica ormai consolidata: utili questo scopo la presenza sulle cornici abbinate a opere si prestigio e portare o talvolta imporre la propria identità attraverso forme di gestione del territorio da parte dei potentati stessi, nati dalla feudalità litigiosa e conflittuale, nella penisola a partire dal XIV secolo.

Notevole fu la produzione di dittici da viaggio di piccole dimensioni, con ante incernierate e apribili, insieme a diverse soluzioni nel passaggio fra romanico e gotici alla fine del XI fino poi al XIV secolo: a pastiglia o intagliate, incise o decorate a bulino, con foglia oro o tramite smaltatura, tali cornici arrivano a costituire un plusvalore in abbinamento all’opera e motivo di blasone quando è presente.

Nel periodo tardogotico le cornici vengono realizzate in legno di quercia, castagno e altri duri come il bosso, incastrate insieme con il pannello dipinto tramite incastro a “mortasa” nel nord della penisola, a coda di rondine fra Marche e Umbria.

Esse perdono gradualmente la curvatura arcuata sommitale per assumere connotati rettangolari allo scopo di assecondare la prospettiva rinascimentale ormai prossima, ma l’incorniciatura rettangolare come agevolazione o accompagnamento ossequioso, rispetto ai nuovi precetti prospettici elaborati nei trattati di Luca Pacioli e Piero della Francesca, e che aveva gia fatto la sua comparsa con Giotto agli Scrovegni, Assisi e probabilmente anche in altre opere padovane quasi un secolo, prima.

Quanto alle cornici a tabernacolo, esse diventano un simbolo della condizione religiosa vissuta nell’intimità solipsistica delle “Camere di meraviglie” o delle cappelle private di famiglie nobili in epoca tardogotica: si tratta di modelli che per diversa via, si riconducono comunque a schemi architettonici.

Anche nel passaggio da signoria ad un’altra, il repertorio decorativo muta notevolmente in ordine ai casati stessi, per poi tendere a uniformarsi e ibridizzarsi come destinazione naturale di passaggio di significati allusivi o esplicitati .

Racemi vegetali negli elementi a candelabro, ( in Veneto e Friuli) intagli e graffiti,rilievi, ovuli, soprattutto in Italia meridionale, dentelli, palmette a bassissimo rilievo( specialmente in casa Rospigliosi),l’utilizzo di pastiglia oro , apposta a pennello ( Mattei e Barberini, entrambi in area romana) o ripetuta con stampi in periodo avanzato rispetto al XIV,sono quanto di più frequentemente viene utilizzato dell’ampio repertorio citato.

Un repertorio che, non lo si dimentichi, porta con sé tutto il condensato simbolico di cui il medioevo è intriso, e che non contempla alcun elemento che non sia connesso a qualche livello, con l’esperienza più elevata di misticismo religioso, e al contempo con il carattere pratico della vita quotidiana, fatta di lavoro, guerre, carestie. Una concezione, pervasa dalla matrice teleologica del cosmo.

Nel passaggio da uno stile romanico a quello gotico, i medesimi elementi decorativi aumentano in numero, assumono forma allungata e verticalizzante.

In generale si avverte uno snellimento delle forme, corrispondente a uno snellimento del pensiero legato alla concezione dei sistemi di cosmogonie, evolutesi anche grazie agli apporti concettuali della scuola di Chartres, specie negli scritti di Gilbert de la Porre’ e di Davide di Dinant.

Non è possibile altresì eludere la considerazione di un particolare modello di cornice che molto attinge della proto cultura dell’umanesimo, intercapedine ideale fra la tradizione cortese e quella rinascimentale: la cornice di forma circolare, nata in toscana che, oltre a elementi lignei, contempla anche la presenza di inserti ceramici.

La bottega dei Della Robbia è quella a cui si deve questa particolare invenzione, e anche quella da cui nascono i motivi decorativi della maggior parte delle cornici del XIV secolo, gravitano attorno ai centri maggiori della ceramica rinascimentale.

Anche le soluzioni di ebanisteria in fatto di assemblaggio e scelta delle essenze, talvolta anche allo scopo di parchettatura delle opere incorniciate e ivi conservate, sono un elemento che sottolinea il particolarismo che abbraccia i numerosi aspetti della produzione artigianale dei prototipi, di telai e cornici, appannaggio esclusivo dei grandi casati che, è utile ricordarlo, hanno le loro antiche origini in popoli distinti, poi mescolati con genti di cultura latina.

I morfo tipi italici, cosi come le varianti della lingua o delle lingue romanze generatesi, dalla fusione di più popoli, seguono le medesime dinamiche della morfogenesi per quanto riguarda lo stile estetico, anche nelle cornici, che durante la loro lunga evoluzione di funzione e significato, sono divenute già nel XIII sec, a tutti gli effetti opere d’arte autonome [….]

A seguire alcuni esempi di evoluzione dei modelli delle cornici di cui si è fatta menzione, scelti con particolare attenzione alla provenienza delle stesse e alla possibilità di individuare la presenza di elementi di ibridazione, vale a dire, non perfettamente ascrivibili a nessun periodo storico codificato tramite parametri storico estetici individuati a priori.

Attenzione inoltre sulla reciproca influenza stilistica durante il passaggio dal IX al XI secolo e ancor più dal XII al XIII, fino alle evidenze del XIV. con le cornici a edicola e circolari.[….]

LUCA NAVA